In Ticino le peggiori condizioni di lavoro della Svizzera, il sindacato scende dal pero

 

Ma chi l’avrebbe mai detto! Secondo un sondaggio presentato di recente dal sindacato Travail.Suisse, il Ticino avrebbe le condizioni di lavoro peggiori di tutta la Svizzera. In generale, nella Svizzera latina si sta peggio che in quella tedesca. A pesare in particolar modo sui lavoratori sono, secondo l’inchiesta del sindacato,  stress, paura di perdere il posto di lavoro, orari sempre più pesanti, stipendio non più adeguato alle prestazioni richieste, scarso incoraggiamento alla formazione continua.

Tali concetti si possono concentrare in poche parole che in questo sempre meno ridente Cantone ormai tutti hanno imparato a conoscere: sostituzione e dumping salariale. Che sono la conseguenza della fallimentare politica delle frontiere spalancate.

Chissà come mai?

Infatti, chissà come mai i Cantoni della Svizzera latina, ed in particolare Ginevra ed il Ticino, sono messi peggio di quelli della Svizzera tedesca? Forse perché devono fare i conti l’invasione di frontalieri e di padroncini? E chissà come mai il Ticino è il più malconcio di tutti? Forse perché il problema del frontalierato è particolarmente tragico proprio da noi, visto che ci ritroviamo con un terzo della forza lavoro composta da residenti oltreconfine (una quota assolutamente insostenibile che non esiste da nessun’altra parte del mondo) quando la media nazionale è del 6%?

I risultati della libera circolazione

I lavoratori ticinesi sono oppressi dallo stress, dalla paura di perdere il posto di lavoro? Ovvio: da un giorno all’altro rischiano di essere lasciati a casa e sostituiti o da due frontalieri – o da un frontaliere pagato la metà. E non necessariamente per colpa di datori di lavoro ticinesi “approfittatori”. Perché con i bilaterali ci siamo riempiti di foffa “imprenditoriale” in arrivo da oltreconfine, che oltre ai suoi dipendenti importa anche i suoi metodi. E se ne sbatte alla grande del nostro territorio con cui non ha alcun legame: è solo una mucca da mungere. Tanto gli svizzerotti sono fessi e tollerano tutto…

Stipendio non più adeguato alle prestazioni richieste? Visto che dall’altra parte della ramina c’è un bacino sterminato di forza lavoro a basso a costo, a cui si può attingere senza alcun limite, è ovvio che gli stipendi dei residenti non aumentano. Sono anzi sottoposti a pressione verso il basso. Per la serie: o ti va bene così, oppure quella è la porta. Si chiama dumping salariale, e oltregottardo faranno bene a cominciare a metterselo in testa.

Stesso discorso per il carico lavorativo (se con la sua paga si stipendiano due frontalieri, niente di strano che il residente sia spinto a lavorare per due) per non parlare della prassi ormai consolidata dell’assunzione di frontalieri formalmente al 50%, ma con tempo lavorativo reale del 100% ed oltre. Quanto allo stimolo alla formazione continua, idem con patate. Formazione continua per i ticinesi? Quando nel Belpaese si trovano (tanto per fare due esempi) folle di laureati alla Bocconi pronti a fare i centralinisti, e di diplomati in farmacia disposti a fare gli aiuti farmacisti?

Sostenuta anche dai sindacati

Eccola qua la “ricchezza” portata dalla libera circolazione delle persone, che però è stata sostenuta, oltre che dalla partitocrazia e dal padronato, anche dai sindacati. Come Travail.Suisse. Che poi fa i sondaggi per scoprire, ma chi l’avrebbe mai detto, che i lavoratori sono stressati, che temono per il posto di lavoro, che gli stipendi sono fermi al palo (ma non le spese fisse) che gli orari aumentano perché bisogna rendersi “competitivi” rispetto alla concorrenza sottopagata in arrivo dalla Penisola, eccetera.

A seguito del suo studio Travail.Suisse ha detto che si “impegna per ottenere salari più alti”. Ed impegnarsi a difendere il lavoro dei residenti limitando la libera circolazione delle persone, no? Ah già, “bisogna aprirsi”! E le quote sindacali dei frontalieri fanno sempre comodo…

La sparata dei giovani comunisti

Di recente i giovani comunisti, commentando la notizia che gli stivali dell’esercito svizzero sono fatti in Romania perché la ditta italiana che ha ricevuto il mandato lo subappalta (LAC Style!) scrivevano, forse pensando di essere spiritosi, che a questo punto tanto valeva far confezionare gli stivali in Ticino, visto che quanto a stipendi e diritti dei lavoratori il nostro Cantone “è come l’Europa dell’Est”. Ma che acuti questi nipotini di Einstein con falce e martello. Magari se il mercato del lavoro ticinese è allo sbando, la colpa è della politica delle frontiere spalancate da loro sostenuta. La domanda ai kompagnuzzi è quindi sempre la stessa: fate finta di non capire, oppure proprio non ci arrivate?

E la SECO?

Infine, ci piacerebbe sapere cosa ne pensano i “ministri della propaganda pro bilaterali” della SECO dell’indagine di Travail.Suisse. Quelli secondo cui con la libera circolazione delle persone “l’è tüt a posct”: sostituzione e dumping salariale sono solo invenzioni della Lega populista e razzista. Anche l’indagine di Travail.Suisse è un’invenzione politica?

Lorenzo Quadri