Partitocrazia allo sbando: sicurezza interna nel water per non passare per “xenofobi”
Nei giorni scorsi, i camerieri dell’UE in Consiglio federale hanno strillato il proprio Njet al divieto di burqa a livello nazionale. Sul tema, come noto, è pendente un’iniziativa popolare. Sicché gli svizzeri saranno chiamati ad esprimersi. Il Mago Otelma prevede che i multikulti politikamente korretti nonché buonisti-coglionisti pro-burqa verranno nuovamente asfaltati dalle urne.
La radicalizzazione avanza
La legge antiburqa è uno dei tasselli della lotta contro il dilagare dell’estremismo islamico in casa nostra. Estremismo che sta clamorosamente prendendo piede grazie da un lato all’assistenza sociale “facile” agli immigrati nello Stato sociale (tra i quali abbondano gli estremisti islamici); e, dall’altro, alla totale inattività della partitocrazia spalancatrice di frontiere e multikulti nel combattere l’estremismo islamico.
Il piano federale contro la radicalizzazione, infatti, è una barzelletta. E non può essere diversamente. Quando la priorità è “in nessun caso ci dobbiamo esporre ad accuse di “discriminare”, piuttosto mandiamo in palta la sicurezza interna” il risultato non può che essere una ciofeca. O, per dirla col compianto Fantozzi, “una cagata pazzesca”.
Evidentemente per la partitocrazia, per la ministra del “devono entrare tutti” kompagna Simonetta Sommaruga e per la maggioranza del Consiglio federale, i diritti degli islamisti vengono prima di quelli dei cittadini svizzeri.
E questo in Svizzera.
Ed infatti la partitocrazia rifiuta di vietare i finanziamenti esteri alle moschee. Sempre in base al mantra del “non bisogna discriminare”. Così fiumi di denaro in arrivo dai paesi dove vige l’estremismo islamico arrivano in Svizzera, per foraggiare la radicalizzazione in casa nostra. E i politicanti cosa fanno? Si girano dall’altra parte! Fingono di non vedere! Va tutto bene, purché non si “discrimini”! Cosa dire di più, se non che il triciclo è manifestamente bollito e senza speranza?
Anche i legulei…
Visto che i politicanti non bastavano a fare disastri, ci si mettono anche i legulei dei tribunali. Il Tribunale penale federale di Bellinzona ha assolto i due islamisti del CCIS, Consiglio centrale islamico della Svizzera, Nicolas Blancho e Qaasim Illi (il marito di Nora Illi, la “donna in burqa” che viene a fare le sue sceneggiate in Ticino) dall’accusa di propaganda jihadista.
L’assoluzione sarebbe imputabile a “dimenticanze nell’atto d’accusa”. Questo vuol forse dire che, per colpa di errori del Ministero pubblico della Confederella (quello che ha appunto stilato l’atto d’accusa) in Svizzera si può tranquillamente fare propaganda jihadista?
E quando non è il Ministero pubblico della Confederazione a toppare gli atti d’accusa, ci pensa qualche giudice soldatino della partitocrazia a mandare i jihadisti esenti da pena, rispettivamente a pronunciare condanne “sospese condizionalmente”: che è poi la stessa cosa. La giustizia elvetica, lo abbiamo capito da un pezzo, è inflessibile solo nei confronti degli sfigati automobilisti incappati nei rigori di Via Sicura.
Intanto il cittadino paga il conto, salato, di questi processi-farsa che si trasformano in assist micidiali agli estremisti musulmani. I quali infatti fuori dal TPF di Bellinzona, dopo la sentenza di assoluzione di Blancho ed Illi, esultavano scompostamente, con alte grida di “Allah Akbar”. Qui c’è un bel po’ di gente “non patrizia” – magari pure a carico del nostro stato sociale? – da rimandare per direttissima al natìo paesello.
Se a questo si aggiungiamo che, per qualche misterioso motivo, il Tribunale penale federale ha addirittura sospeso per varie settimane la comunicazione della sentenza sugli islamisti del CCIS a causa del Ramadan (da quando in qua il Ramadan sarebbe una festività svizzera?) il bel quadretto è completo. Qualcuno dovrà tirare le somme di un tale scempio. Senza dimenticare che questo processo-farsa è costato un bel po’ di soldi al solito sfigato contribuente.
Messaggio chiaro
Il messaggio che viene trasmesso agli islamisti dal triciclo multikulti è infatti chiaro: via libera ai finanziamenti esteri alle moschee, sì al burqa, islamisti assolti e benedetti in sede giudiziaria… insomma: la Svizzera è il Paese del Bengodi per i radicalizzatori!
Non a caso a Sciaffusa, con lo scellerato benestare dei politicanti locali, sorgerà la “grande moschea turca”: con imam nominati dal governo turco, finanziamenti in arrivo da Ankara, e con tanto di asilo per poter radicalizzare anche i bambini, all’insegna del “prima si comincia con il lavaggio del cervello, meglio è”. Tutto questo in casa nostra.
Intanto in Austria – Paese in cui è in vigore il divieto di finanziamenti esteri alle moschee – il governo ha chiuso sette moschee ed ha già espulso, rispettivamente si appresta ad espellere, decine di imam. Il confronto tra i camerieri di Bruxelles incadregati in Consiglio federale (senza alcun merito personale, ma unicamente in seguito ad inciuci parlamentari) e governanti attenti alle priorità ed alla sovranità dei rispettivi paesi si fa sempre più devastante.
Lorenzo Quadri