Allarmanti dichiarazioni sulla stampa italica; l’obiettivo del governicchio non cambia
La sacrosanta rottamazione dello sconcio accordo quadro istituzionale, che avrebbe trasformato la Svizzera in una colonia di Bruxelles, non è stata digerita dalla partitocrazia. Lo dimostrano le reazioni stizzite che continuano a piovere al proposito. Sbroccate per la quali un parlamentare ginevrino ha coniato l’azzeccata definizione di “gesticolazioni degli eurofanatici”.
Vie alternative
E’ ovvio che non bisogna abbassare la guardia. I camerieri dell’UE in Consiglio federale, ed in primis il liblab(ex)doppiopassaporto KrankenCassis, non sono stati fulminati sulla via di Damasco. Non hanno rinunciato all’osceno trattato coloniale perché “improvvisamente” si sono convertiti in sostenitori della sovranità ed indipendenza svizzera, e dei nostri diritti popolari, di cui l’accordo quadro avrebbe fatto strame. Hanno rinunciato per PAURA: temevano di venire asfaltati dalle urne.
Ciò significa che, accantonato l’accordo quadro, gli eurolecchinitenteranno vie alternative per arrivare allo stesso punto. I primi segnali in questo senso stanno già arrivando. Al proposito, il ministro degli esteri italosvizzero ha dichiarato al giornale italiano (ma guarda un po’) “Il Sole 24 ore” quanto segue: “credetemi, è stato fatto un passo di lato per poi compiere un decisivo (!) passo avanti”. Una dichiarazione del genere è inquietante! Il passo avanti non può che essere avanti… verso il baratro.
Accordo viene da lontano
Lo sconcio accordo quadro viene da lontano. Più precisamente, dal dicembre 1992. Da quando, cioè, il popolo votò No all’adesione allo Spazio economico europeo. Un No in cui il Ticino ebbe un ruolo determinante; e la Lega fu determinante per il voto ticinese.
Dopo quel no, la casta euroturbo ha tentato in tutti i modi di legare istituzionalmente la Svizzera alla fallita UE: ovvero, di trasformare la Confederella in una colonia di Bruxelles. L’accordo quadro aveva proprio questo scopo. Altro che “assicurare la via bilaterale”! L’obiettivo era di eliminare la via bilaterale, persostituirla con quella della sudditanza.
Altri mezzi
E l’obiettivo rimane. La casta tenterà di perseguirlo con altri mezzi. Il terrorismo di regime è già cominciato. A Berna i politicanti triciclati, a partire dagli esponenti del governicchio federale, non perdono un’occasione per ricattare e terrorizzare gli svizzerotti. Su ogni questione, anche irrisoria, scatta subito il bieco ritornello: “siamo in una situazione delicata con l’UE, non vorremmo mica buttare altra benzina sul fuoco?”. E quindi… giù le braghe!
E’ ora di smetterla con queste fregnacce: la storiella che la DisUnione europea potrebbe buttare all’aria i bilaterali per ripicca fa ridere i polli. Sono accordi da cui Bruxelles ha solo da guadagnarci. E chi ci guadagna di più? Per ovvi motivi geografici, Germania, Francia ed Italia. Ovvero, i paesi che comandano nel carrozzone europeo. Già all’UE devono fare i conti con i 12 miliardi di contributi britannici che mancano. Chi sarà chiamato a metterci una pezza? Gli stati rimanenti, ovvio. E in queste condizioni, i paesi in questione dovrebbero rinunciare a commerciare con la Svizzera, considerando che l’operazione è ampiamente a loro vantaggio (e sul tema la bilancia commerciale parla chiaro)? Non facciamo ridere i polli!
La storiella delle ritorsioni è la consueta fanfaluca, che sentiamo ormai da anni, dei politicanti euroturbo e della stampa di regime, a cominciare da quella di sedicente servizio pubblico. Che nessuno si sogni di far rientrare dalla finestra l’accordo coloniale che è uscito dalla porta. Un conto è commerciare con l’UE; ben altra cosa è permettere a quest’ultima di comandare in casa nostra e di farci invadere da suoi cittadini vogliosi di mettersi a carico del nostro stato sociale.