Migranti economici: mentre il presidente tedesco lascia l’ “Anghela” in mezzo al guado
Il “caos asilanti” non c’è ancora. Ma ce lo stiamo andando a cercare
In molti l’avranno scoperto solo adesso, ma in Germania non c’è solo l’ “Anghela”. C’è pure un presidente, tale Joachim Gauck, che è Capo dello Stato, e come tale tenuto ad essere “super partes”. Un po’ come la regina d’Inghilterra ma con meno glamour, parenti e paparazzi (e anche con qualche annetto di meno sul groppone). E tuttavia, e questo ha fatto notizia, lunedì il presidente ha preso una posizione politica (uscendo di fatto dal suo ruolo): ha criticato l’iniziativa dell’ “Anghela” di spalancare le frontiere ai finti rifugiati: la Germania, ha detto Gauck, “non è in grado di accogliere tutti”. Il concetto è stato espresso dal “Gioacchino” in termini più uregiatteschi, ma il succo è questo. Del resto la trovata politikamente korretta della cancelliera non ha mancato di provocare un disastro in Baviera, col risultato che le frontiere con l’Austria sono state chiuse in tempo di record.
Iniziative dissennate
Ovviamente le spese di simili iniziative dissennate – e cosa sia saltato in testa all’ “Anghela”, che certo non è una novellina alle prime armi, non l’ha capito nessuno – le fanno poi i paesi confinanti alla Germania. Tra i quali, ma guarda un po’, ci siamo anche noi. Però Berna, diversamente da Berlino, le frontiere si guarda bene dal chiuderle. Al contrario: si fa carico di nuovi migranti applicando le quote di ripartizione UE ancora prima che quest’ultima le abbia approvate. La solita mania da primi della classe. In gergo politichese questo atteggiamento viene chiamato “Swiss finish”. Nel senso che siamo proprio alla fine.
Incentivi manifesti
E’ vero: la kompagna Simonetta “dobbiamo aiutare l’Italia” Sommaruga non ha ancora detto pubblicamente ai migranti economici “venite da noi che c’è posto per tutti”. Il fatto che l’invito non sia stato formulato verbalmente non vuole però dire che non ci sia. Ci sono anche gli atti concludenti. Come va letta l’ostinazione nel tenere aperte le frontiere quando gli altri le chiudono? E la geniale decisione, presa dalla maggioranza del parlamento nell’ambito della nuova legge sull’asilo di concedere l’assistenza gratuita ai finti rifugiati la cui domanda è stata respinta? Per fortuna è stato annunciato il referendum…
Queste ed altre iniziative sono dei manifesti incentivi a venire in Svizzera. Il fatto che il caos non sia ancora scoppiato, non vuol mica dire che siamo al riparo dall’esodo dei migranti economici. La massa si può formare da un giorno all’altro.
Stati sicuri
Oltretutto: prima di arrivare in Svizzera (o in Germania o in Austria), i migranti di Stati sicuri ne devono attraversare parecchi. Perché non si fermano in quelli? Forse perché le prestazioni sociali non sono le medesime di quelle garantite in Europa occidentale? Inoltre, se il problema è mondiale, perché devono smazzarselo tutto pochi Stati europei?
Accordi di Dublino rottamati?
E come la mettiamo con la rottamazione di comodo degli Accordi di Dublino, quelli che avrebbero dovuto garantire che la domanda d’asilo fosse presentata nel primo Stato Schengen raggiunto, e di conseguenza la Svizzera doveva abolire i controlli sistematici al confine dato che non avevano ragione di essere?
Dublino è saltato, ma i controlli sistematici non sono mica tornati in vigore. E non ci si venga a raccontare la fregnaccia che Schengen è una conquista irrinunciabile (?) e quindi non si tocca, però Dublino può tranquillamente saltare. Ciò che spalanca è irrinunciabile mentre ciò che dovrebbe limitare i danni degli scriteriati spalancamenti va rottamato? Ma chi si pensa di prendere per il “lato b”?
Due cose sono evidenti. La prima. Se salta Dublino salta anche Schengen, e poiché il primo è considerato ormai lettera morta, la Svizzera deve chiudere subito le frontiere (non aspettare di trovarsi nella palta).
La seconda. Visto che su Schengen/Dublino a Bruxelles si transige, si transigerà anche sulle limitazioni alla libera circolazione delle persone votate dalla maggioranza del popolo elvetico il 9 febbraio 2014.
Oberwil
Adesso aspettiamo solo, tra un “non c’è alcuna emergenza” ed un “il caos nell’asilo è tutta un’invenzione populista e razzista” che Confederella e Cantone vengano a bussare alle porte dei Comuni chiedendo di mettere a disposizione spazi per migranti che non si sa più come gestire. Ad Oberwil – Lieli, a titolo preventivo, il municipio ha già provveduto ad acquistare e demolire due stabili che sarebbero potuti entrare in linea di conto a questo scopo.
Lorenzo Quadri