Cereghetti: «Un’alternativa potrebbe essere l’imponibile federale, con qualche correttivo»
Il nuovo sistema di calcolo dei sussidi di cassa malati basato non più sul criterio del reddito imponibile, bensì su quello del reddito disponibile semplificato, entrato in vigore ad inizio anno, si presentava bene ed era anche stato “venduto” bene, ma nella messa in pratica ha dimostrato pesanti limiti.
Questi limiti erano stati segnalati tempestivamente dalla Lega e dalle colonne di questo giornale. In particolare, è stato più volte sottolineato come un buon tre quarti dei titolari di sussidi di cassa malati col nuovo regime stia peggio, anche nettamente peggio di prima (c’è chi è passato dal sussidio massimo a nessun sussidio). Si deplorava poi l’abolizione della franchigia per i proprietari di una casetta o di un appartamento, i quali si ritrovano, ancora una volta, pesantemente penalizzati. Si stigmatizzavano infine anche i cosiddetti sussidi bagattella: infatti con la nuova legge ci sono persone che ricevono sussidi di 12 Fr all’anno, ossia un Fr al mese. Questi sussidi non servono assolutamente a nulla, fanno arrabbiare chi se li vede attribuire (che si sente preso in giro) e comportano costi amministrativi molto superiori agli importi erogati. Un autogol su tutta la linea, dunque.
Sui sussidi bagattella e sulla franchigia per la piccola sostanza immobiliare, la Lega dei Ticinesi ha presentato puntualmente degli atti parlamentari.
Adesso il Consiglio di Stato, dando di fatto ragione alla Lega, ha introdotto dei correttivi, raddoppiando i limiti di reddito per ottenere il sussidio massimo, abolendo i sussidi bagatella e snellendo le procedure. Si va nella giusta direzione, ma certamente non basta.
«Sono delle misure che vanno nel senso giusto, essendo nell’interesse degli assicurati – concorda Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS ed attualmente consulente in proprio -. In effetti ad alcuni di questi correttivi si poteva anche pensare prima, vedi il caso dei sussidi bagattella. Tuttavia, pur andando nella direzione giusta, bisogna anche chiedersi se effettivamente con questi aggiustamenti si risolve qualcosa. Rilevo inoltre che l’abolizione della franchigia sulla sostanza, che è la misura più penalizzante, rimane in vigore. Forse – prosegue Cereghetti – bisognerebbe chiedersi se non sia il caso di passare ad un altro sistema. Il criterio del reddito disponibile è infatti pensato per misure sociali volte a colmare le lacune di reddito. Ma con la riduzione del premio non si colma una lacuna poiché costerebbe troppo, ed infatti si applica il coefficiente cantonale di riduzione del sussidio. E allora c’è da chiedersi se vale la pena utilizzare uno strumento così impegnativo, complesso e non trasparente nei confronti del cittadino, per poi arrivare alla conclusione che il risultato teorico ottenuto non si può applicare per motivi di costi, e bisogna dunque ridurlo».
Ma quali sono le alternative?
Cereghetti: «Si potrebbe basare il calcolo del sussidio sull’imponibile federale, che costituisce uno strumento di misurazione oggettivo della forza economica, magari apportando qualche correttivo».
Dubbi vengono sollevati anche sulla semplificazione amministrativa, che rischia di rendere il calcolo del sussidio ancora meno aderente alla situazione reale del singolo.
E’ tuttavia certo che, dopo aver annunciato in pompa magna il nuovo sistema di calcolo dei sussidi di cassa malati, che avrebbe dovuto essere più mirato ed efficace, ben difficilmente si ammetterà di aver sbagliato cambiando sistema dopo poco tempo…