Per chi non l’avesse ancora fatto, c’è tempo fino a mezzogiorno per recarsi alle urne!

Nelle ultime settimane, la stampa di regime si è prodotta in un’allucinante campagna di lavaggio del cervello ai cittadini, per convincerli a votare sì ai nuovi sussidi a suo vantaggio. Tutti i santi giorni, paginate unilaterali sul tema. Altro che informazione: propaganda politica pro saccoccia, finalizzata ad intascare una caterva di milioni di proprietà del contribuente. Se a prodursi in simili performance fosse un qualche esponente politico del partito sbagliato, la stampa di regime strillerebbe a pieni decibel. Quando si tratta delle proprie casse, invece, va tutto bene. E questa sarebbe “indipendenza”? E questa sarebbe “qualità”? Ma non facciamo ridere i polli!

C’è tempo fino a mezzogiorno per votare NO al pacchetto di (indebiti) aiuti ai media! Per chi non l’avesse ancora fatto, ecco 10 motivi per procedere. L’esito della votazione potrebbe essere tirato. Ogni voto conta!

1) I nuovi sussidi ammonterebbero a ben 151 milioni di Fr all’anno. Il 70% di questo tesoretto finirebbe nelle capientitasche dei grandi gruppi editoriali. Quelli che nel 2021 hanno realizzato 300 milioni di utili, ed hanno pure distribuito dividendi.
2) La storiella dei sussidi limitati a 7 anni è una panzana (150 milioni all’anno per 7 anni fanno comunque un MILIARDOe 50 milioni). E’ evidente che, se introdotto, il foraggiamentodiventerà permanente.
3) I sussidi non finanzierebbero la pluralità, ma proprio il contrario. Promuoverebbero l’omologazione e l’ulteriore appiattimento sul pensiero unico (spalancatore di frontiere, eurolecchino, immigrazionista, climatista, multikulti, tassaiolo,…). A venire finanziati non sarebbero i media in generale, bensì i media di regime. Quelli gratuiti non riceverebbero un centesimo, alla faccia del pluralismo!Questo perché i politicanti del triciclo hanno deciso che i media gratuiti non sono di qualità (ovvero: non sono sufficientemente asserviti alla casta).
4) Il panorama mediatico svizzero non è affatto pluralista, è solo affollato. I giornali, adagiati sul “mainstream”,promuovono le posizioni gradite al triciclo e fanno campagna elettorale ai suoi soldatini. Per le posizioni sgradite: censura e denigrazione. Ed il cittadino dovrebbe finanziare una stampa che censura?
5) E’ ovvio che non si crea indipendenza” rendendo i mediasempre più dipendenti dai sussidi pubblici. “Chi paga comanda: più la stampa è finanziata dallo Stato, più saràasservita. Diventerà sempre più il megafono della partitocrazia, la quale ringrazierà rinnovando i sussidi con i soldi degli altri. E nümm a pagum! Nelle fasi acute della pandemia da stramaledetto virus cinese, abbiamo ben visto come i giornalai (a grande maggioranza di $inistra) reggevano la coda al kompagno Berset ed a tutte le sue cappellate, senza un minimo di spirito critico. Del resto la stampa di regime, sedicente “cane da guardia del potere”, ha imboscato la vicenda dell’ex amante di Berset che lo ricattava, e di come il ministro P$ avrebbe utilizzato risorse pubbliche per asfaltarla. Questo perché Berset è $ocialista. Fosse stato di “destra”…
6) I giornali sono in difficoltà economiche perché i colossi americani del Web (Google, Facebook, Amazon, Microsoft, Apple e compagnia cantante) si sono accaparrati una grossa fetta di pubblicità. Invece di affrontare questo problema, andando a battere cassa presso le citate multinazionali, la partitocrazia pretende di mettere per l’ennesima volta le mani nelle tasche della gente in tempo di crisi. La $inistra tassaiola da un lato vuole vietare la pubblicità del tabacco privando la stampa cartacea di ulteriori entrate, dall’altro pretende di far pagare ai cittadini i nuovi sussidi per i media. Così i giornali elvetici diventano sempre più dipendenti dallo Stato. Obiettivo: rendere il panorama mediatico svizzero simile a quello dell’Unione sovietica!
7) Una grande e rispettabile testata d’ispirazione liberale come la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), che esiste dal 1780 (!), è contraria ai sussidi ai media in quanti deleteri per l’indipendenza. Invece il PLR ticinese, come al solito a manina con la $inistra, vuole mungere soldi pubblici.
8) Il contribuente svizzerotto già deve sborsare ogni anno oltre 1,2 miliardi di Fr per il canone più caro d’Europa. Quanti soldi pensano ancora di estorcergli i soldatini del triciclo per fargli finanziare la loro stampa di servizio?
9) Il pacchetto in votazione prevede di finanziaremassicciamente anche i media online. Un nonsenso, dal momento che in quel settore il mercato funziona e nascono aziende innovative. Per ottenere i soldi pubblici i media online dovrebbero però diventare a pagamento. Ciò significa tagliar fuori dall’informazione chi non può permettersi di pagarla; in particolare i giovani. Altro che “promuovere la democrazia”! Inoltre, i sussidi ai media online sono anticostituzionali ed anche la Commissione della concorrenza (Comco) è contraria.
10) La presunta “qualità” della stampa di regime è autocertificata. L’ipermediatizzazione ticinese nuoce alla democrazia. Trasforma politichetti locali in mitomani smaniosi di mettersi in mostra, creando così il notorio clima di campagna politica permanente. Risultato: il Gran Consiglio non tira assieme una fava. Alla faccia dell’interesse pubblico.

Lorenzo Quadri