Il nuovo sistema di calcolo dei sussidi di cassa malati in base non più al criterio “fiscale” del reddito imponibile (cantonale), ma fondato sul criterio “sociale” del reddito disponibile semplificato ha causato una lunga serie di problemi. Problemi di cui ha dovuto prendere atto anche il Consiglio di Stato. Intendiamoci: il nuovo sistema, sulla carta e agli occhi del profano, si presentava bene. Era anche stato “venduto” in maniera efficace, sottolineando come esso avrebbe permesso di rendere più mirati ed effettivi gli aiuti erogati.

La realtà si è però dimostrata diversa dalle aspettative. Gli inghippi si sono manifestati fin da subito. La grande maggioranza dei titolari di sussidi di cassa malati se li sono visti ridurre, anche in maniera molto pesante. Ci sono persone – e non certo abbienti! – che sono passate dal sussidio massimo o giù di lì, a nessun sussidio. C’è chi, tra lo stupore e l’indignazione, si è visto assegnare, dopo mesi di attesa, una riduzione del premio di un Fr al mese, ossia 12 Fr all’anno:  si tratta dei cosiddetti “sussidi bagattella”, che suscitano stupore ed indignazione tra chi se li vede accollare.

Il Consiglio di Stato ha quindi dovuto correggere il tiro. Adottando tra l’altro (ma non lo ammetterà mai, figuriamoci…) delle proposte presentate dalla Lega. Quale, appunto, l’abolizione dei sussidi bagattella. E’ però rimasta in vigore una delle, se non la, misura più penalizzante di tutte: l’abrogazione delle franchigie per la piccola proprietà. In sostanza, detto in parole povere, la “legnata” sul groppone dei proprietari della propria casetta o appartamento non viene cancellata.  Ricordiamo che la Lega dei Ticinesi ha chiesto, tramite mozione, il ripristino di queste franchigie.

Il nuovo sistema in pochi mesi ha già portato con sé una bella dose di grattacapi. Non è usuale, infatti, che il governo si ritrovi a fare il pompiere in tempi così brevi su una riforma. Anche perché è leggermente imbarazzante. Ma a questo punto, imbarazzo per imbarazzo, tanto vale saltare il fosso e ammettere di aver “toppato”. Sbagliare non è vietato. E forse è davvero il caso di interrogarsi subito se non sia il caso di accantonare l’esperimento e cambiare cavallo, ossia tornare a calcolare i sussidi di cassa malati in base ad un criterio diverso, dato che quello del reddito disponibile semplificato non ha mantenuto le promesse.

Bruno Cereghetti, già capo dell’Ufficio assicurazione malattia, ed ora consulente in proprio, ha anche indicato quale potrebbe essere la base di calcolo alternativa: l’imponibile federale, con qualche correzione.

Una cosa è certa, il disagio tra la popolazione – e i titolari di sussidi di cassa malati sono circa un terzo dei ticinesi – è reale ed è già presente ora. Non ci si può permettere di attendere due o tre anni per avere le risultanze dell’ennesimo studio addomesticato dell’USI o della SUPSI che, per non far sfigurare il committente (Cantone) dirà che “Tout va bien, Madame la Marquise” (un po’ come i rapporti della SECO sulla libera circolazione delle persone, per intenderci).  Bisogna intervenire prima.

Lorenzo Quadri