E intanto la Lombardia, da locomotiva d’Italia, è diventata da tempo terra d’emigrazione

Ma nooo, ma chi l’avrebbe mai detto! Nella Vicina Penisola l’emigrazione si impenna. Sempre più persone lasciano il paese. Il loro numero è in crescita da anni. A metterlo nero su bianco è uno studio della Fondazione Migrantes che ogni anno raccoglie i dati sull’emigrazione italiana.

Più 76%

Fatto sta che, dal 2006 al 2020, quindi sull’arco di 14 anni, i lavoratori partiti dalla vicina Penisola sono aumentati del 76%: da 3.1 a 5.5 milioni. La regione più colpita dalle partenze è la Lombardia, che ne ha registrate quasi 550mila.

E qual è la meta più gettonata? Ma ovviamente la Svizzera, destinazione del 20% dell’emigrazione lombarda. E quale sia la parte di Svizzera più toccata dal fenomeno lo si indovina anche senza bisogno del Mago Otelma: il Ticino, è chiaro.

Intanto dalle nostre parti già ci troviamo il 30% di lavoratori frontalieri. Ed i frontalieri, si badi bene, non rientrano nella categoria degli espatriati, dal momento che vivono ancora nel Belpaese.

Minoritari in casa propria

Risultato dell’invasione da sud (e non solo da sud): 1) la maggioranza dei lavoratori attivi in Ticino non è svizzera; 2) la maggioranza degli abitanti di questo sfigatissimo Cantone ha passato migratorio.

I ticinesi sono dunque diventati minoritari in casa propria. Già svariati anni fa, con cifre che non erano certo quelle indicate sopra, la Lega ammoniva: finiremo come gli indiani nelle riserve se non controlleremo l’immigrazione. E adesso questa prospettiva sta diventando realtà.

Sempre peggio

La partitocrazia spalancatrice di frontiere non ne vuole sapere di controllare l’immigrazione. Non solo ha voluto la devastante libera circolazione delle persone, ma vuole pure:

  • lo sconcio accordo quadro istituzionale e con esso la direttiva UE sulla cittadinanza;
  • il patto ONU sulla migrazione, ovvero l’introduzione della libera circolazione delle persone a livello mondiale e la trasformazione dell’immigrazione clandestina in un diritto umano;
  • in tempo di crisi nera, la casta sogna di fare arrivare in Svizzera ancora più finti rifugiati.

Altro che “eccellenze”

Dallo studio della fondazione Migrantes emerge anche un altro aspetto interessante. Ovvero che ad emigrare dall’Italia non sono più solo operai o manovali, ma anche persone con una scolarizzazione superiore. Non si tratta però delle tanto invocate eccellenze, bensì di persone diplomate che all’estero cercano lavori generici.

In altre parole: ad immigrare in Svizzera- ma questo vale anche per i frontalieri – sono individui il cui curriculo formativo e professionale è del tutto simile a quello dei ticinesi. Questi stranieri, che arrivano grazie alla devastante libera circolazione, non colmano dunque nessuna “lacuna”. Non sono affatto i “profili che qui non si trovano”. Semplicemente, soppiantano gli svizzeri sul mercato del lavoro. Il medesimo fenomeno si vede benissimo anche con i frontalieri: ben due terzi lavorano nel settore terziario, dove non c’è alcuna carenza di manodopera residente. Solo un settimo (!) dei permessi G è attivo in settori dove si fatica a trovare il personale locale. A dirlo non è il Mattino populista e razzista, bensì uno studio realizzato dall’ufficio del lavoro del Canton Zurigo.

Guerra tra poveri

La crisi da stramaledetto virus cinese non farà che acuire la guerra tra poveri provocata dalla devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia. Una guerra tra poveri da cui il ticinese esce perdente. La pubblicazione “Lavoro e reddito: panorama del tema” a cura dell’Ufficio cantonale di statistica parla chiaro. A fine 2019 in Ticino c’erano 232mila posti di lavoro. Nel secondo trimestre dell’anno di disgrazia 2020 erano scesi a 227mila. Quindi 5 mila in meno. Però il numero dei frontalieri presenti in Ticino è rimasto uguale. Questo vuol dire che a perdere il lavoro sono stati i ticinesi.

La crisi economica italiana, che sarà catastrofica – lo Stato era in bancarotta già prima del virus, figuriamoci adesso: immaginiamo quindi quali e quanti aiuti anticrisi riceveranno i cittadini e le aziende tricolore: un fico secco – non farà che esacerbare l’immigrazione dall’Italia verso la Svizzera. E abbiamo visto che ad arrivare da noi non è affatto “la forza lavoro di cui ha bisogno l’economia”.

Se la partitocrazia, contro la volontà popolare, continuerà a rifiutare istericamente di porre un freno all’invasione, alle nostre latitudini il disastro non è solo annunciato. E’ proprio garantito.

Lorenzo Quadri