Diminuiscono le entrate pubblicitarie? L’emittente di regime dovrà finalmente risparmiare
Lo stramaledetto virus cinese sta diventando la scusa per qualsiasi cosa. Adesso anche l’emittente di regime SSR se ne esce a dire che, a seguito della diminuzione delle entrate provocate dalla crisi da lockdown, dovrà eliminare in totale 250 posti di lavoro.
Da notare che il virus cinese in primavera ci ha impestati per colpa delle frontiere spalancate e della libera circolazione delle persone. E chi è la prima a sostenerle? Ma proprio la ro$$a TV di Stato! Quando si dice andarsele a cercare…
Curiose omissioni
Stranamente, ma guarda un po’, il direttore generale SSR Gilles Marchand ben si guarda dal dire dove questi 250 posti verrebbero e tagliati e soprattutto come. E’ evidente che una grossa fetta potrà essere gestita tramite le normali fluttuazioni del personale: i dipendenti dell’ente sono oltre 5500. Ma si preferisce fare catastrofismo.
Altra curiosa dimenticanza: il buon Marchand omette di dire che gran parte degli aiuti “covid” stanziati in scioltezza dalla partitocrazia alle Camere federali (soldi di tutti, soldi di nessuno) per il sostegno ai media – va da sé, mettendo i “paletti” in modo da essere sicuri che a beneficiarne saranno i media di regime, quelli che fanno propaganda politica alle idee “giuste” – andrà proprio alla SSR!
“Dica la politica”?
Cosa ha invece la tolla di dire il buon Gilles (in italiano: Egidio)? “La politica mi indichi cosa fare”. Traduzione: “o politicanti, se non volete i tagli, dovete slungarmi più soldi del contribuente”. Un vero e proprio ricatto!
Qui qualcuno è fuori come un balcone.
Tanto per cominciare: Marchand è strapagato per trovare delle soluzioni. Le proposte le deve tirare fuori lui. Altro che invocare la politica.
Punto secondo: di aumentare il canone perché a causa del virus cinese alla SSR mancherebbero entrate pubblicitarie non se ne parla nemmeno. E’ chiaro che l’appello alla “politica” mira proprio a questo. Ma è scandaloso che si osi anche solo suggerire un’aberrazione del genere!
Promesse farlocche
La RadioTv di Stato non è una vacca sacra ed è ora di piantarla di considerarla come tale. Prima della votazione sulla “criminale” iniziativa No Billag, gli alti papaveri dell’emittente avevano fatto varie promesse. Più obiettività, più efficienza, meno sprechi, e soprattutto il ritornello truffaldino: “votate No all’iniziativa per permetterci di cambiare”. Di queste promesse non ne hanno mantenuta mezza. Se cambiamento c’è stato, è avvenuto in peggio. La propaganda di $inistra – pro libera circolazione, pro-Ue, pro-frontiere spalancate, pro-migranti economici e sempre contro gli odiati “sovranisti” – imperversa senza remore. I menatorrone dell’emittente si sono dimenticati che la votazione contro l’iniziativa No Billag l’hanno vinta grazie ai famosi “sì critici”. Che però si sono affrettati ad interpretare ipocritamente come “sì incondizionati”.
Basta teatrini
Ed è ora di darci un taglio alle panzane sul servizio pubblico “indispensabile”. La propaganda di $inistra della SSR (RSI in testa) non è servizio pubblico e non è nemmeno indispensabile. Il cittadino che vuole informarsi, o intrattenersi, ha alternative a bizzeffe. Anche decisamente migliori, tra l’altro. I giovani – quelli che la SSR osanna se manifestano illegalmente per il clima portando acqua al mulino politico ro$$overde – non guardano nemmeno più la TV. Altro che sciacquarsi la bocca col servizio pubblico (che non c’è: la propaganda ro$$a non è servizio pubblico) con la qualità (che non c’è: altrimenti l’informazione, e non di rado pure l’intrattenimento, non sarebbero ridotti a propaganda ro$$a), con la pluralità (che non c’è, essendo la SSR uno dei principali veicoli del pensiero unico)!
Di altri soldi del contribuente la SSR non ne deve ricevere. Men che meno con la scusa del virus cinese. Adesso tutti lo invocano come un mantra per mungere la mammella pubblica fino a disidratazione. Al contrario, aspettiamo sempre la famosa iniziativa per il canone a 200 Fr. In tempo di crisi economica, i cittadini devono pagare di meno e non certo di più.
Non sappiamo quanti posti si immagina verrebbero cancellati alla RSI. Pare pochi. E le voci di spesa decurtabili non mancano di sicuro. In ordine sparso:
- Capi e capetti improduttivi
- Collaborazioni con giornalai $inistrati del Belpaese
- Corrispondenze doppie e triple
- Frontalieri e permessi B
- Nuclei familiari e raccomandati della casta assunti alla RSI.
Inoltre: una puntata di Falò costa 150mila Fr (!) però la Pravda di Comano vorrebbe ulteriore denaro pubblico? Ma col fischio!
Lorenzo Quadri