Stramaledetto virus cinese: che nessuno si sogni di imporre confinamenti ai vaccinati
In Svizzera la vaccinazione contro lo stramaledetto virus cinese non può certo dirsi “una storia di successo”. E’ piuttosto l’ennesimo fallimento inanellato dal “ministro dei flop”kompagno Alain Berset e dai burocrati ro$$i dell’Ufficio federale di sanità pubblica (UFSP).
La campagna vaccinale in Svizzera è cominciata con mesi di ritardo. I vaccini non c’erano. Di conseguenza, il lockdown dello scorso inverno è stato prolungato ad oltranza. E’ durato più di 4MESI. I danni economici, sociali ed umani che ha provocato sono immensi.
Cifre per nazionalità
Una volta arrivato il vaccino, dopo il boom iniziale l’adesionepopolare è andata scemando. La percentuale di vaccinati è a tutt’oggi insoddisfacente.
In settembre gli ospedali si sono riempiti di immigrati balcanici no vax. Costoro si sono recati al natìo paesello per le vacanze estive e sono tornati impestati. Alcuni è stato pure necessario andarli a prendere, a spese del contribuente. La Lega ha pertanto chiesto al governicchio federale di pubblicare le statistiche dei contagiati, dei ricoverati e dei vaccinati suddivise per nazionalità. Informazioni che “naturalmente” si preferisce imboscare. La stampa d’Oltralpe (non il Mattino populista e razzista) ha scritto che “per certe etnie, il tasso di vaccinazione è irrisorio”. Ancora stranieri non integrati e non integrabili?
Giù dal pero
L’ultima “toppata” in ordine di tempo è la settimana vaccinale appena conclusa. Costata una paccata di milioni, ha avuto esiti assai modesti (eufemismo). E intanto i contagi salgono. Non facciamoci illusioni: il governicchio federale non ha decretato nuove misure restrittive solo perché il 28 novembre si vota sulla legge covid. Una legge a cui, pur turandosi il naso, è buona cosa votare sì (vedi articolo a pagina 13). Per gli aiuti ai lavoratori ed all’economia. Ma anche perché, senza strumenti intermedi come il covid pass, il kompagno Berset ci manda un’altra volta in lockdown. Ed un lockdown non dura due settimane; duraQUATTRO MESI. Se qualcuno immagina sul serio che i camerieri bernesi di Bruxelles “non oseranno” decretare un nuovo confinamento, farà meglio a scendere dal pero. Il numero attualedi contagi in Svizzera, in proporzione, non è tanto diverso da quello della Germania.
I ritardi di Berset
Così come ha cumulato mesi di ritardo sull’inizio della campagna vaccinale, il kompagno Berset ne sta cumulando altrettanti sulla terza dose. In altri paesi – quelli che per primi hanno cominciato con i vaccini, vedi Israele – il richiamo viene somministrato da mesi. Da noi si comincia solo adesso con gli anziani, che però avrebbero dovuto accedere al “booster” già da tempo. Essi infatti perdono più rapidamente la protezione e sono anche stati i primi a venire vaccinati. E’ un po’ che lo scriviamo su queste colonne.
Intanto il governicchio federale da un lato butta milioni nel water nel vano tentativo di convincere i no vax a vaccinarsi, dall’altro fa aspettare chi vorrebbe e dovrebbe ricevere la terza dose.
E’ il caso dei curanti delle case anziani. Poiché hanno a che fare con persone fragili, sono stati immunizzati ad inizio anno. A buon diritto si è insistito ad oltranza con la categoria affinché si vaccinasse il più possibile. Però adesso non si vuole inoculare la terza dose ai curanti dicendo che “non sono particolarmente a rischio”. Ma sa po’? Se è per quello, non lo erano neanche lo scorso gennaio. Però sono stati vaccinati per primi perché lavorano a stretto contatto quotidiano con le persone più a rischio di tutte!
Ancora cappellate
Grazie ai ritardi sulla terza dose ci sono anziani, vaccinati nei primi mesi dell’anno, la cui protezione contro lo stramaledetto virus cinese è ormai indebolita. Però dispongono del covid pass e pertanto si illudono di essere protetti, se non dal contagio, almeno da un decorso grave. La realtà potrebbe essere diversa.
Ormai l’hanno capito anche i paracarri che il vaccino non impedisce di contagiarsi e di contagiare, anche se lo rende più difficile. La differenza principale sta nel decorso. Quindi, pass o non pass, misure “di sicurezza” come distanze, mascherine, plexiglas, eccetera, vanno mantenute. Ed invece la stessa Confederella è riuscita a prodursi, in casa propria, nell’ennesima cappellata: smantellare le protezioni in plexiglas nelle aule del Parlamento, dopo aver speso decine di migliaia di franchi del contribuente per installarle. E lunedì 29 novembre, in piena impennata dei contagi, comincerà la sessione a Berna.
Tanto per mettere la ciliegina sulla torta, il kompagno Berset si è fatto fotografare in treno senza mascherina. L’avrà anche tolta per mangiare o bere (questa la scusa ufficiale) ma l’immagine è diventata virale sui social. Non ci voleva il Mago Otelma per prevederlo. Il risultato è l’ennesima spallata alla già scarsa credibilità del governicchio federale.
Nessuna nuova chiusura
Una cosa deve essere chiara: altre chiusure di attività economiche ed ulteriori limitazioni della libertà di chi si è vaccinato non sono né sostenibili né tollerabili. Con la dose “booster” paesi come la Gran Bretagna sono riusciti a riportare la pandemia sotto controllo. Sicché sarà meglio darsi una mossa!
Lorenzo Quadri