La partecipazione del nostro paese al famigerato programma di scambio studenti, cui tra l’altro aderivamo a pieno titolo solo da un paio d’anni, ciurlava nel manico già prima del 9 febbraio, poiché gli eurofalliti pretendevano di raddoppiarci il conto da un giorno all’altro – inoltre, solo un quinto dei fondi di Erasmus viene utilizzato per lo scambio di studenti. Ma naturalmente si preferisce sostenere la tesi della “catastrofe nazionale” per denigrare il voto popolare sull’iniziativa “Contro l’immigrazione di massa”

Negli scorsi giorni si è fatto un gran starnazzare sull’esclusione della Svizzera dai progetti Erasmus. Ovviamente l’accaduto è stato prontamente strumentalizzato dall’informazione di regime (ossia da quell’informazione fatta dai filoeuropeisti asfaltati dalle urne un mese fa) per denigrare il voto del 9 febbraio e dipingerlo, per l’ennesima volta, come una calamità.

Ed invece, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, ecco che da alcuni illuminanti articoli pubblicati sulla Basler Zeitung di giovedì si apprende che le cose stanno diversamente. In particolare, si apprende che la partecipazione della Svizzera ad Erasmus ciurlava nel manico già prima del 9 febbraio. Il motivo? Come si può facilmente immaginare, l’avidità degli eurofalliti. I quali, come loro abitudine, progettavano di mungere la mucca elvetica ad oltranza. Tanto gli svizzerotti calano le braghe, come da inveterata consuetudine.

376 milioni invece di 185

Gli è che per la partecipazione della Svizzera ai progetti Erasmus per gli anni dal 2014 al 2020, nel settembre 2013 le Camere federali avevano approvato un credito di 185 milioni di franchetti. Improvvisamente però l’UE se ne è uscita pretendendone il doppio, ossia 376.

 La decisione degli eurofalliti data del dicembre 2013; e questi ultimi, abituati ad avere a che fare con Consiglieri federali considerati alla stregua dei loro portaborse, pretendevano pure l’approvazione della loro nuova rapina entro il 7 febbraio. Ma guarda un po’!
La pretesa fuori di cocuzza che la Svizzera raddoppiasse il proprio contributo ai programmi Erasmus era motivata con il cambiamento di sistema, naturalmente deciso in modo unilaterale dai falliti UE: dal finanziamento forfettario a quello in base al prodotto interno lordo.

La ruffianeria del Consiglio federale

La situazione era nota al Consiglio federale che infatti l’aveva pure agendata all’ordine del giorno delle sue discussioni. Eppure, quando gli eurofalliti hanno escluso la Svizzera da Erasmus, il governo ben si è guardato dal far notare che la partecipazione del nostro Paese a questo programma già ciurlava nel manico e questo per le pretese predatorie di Bruxelles. Molto meglio, dal punto di vista della denigrazione del voto del 9 febbraio, tacere ruffianamente la realtà e tentare di dipingere l’esclusione della Svizzera da Erasmus come una delle gravi (??) conseguenze – addirittura la prima di una lunga serie – del voto sbagliato del 9 febbraio. Obiettivo: far digerire ai cittadini la pianificata attuazione all’insegna della presa per i fondelli della nuova norma costituzionale “contro l’immigrazione di massa”.

Catastrofismo strumentale

Altrettanto ipocrita e strumentale l’ondata di catastrofismo sollevata dalla notizie dell’esclusione della Svizzera dal programma Erasmus, con tanto di prese di posizione “interessate” da parte di partiti europeisti ed associazioni studentesche $inistrorse.

In effetti la Svizzera è entrata quale membro a pieno titolo nei programmi Erasmus solo dal 2011. Quindi solo da un paio d’anni. Cosa comporta, allora, la decisione di esclusione da parte degli eurofalliti? Solo che, d’ora in poi, gli scambi di studenti svizzeri, che esistevano anche prima del 2011, proseguiranno come accadeva, appunto, dal 1995 al 2011.

Inoltre le migliori università del mondo non sono certo nella fallita UE, bensì negli USA ed in Asia: e in questi Paesi Erasmus non conta comunque. Ma anche alle top-università britanniche il citato programma si applica comunque solo con riserva.

Solo un quinto dei fondi

Tra il 2011 e il 2013 la Svizzera, per la sua partecipazione ad Erasmus, ha sborsato 77,5 milioni di Fr di proprietà del contribuente. Di questa somma, solo un quinto è stato utilizzato per gli scambi di studenti. Il resto si è perso nei consueti rivoli, tra cui si annoverano sovvenzioni al limite del grottesco. Ad esempio per foraggiare corsi di Yoga, o per finanziare un forum chiamato “Pinocchio” che servirebbe a stimolare la creatività (uella!), e via sperperando.

Morale della favola: il catastrofismo che si sta facendo attorno alla decisione degli eurofalliti di escludere la Svizzera da Erasmus con l’obiettivo di denigrare e di indebolire il voto del 9 febbraio – voto che deve ancora venire tradotto in realtà – è, semplicemente, panna montata.

Lorenzo Quadri