Manifestazione dell’11.12.13
Ticinesi in trasferta a Berna: felici di riceverli
Delusione, rassegnazione, rabbia. Ma soprattutto preoccupazione per il futuro. Il futuro proprio e quello dei propri figli. Sono molte le emozioni che traspaiono, anzi che grondano dalle lettere consegnate a Berna mercoledì 11.12.13 alla deputazione ticinese alle Camere federale e al sottoscritto come presidente. Ci sono richieste d’aiuto, grida d’allarme. Ci sono descrizioni di vicende personali amare e drammatiche. Tanta preoccupazione, ma comunque tanta voglia di non gettare la spugna, malgrado tutto.
Una settantina di persone si sono prese la briga di “investire” una giornata, pagandosi il viaggio di tasca propria, per potersi recare a Berna a far sentire la propria voce.
La trasferta non cambierà le sorti del Ticino, ma è comunque un segnale importante. Tutto aiuta a far capire che la situazione occupazionale nel nostro Cantone, a seguito della devastante libera circolazione delle persone, si fa sempre più grave. E’ importante farlo capire a Berna, dove c’è chi crede di poter ignorare la realtà trincerandosi dietro le statistiche “interessate” della SECO.
Sarà tanto o sarà poco, ma sta di fatto che i ticinesi che si sono recati a Berna hanno voluto prendersi l’impegno di fare un gesto politico; di vivere la politica in modo attivo. Di metterci la faccia, firmando i propri scritti con nome e cognome, invece di limitarsi alle lamentele da bar in base al “tanto non cambia niente”.
E’ ovvio che quanti hanno partecipato al viaggio non avevano bisogno di andare fino a Berna per vedere i deputati ticinesi, avrebbero potuto più comodamente incontrarli a sud delle Alpi. Ma sarebbe mancato il valore simbolico, il messaggio forte alla capitale. Il grido “noi ci siamo, non dimenticateci”.
Non è infrequente vedere, sulla piazza federale, assemblamenti di vario genere (per di più organizzati da sindacalisti pagati con le quote dei lavoratori). A proposito, vi siete mai chiesti perché i sindacati si lamentano solo per i padroncini, ma non per i frontalieri? Facile, perché i frontalieri pagano le quote di iscrizione, i padroncini no.
Sulla piazza federale fanno capolino, a seconda dell’occasione, bandiere di ogni genere; ma quelle rossoblù mancavano da un po’. E’ stato bello vederle. Soprattutto nell’ambito di una manifestazione interamente spontanea, organizzata da privati cittadini, non da esponenti di associazioni o sindacati
Queste iniziative sono anche di aiuto ai parlamentari che cercano di far capire ai colleghi di altri Cantoni, come pure all’amministrazione federale, che i problemi sul territorio ticinese esistono, anche se non emergono dalle statistiche federali a cui, notoriamente, si può far dire tutto ed il contrario di tutto.
Assieme ai colleghi deputati presenti, sono stato fiero di ricevere i “concittadini” e il loro carico di lettere, di emozioni e di speranze.