Via le commissioni inutili che inventano i problemi per giustificare la propria esistenza

Il lavaggio del cervello e la colpevolizzazione dei cittadini svizzeri con risibili accuse di “razzismo” non si fermano. E oltretutto si “scopre” l’esistenza di sempre nuove commissioni, reti e figure preposte a combattere il NON problema del razzismo. Naturalmente tutte finanziate con i soldi degli svizzerotti “razzisti e xenofobi”.  L’obiettivo di queste organizzazioni è ridurre al silenzio qualsiasi voce critica nei confronti del fallimentare multikulti e delle frontiere spalancate. Traduzione: dell’immigrazione e degli immigrati si può solo parlare bene; fare altrimenti è “razzismo”.

Silenzio selettivo

Nei giorni scorsi a fare il proprio verso è stata una tale Rete di consulenza per le vittime di razzismo (quanto costa? Chi paga?). La quale, presentando il proprio bilancio annuale, ha strombazzato che gli episodi di presunta discriminazione segnalati nel 2022 sarebbero ben (?) 708, ovvero 78 in più rispetto all’anno precedente. “Peccato” che tra segnalazione e fatto accertato ci sia un abisso! E a furia di montare la panna si induce lo straniero a reputarsi discriminato anche quando non lo è.

Naturalmente, ripetiamo per l’ennesima volta, non si dice mai di che nazionalità sono i presunti razzisti. Perché sul razzismo d’importazione, le varie commissioni e reti… tacciono.

E sugli svizzeri discriminati in casa propria? Mai niente da dire?

Gli sproloqui

Va da sé che, con questo genere di rapporti, la stampa di regime ci va a nozze. Domenica scorsa il TG RSI delle 20, edizione principale, ha dedicato al bilancio annuale della Rete di consulenza eccetera il secondo servizio (poco ci mancava che gli riservasse l’apertura): oltre due minuti e mezzo di propaganda unilaterale, senza uno straccio di contraddittorio. La responsabile della rete si è prodotta in una serie di sproloqui. A partire dall’affermazione, suffragata dal nulla, che le 708 segnalazioni citate  sopra sarebbero solo la punta dell’iceberg. Alla stessa stregua, potremmo sostenere che i casi di criminalità straniera riportati dalle statistiche sono la “punta dell’iceberg”.

Oppure l’intollerabile boiata che il razzismo sarebbe diffuso tra ampie fasce della popolazione svizzera. Ma stiamo scherzando? Un paese con il 25% di stranieri, che nel solo anno 2022 ha accolto 200mila immigrati, sarebbe razzista?

Qui qualcuno si è bevuto il cervello. Ne abbiamo piene le scuffie di figure statali e parastatali che si inventano problemi inesistenti e denigrano i cittadini elvetici per giustificare la propria posizione ed il proprio stipendio!

Spendere? No, tagliare!

E qual è la proposta della Rete? Naturalmente quella di spendere sempre più soldi del contribuente in “corsi di formazione” ossia in lavaggio del cervello, da commissionare – ça va sans dire – ai soliti compagni di merende, che così si attaccano ancora di più alla mammella statale. “Va rafforzata la formazione continua, ai docenti bisogna fare ancora più corsi”, sproloquia la responsabile della Rete. Ma stiamo scherzando? E’ ora di finirla di montare la panna sul finto problema del razzismo mentre – in contemporanea e di proposito – si tace sui disastri provocati, ad ogni livello, dalle frontiere spalancate.

Per la presunta lotta al razzismo non solo non si sborsa nemmeno un centesimo in più, ma si decurta drasticamente la spesa attuale.

Anche la “tortura”

Stesso discorso vale per la Commissione nazionale per la prevenzione della tortura (CNPT), la quale imperversava sui media di martedì con il suo rapporto annuale. Come se alle nostre latitudini si praticasse la tortura. Una Commissione del genere in Svizzera non dovrebbe nemmeno esistere. Il fatto che invece esista la dice lunga su quanto la politichetta sia disconnessa dai veri problemi del paese.

Ebbene, la CNPT nel suo rapporto non trova di meglio che lamentare un’insufficiente assistenza ai richiedenti l’asilo minorenni non accompagnati. Che, ammette, sono praticamente tutti maschi. Se poi sono davvero minorenni, è tutto da verificare.

La Commissione pretende che l’ente pubblico spenda un pacco di soldi in più per “operatori socio-educativi che si occupino individualmente di determinati adolescenti”. Sicché, secondo l’ennesimo gremio federale inutile e fazioso, disporre di un numero – a suo dire – non sufficiente di operatori socio-educativi per i giovani finti rifugiati equivarrebbe a “tortura”? Ma stiamo busciando? E noi paghiamo per sentire simili fregnacce? Ci piacerebbe sapere quale paese europeo fa più della Svizzera per i migranti economici. Se poi i signori della CNPT ritengono che, nei centri asilanti della Confederella, gli autocertificati “minorenni” vengano “torturati”, non hanno che da ospitarli a casa propria!

Inutile dire che la surreale Commissione, oltre a pretendere più personale dedicato agli asilanti autoproclamati minorenni, vorrebbe pure un’infrastruttura “significativamente più grande”. Ma andate a Baggio a suonare l’organo! Non è l’infrastruttura ad essere piccola o il personale a non bastare. Sono i migranti economici ad essere troppi. Di conseguenza, per ripristinare le corrette proporzioni, bisogna CHIUDERE LE FRONTIERE. E’ evidente che né si assumono più operatori, né si ampliano i centri d’accoglienza. Che oltretutto, se ingranditi, verrebbero pure riempiti.

Ribadiamo il concetto: la spesa per l’asilo va tagliata alla grande. E la CNPT abolita tout-court. Se i suoi membri vogliono indagare sulla tortura, che vadano a farlo in Cina o in Russia.

Lorenzo Quadri