E’ partita la campagna per l’iniziativa popolare che chiede l’introduzione di un “reddito di cittadinanza”
Svizzera, paese della cuccagna 2.0
Il Medioevo è ricco di miti misteriosi. Uno è quello del paese della cuccagna: un luogo ideale dove regna l’abbondanza. Il cibo si cuoce da solo ai bordi delle strade, tutti hanno vestiti in abbondanza e casa. Non servono i soldi, perché ogni desiderio viene esaudito automaticamente. E men che meno serve lavorare. Da dove derivi lo strano nome, “cuccagna”, che si ritrova più o meno uguale svariate lingue, nessuno è in grado di spiegarlo in modo convincente: così sostiene Jacques Le Goff, uno dei più illustri medievalisti, recentemente scomparso.
A svariati secoli di distanza, ecco che arrivano i kompagnuzzi di turno, e più precisamente la sinistra della sinistra, a farci credere che il paese della cuccagna si possa realizzare in Svizzera. E’ infatti partita nei giorni scorsi la campagna a sostegno dell’iniziativa “per un reddito di base incondizionato”, sui cui voteremo il 5 giugno prossimo. L’iniziativa prevede che tutti possano beneficiare di un’entrata di 2500 Fr a testa, più 620 Fr per ogni figlio a carico. E questo senza bisogno di lavorare.
Distribuzione di banconote
La mossa di marketing del comitato iniziativista è stata la distribuzione gratuita di mille banconote da 10 Fr alla stazione di Zurigo, avvenuta la scorsa settimana. Il significato del gesto è chiaro: il denaro non ha valore. Visto che però dietro al denaro c’è il lavoro, il messaggio accessorio trasmesso è che neppure il lavoro ha valore. Del resto, perché impegnarsi, fissare degli obiettivi, se c’è il reddito di cittadinanza garantito? Perché i giovani dovrebbero formarsi e faticare se tanto il reddito è assicurato senza fare nulla? Megasciallo zio, smettiamo direttamente di andare a scuola e passiamo tutto il giorno alla playstation!
Chi paga il conto?
C’è però un problemino. Che è poi quello che sempre si pone davanti alle iniziative dei kompagnuzzi: chi paga il conto? Il mito medievale del Paese della cuccagna non spiega da dove vengono le leccornie che si arrostiscono da sole ai lati delle strade. Non lo fa nemmeno la sua variante “2.0”, ovvero il reddito di cittadinanza. Ma in questo caso la risposta è evidente: paga il contribuente. Quello che lavora e guadagna abbastanza per pagare le tasse. Già, ma perché quest’ultimo dovrebbe lavorare per pagare le tasse e finanziare chi, di proposito, sceglie di trascorrere l’esistenza in panciolle, sbragato sull’amaca? Chi glielo fa fare?
Immaginiamoci poi cosa succederebbe, in ambito migratorio, nella denegata ipotesi in cui l’iniziativa per il reddito di cittadinanza dovesse diventare realtà. Parlare di assalto alla diligenza sarebbe ancora un eufemismo. Forza, andiamo tutti a farci mantenere dagli svizzerotti fessi: non dobbiamo nemmeno fare finta di cercare un lavoro!
I due Rossi
Interessante notare che tra i sostenitori di una simile iniziativa c’è Sergio Rossi, professore all’Università di Friburgo oltre che opinionista “di punta” della RSI – quella che farebbe “informazione al di sopra delle parti” – dove viene invitato ogni tre per due. Ed è ospite fisso, il buon Rossi, perché lui sì che ha le posizioni “giuste”. Quelle che meritano di venire divulgate ed inculcate ai ticinesotti con i soldi del canone più caro d’Europa. Questo nel caso non fosse ancora chiaro che aria politica tira nelle redazioni di Comano e Besso. Ma c’è anche un altro Rossi tra i sostenitori “di peso” dell’iniziativa “Svizzera paese delle cuccagna 2.0”: trattasi di Martino, capogruppo del partito $ocialista in Consiglio comunale di Lugano, ma soprattutto già capo della Divisione dell’azione sociale del DSS. Se il Dipartimento aveva (ha tuttora?) questa filosofia, poi non stupiamoci se in questo sempre meno ridente Cantone l’assistenzialismo dilaga. E nümm a pagum.
Lorenzo Quadri