Avanti con le terze dosi. E nessuno si azzardi a parlare di confinamento per i vaccinati!
Già l’estate del 2020 si pensava che lo stramaledetto virus cinese appartenesse al passato. Invece in inverno c’è stato un altro lockdown, che è durato 4 MESI. Perché, sarà bene ficcarselo in zucca, i confinamenti di due settimane non esistono.
Adesso i contagi tornano a risalire in modo importante (anche se ovviamente contagiato non vuol dire ospedalizzato, ed ospedalizzato non significa ricoverato in cure intense). Quindi la preoccupazione sale un po’ ovunque in Europa. E un po’ ovunque si prendono delle nuove misure.
Nel Belpaese, ad esempio, dal 6 dicembre si passerà al 2 G (i certificati covid verranno rilasciati solo a vaccinati e guariti, non più ai testati negativi). In più, sono stati introdotti obblighi di vaccino per ulteriori categorie professionali (vedi gli insegnanti; per il personale sanitario la puntura è già obbligatoria). E nei centri cittadini le mascherine tornano obbligatorie anche all’aperto.
I dati internazionali rendono inoltre evidente che nei paesi dove la somministrazione della terza dose di vaccino è in fase avanzata, i contagi sono crollati.
Flop bernesi
La Svizzera, grazie al Ministro dei flop kompagno Alain Berset (P$) ed ai burocrati ro$$i dell’Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP), è partita in vergognoso ritardo con la campagna vaccinale (non c’erano le dosi) ed il tasso di persone immunizzate è insoddisfacente. La fallimentare politica immigrazionista e multikulti della partitocrazia ha avuto conseguenze negative anche sulle inoculazioni. Come ha scritto la stampa d’Oltralpe, non il Mattino populista e razzista, “in certi gruppi etnici (balcanici) il tasso di vaccinazione è irrisorio”. Non integrati, non integrabili e pure no vax.
Senza contare che per mesi, “grazie” alla ministra PLRspalancatrice di frontiere Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) – quella secondo cui il Ticino, invaso da 75mila frontalieri, sarebbe “vittima del suo successo” – la Svizzera è stata, a livello mondiale,il paese dove si entrava più facilmente. Non c’era uno straccio di verifica sanitaria ai confini.
Ancora ritardi
In ritardo con la prima dose, la Confederella è in ritardo anche con la terza. Perché il kompagno Berset ed i suoi burocrati ro$$i, invece di guardare quello che succedeva in Israele, ronfavano. E osiamo sperare che nessun governicchio cantonale se ne uscirà adesso a dire di “non essere pronto” per organizzare la vaccinazione di richiamo; ce ne fosse qualcuno, andrebbe mandato a casa subito ed in corpore.
E’ bene ribadirlo: il vaccino non rende invulnerabili allo stramaledetto virus cinese. Protegge però da decorsi gravi, e quindi da ospedalizzazioni. Se tutti si vaccinano, i contagi ci saranno ancora, gli ammalati pure, ma più nessuno o quasi finirà in cure intense. E quindi il circo sul sovraccarico ospedaliero, all’origine delle varie limitazioni della libertà individuale, finirà.
La scelta
Intanto i camerieri bernesi dell’UE, per PAURA del voto odierno, non hanno finora preso nuove misure. Il presidente della Confederella Guy Parmelin spedisce letterine ai Cantoni dicendo “fate voi” (così gli strali dei no vax, no mask e compagnia cantante ve li prendete voi). Quando si dice lo scarica-barile…
Come noto, l’unica parte controversa della legge su cui si vota oggi è il green pass, e al proposito occorre essere chiari. La scelta non è tra covid pass e “liberi tutti”. La scelta è tra covid pass e lockdown per tutti. Ergo, chi dice no al green pass dice sì ad un nuovo lockdown. Chi invece dice no al green pass e no al lockdown, è allora automaticamente a favore dell’obbligo generale di vaccinazione, come quello deciso dall’Austria a partire da febbraio 2022. Perché ne è la logica conseguenza: l’unico modo per scongiurare chiusure per tutti in mancanza del covid pass è far sì che tutti siano vaccinati.
Un’altra cosa deve essere chiarissima: se anche dovesse passare il No alla legge covid, il governicchio federale potrà continuare a decretare lockdown a piacimento, poiché la base legale per queste misure è contenuta nella legge contro le epidemie.
Senza il pass covid verrebbe a cadere lo scalino intermedio, ovvero le restrizioni per i non vaccinati; e quindi sarebbe confinamento per tutti. Non si tratta di un’ipotesi, bensì di una certezza. $inistra chiusurista, media di regime, medici e burocrati partirebbero immediatamente all’assalto con il terrorismo ed il lavaggio del cervello. E’ un film già visto. E le chiusure arriverebbero senza fallo. Con tutto quel che ne consegue.
L’unica cosa insistenibile
Visto l’andazzo, occorre dunque potenziare quelle misure che servono ad IMPEDIRE che si arrivi ad un nuovo confinamento. Perché l’unica cosa davvero insostenibile, da ogni punto di vista, sarebbe un altro lockdown.
Quindi bisogna puntare ancora di più su vaccini, distanziamenti, mascherine, igiene accresciuta, eccetera.
Perfino il presidente di GastroTicino Massimo Sutter, in precedenza scettico su vaccini e green pass, ha ora cambiato radicalmente posizione e, in un’intervista su Ticinonews, sostiene che il personale della ristorazione andrebbe obbligato a vaccinarsi. Proprio per evitare che il settore venga costretto a chiudere di nuovo baracca. E questa volta l’esito sarebbe fatale.
L’ira dei vaccinati
I no vax, che sono una minoranza, scendono in piazza con rumorose proteste. Ci si dimentica però che anche la maggioranza vaccinata è arrabbiata. E parecchio. Non è accettabile che anche chi ha fatto il proprio dovere e si è vaccinato finisca “chiuso in casa come un sorcio” (cit. Burioni) per colpa di chi non si è voluto vaccinare.
Se quindi il basso tasso di immunizzazione, la mancanza di misure anti-chiusure e lo scandaloso ritardo con le terze dosi – parecchi vaccinati hanno ormai perso una parte della protezione – dovesse per delirio d’ipotesi portare ad un nuovo lockdown, parola che andrebbe cancellata dal vocabolario, a sfogare la propria rabbia in piazza saranno i vaccinati.