L’ultima frontiera della stampa di regime per nascondere i disastri del multikulti

 Nei giorni scorsi in Francia ci sono stati ben tre attentati ad opera di terroristi islamici. Il 13 settembre a Tolosa un uomo ha ferito tre passanti e due poliziotti al grido di Allah Akhbar. Due giorni dopo, il 15 settembre, venerdì, alla mattina presto nella stazione del metrò di Chatelet a Parigi un uomo armato di coltello si è scagliato contro un soldato “urlando delle frasi che lodavano Allah”, ma è stato fermato e bloccato dallo stesso militare. Sempre venerdì ma nel pomeriggio, l’attacco più grave: due donne  sono state aggredite a Chalon-sur-Saône, nella Saone et Loire (centro est), da un uomo armato di un martello. Secondo alcuni testimoni al momento del gesto l’aggressore avrebbe urlato “Allah Akhbar”. Le donne sono rimaste seriamente ferite.

Sempre venerdì a seguito di un attentato jihadista nel metrò di Londra sono state ricoverate in ospedale 29 persone.

Assuefazione

Gli attentati dei terroristi islamici imperversano nella cronaca europea. Sta sopraggiungendo l’abitudine. Per non dire l’assuefazione. I commenti sono diventati del seguente tenore: “meno male, solo dei feriti”. Ma stiamo uscendo di testa?

Per questa situazione sappiamo ovviamente chi ringraziare. Quelli che hanno spalancato le frontiere. Quelli che grazie al multikulti permettono agli islamisti di mettere radici e di radicalizzare in Occidente. Quelli del “devono entrare tutti”, che continuano a portare in Europa finti rifugiati con lo smartphone: questi giovanotti non saranno mai integrati, andranno praticamente tutti in assistenza, ed un domani saranno facili da radicalizzare (ammesso che non lo siano già quando arrivano nel vecchio continente). Quelli che non espellono i jihadisti e che permettono ai gruppi islamisti di fare proselitismo; e quei governanti che, ormai del tutto rincretiniti dal politikamente korretto, giustificano la loro scandalosa inazione farfugliando di “basi legali mancanti” (Vero Consiglio federale?).

Truccate anche le notizie

Intanto, ma guarda un po’, la casta e la stampa di regime proseguono con la censura dell’aggettivo islamico: si arrampicano sui vetri per non affiancarlo al sostantivo terrorismo. Parlare genericamente di “vili atti terroristici” omettendo di dire che si tratta di terrorismo islamico, perché su certe cose bisogna glissare, è penoso e squallido. Però la presidenta della Confederella Doris Leuthard, nel suo tweet di condoglianze trasmesso a Barcellona, ha fatto proprio questo. E che dire poi della situazione francese? Tre attentati di terroristi islamici nel giro di due giorni. I criminali urlavano Allah Akbar. E, per non saper né leggere né scrivere, non ci risulta che Allah Akbar sia una marca di patatine fritte. Però la stampa di regime francese non parla di terroristi islamici. Parla di “squilibrati”. Ah ecco: non c’è alcuna rete jihadista nel paese, chi potrebbe mai pensarlo. Gli attentatori sono solo dei poveri pazzi. Ma chi si pensa di prendere per i fondelli? Evidentemente il presidente Macron, marionetta dell’establishment con la popolarità in caduta libera, oltre a spendere un capitale per truccarsi la faccia, pretende che vengano truccate anche le notizie.

“Lo stupro? Brutto solo all’inizio”

Intanto nel Belpaese ecco uscire alla ribalta l’ennesimo pirla. In riferimento agli ultimi stupri di branco, guarda un po’ commessi da immigrati magrebini, che hanno fatto (giustamente) scalpore nella Penisola, tale senatore Vincenzo D’Anna (chi sarebbe costui?) dichiara pubblicamente che le donne “non devono vestirsi da prede sessuali”.  Bravo senatore, avanti così! Burqa per tutte! Se magari l’Europa, invece di dire alle donne che devono girare ricoperte da palandrane altrimenti se vengono stuprate è colpa loro, la smettesse di far entrare immigrati, provenienti da paesi islamici, che ritengono che una donna che esce la sera sia a loro disposizione? Una “cultura” ben spiegata da uno che se ne intende: ossia il mediatore culturale (!) coinvolto nelle violenze di gruppo a Rimini. Il quale senza vergogna ha pubblicamente dichiarato (citazione): “Lo stupro è brutto solo all’inizio, poi quando il pisello entra la donna gode come in un rapporto normale”.

Questa è la “cultura” da cui l’Europa – Svizzera compresa – si sta facendo invadere. Con la fattiva collaborazione dei bolliti residui del femminismo di $inistra.

Se invece si cominciasse a non far più entrare esponenti della “cultura” dello “stupro brutto solo all’inizio, poi…”  e a buttar fuori i finti rifugiati che, per dirla con la kompagna Simonetta Sommaruga, “non rispettano le donne”?

Lorenzo Quadri