Nel nostro paese le persone “vicine” al terrorismo islamico sarebbero una novantina
Ma guarda un po’: secondo quanto dichiarato dal capo del Dipartimento militare Guy Parmelin nell’ambito della presentazione del rapporto annuale del Servizio delle attività informative (SIC), sarebbero una novantina le “persone a rischio” monitorate su suolo elvetico per potenziali legami con il terrorismo islamico. La lista, ha aggiunto il Consigliere federale, verrà aggiornata ogni sei mesi.
Ah bene. Sarebbe interessante sapere da dove vengono queste 90 persone. Dubitiamo si tratti di patrizi di Corticiasca, oppure di Gurtnellen. Di che nazionalità sono? Ci sono per caso, tra loro, delle persone naturalizzate? Quelle che non hanno il passaporto rosso, da dove provengono? Di che permesso dispongono? Da quanto tempo risiedono in Svizzera? Sono magari arrivate nel nostro paese come asilanti? Hanno precedenti penali? Sono a carico dello Stato sociale? Ma come: immigrazione non era uguale a ricchezza?
Queste informazioni ben difficilmente verranno fornite (ci si nasconderà dietro qualche necessità di riservatezza). Eppure sarebbero assai interessanti per capire di chi si sta parlando.
Dobbiamo proprio tenercele?
E c’è poi da chiedersi se queste persone, potenzialmente legate al terrorismo islamico, ce le dobbiamo proprio tenere in casa!
La risposta dei politikamente korretti è purtroppo scontata. Del resto, non vengono espulsi nemmeno i jihadisti condannati come tali, vedi le sentenze buoniste-coglioniste del Tribunale federale. Queste sentenze-ciofeca, vale la pena ripeterlo, ribaltano decisioni in senso contrario – ossia: decisioni di espulsione – di istanze giudiziarie (tribunali) precedenti. Il fatto che questi tribunali – anch’essi composti da giudici che conoscono le leggi – si siano espressi a sostegno dell’espulsione dei jihadisti poi “graziati” da Mon Repos, dimostra che tale scelta è possibile e sostenibile. Sicché il TF usa di proposito il proprio margine di manovra per prendere decisioni all’insegna del “devono restare tutti”. Altro che espulsione dei delinquenti stranieri.
Paese del Bengodi?
L’altra domanda è quindi: stiamo forse diventando, a suon di garantismi, di ingenuità, di buonismi-coglionismi, il paese del Bengodi per i simpatizzanti dell’ISIS? Bisogna essere ben in chiaro che succederà proprio questo, se gli stati attorno noi danno e daranno – giustamente – un giro di vite sulla diffusione dell’islam politico e noi, invece, resteremo fermi al palo (perché non sia mai che si corra anche solo lontanamente il rischio di esporsi all’infamante rimprovero di “islamofobia” e di “xenofobia”).
La Germania, ad esempio, ha già dichiarato fuori legge l’associazione “La Vera religione” che in Svizzera, al contrario, opera tranquillamente. Le Pen ha annunciato che si batterà affinché le 15mila persone (!) sospettate di sostenere il terrorismo islamico residenti in Francia vengano espulse; anche perché controllarle è impossibile. L’Austria ha vietato i finanziamenti esteri ai luoghi di culto musulmani ben sapendo che ci sono moschee ed associazioni foraggiate con soldi in arrivo dai Paesi del Golfo per diffondere l’estremismo islamico in occidente. Da noi, invece, il Consiglio federale ha rifiutato scandalizzato di compiere un passo analogo. Sa po’ mia!
Colmo dei colmi, sotto le cupole bernesi si parla addirittura di inventarsi boiate quali l’imam dell’esercito (magari per poter radicalizzare naturalizzati non integrati che dispongono di un’arma d’ordinanza?) e di rendere l’islam religione ufficiale in Svizzera.
Nei paesi dell’Europa dell’est, inoltre, i governi dichiarano apertamente di non volere la creazione sul proprio territorio di una forte comunità musulmana. Ed è questo uno dei motivi per cui la loro politica d’asilo è, per usare un eufemismo, alquanto restrittiva.
Da noi invece ci ritroviamo:
- Le sentenze buoniste-coglioniste, grazie alle quali i miliziani dell’Isis vengono condannati a pene sospese condizionalmente e poi non vengono nemmeno espulsi, ma rimangono in Svizzera, magari a spese del nostro Stato sociale.
- Le carceri a 5 stelle che sono ormai prive di qualsiasi effetto deterrente
- Il Consiglio federale che rifiuta di prendere, contro gli estremisti islamici, misure che esistono in paesi a noi vicini (divieto di associazioni potenzialmente pericolose, divieto di finanziamenti esteri a moschee ed imam, obbligo di indicare la provenienza dei fondi, eccetera).
- Politica d’asilo all’insegna del “devono entrare tutti”.
- Denigrazione sistematica, da parte della “casta”, di chi si oppone alle frontiere spalancate.
- Tappeto rosso all’islamizzazione della Svizzera (imam militare, islam religione ufficiale,…)
Il Mago Otelma prevede…
E’ ovvio che, con “condizioni quadro” del genere, l’attrattività della Svizzera per i miliziani dell’Isis non farà che aumentare. Non c’è dunque bisogno del Mago Otelma per prevedere che la novantina di persone potenzialmente a rischio di legami con il terrorismo islamico presenti nel nostro paese è destinata a crescere. Magari in modo esponenziale. Attendiamo i prossimi rilevamenti.
Lorenzo Quadri