Il passaggio dal calcolo dei sussidi per il pagamento dei premi di cassa malati basato sul reddito imponibile a quello basato sul reddito disponibile era stato venduto, e recepito, come un grande passo avanti nell’ottica di giungere ad aiuti più mirati. Che è poi quello che tutti vorrebbero: una socialità che vada a vantaggio di chi davvero ne ha bisogno, senza sprecare danaro pubblico facendo piovere sul bagnato. Purtroppo la realtà si sta dimostrando ben diversa dalle aspettative.
Intanto la maggioranza dei beneficiari di sussidi quest’anno se li è visti ridurre. Col risultato che nel 2012, anno in cui i Ticinesi avrebbero dovuto addirittura beneficiare di una diminuzione dei premi di cassa malati (!) – ve li ricordate i dibattiti pre-elettorali di aprile ed ottobre? – ci si ritrova invece con un aumento, anche rilevante, della fattura a carico dell’assicurato.
Sostanza immobiliare
Particolarmente urtante è poi la penalizzazione dei proprietari di una casetta, che quest’anno si vedono annullare o decurtare il sussidio di cassa malati. Motivo? Presto detto: è stata abolita franchigia esistente sulla sostanza immobiliare, che ammontava a 150mila Fr per le persone singole e 200mila per le famiglie, riferita al valore imponibile. Una franchigia relativamente generosa quindi, et pour cause. Pensiamo in particolare al caso degli anziani proprietari della loro casetta o appartamento, frutto dei risparmi di una vita, che proprio per questo non beneficiano della complementare, ma vivono (tirando la cinghia) con la sola AVS. Il sussidio di cassa malati si giustificava ampiamente poiché queste persone, se invece di risparmiare ed investire poi i risparmi in mattoni, si fossero “mangiate fuori tutto”, avrebbero avuto diritto alla complementare, oltre che al sussidio per il pagamento dei premi di cassa malati. Quindi avrebbero causato una spesa non indifferente al settore pubblico. A seguito della casetta, lo Stato risparmia: non versa la PC. Si lasci dunque almeno il sussidio di cassa malati. Questo il ragionamento che stava dietro alla franchigia, un ragionamento che non può certo dirsi obsoleto. Anzi, malgrado la franchigia fosse relativamente generosa, negli anni scorsi erano anche state avanzate delle proposte per estenderla ancora un po’. E invece la si è abolita tout-court.
Comuni chiamati ad intervenire
Il problema dei sussidi di cassa malati è che, nel tentativo di voler fare “meglio”, si è sfasciato un sistema che tutto sommato funzionava. Si sarebbe fatto meglio ad aggiustarlo con qualche correttivo, invece di volerlo rivoluzionare. In tanti si sono lasciati abbagliare. Adesso ci si accorge che, per fare un paragone automobilistico, si è voluto montare una carrozzeria da Ferrari sul motore di una Smart.
I Comuni, quelli le cui finanze lo consentono, dovrebbero a questo punto sentirsi moralmente obbligati a mettere dei cerotti dove possono. Lugano ha già cominciato, intervenendo sui tagli fatti ai sussidi di cui beneficiano gli anziani e gli invalidi titolari di PC (si tratta di un problema slegato da quello del passaggio dai sussidi basati sull’imponibile a quelli basati sul disponibile, ma comunque di una nuova penalizzazione a danno di persone economicamente fragili). C’è da sospettare che bisognerà andare oltre.
Reintrodurre le fanchigie
Intanto, però, almeno un provvedimento deve essere rivendicato chiaramente: la reintroduzione delle franchigie sulla sostanza.
Una domanda nasce infine spontanea: è possibile che tra gli addetti ai lavori nessuno si sia accorto che dentro la scatola luccicante del reddito disponibile si nascondevano amare sorprese? Oppure gli avvertimenti ci sono stati, ma si è preferito fare orecchie da mercante?
Lorenzo Quadri