30% dei cittadini ha il doppio passaporto, altrettanti sono stranieri, ed in più…

Certo, non si può dire che si tratti di una sorpresa. Ma vederselo messo lì, nero su bianco, fa comunque un certo effetto. I Ticinesi ormai sono come i panda: in estinzione. La prova definitiva è arrivata di recente, quando sono stati comunicati i dati sui doppi passaporti. Ebbene, in Ticino il 30% degli abitanti dispone di una o più cittadinanze. Ovvero: ha almeno un passaporto di troppo. Apperò.

Nella classifica dei cittadini con doppio passaporto, il Ticino con il suo 30%, è secondo solo a Ginevra, dove il tasso è del 46%.

Un’invenzione?

Poi la partitocrazia e la stampa di regime hanno ancora la tolla di sostenere che le naturalizzazioni facili sarebbero tutta un’invenzione della Lega populista e razzista? E’ evidente che in Ticino si è troppo largheggianti; ed è altrettanto evidente che il doppio passaporto è la regola di chi si naturalizza. Cumulare i passaporti per tirar fuori ora l’uno ora l’altro documento, a seconda della convenienza contingente, è normale.

Chiedere ai neosvizzeri di dimostrare la propria integrazione facendo una scelta di campo chiara a favore del Paese di cui hanno chiesto ed ottenuto la cittadinanza? Non sia mai!

Nemmeno a Berna

Addirittura, la partitocrazia imbesuita dal multikulti reagisce con scandalo ed indignazione se qualcuno chiede che chi fa politica a livello federale abbia un solo passaporto, perché non si può rappresentare un paese, oltretutto nel livello istituzionale più alto, con in tasca il passaporto di un altro Stato. Colmo dei colmi: perfino la pretesa, scontata, che un Consigliere federale abbia un solo passaporto viene respinta con stizza dalle maggioranze politikamente korrette. Del resto, il Consigliere federale PLR aveva il doppio passaporto fino al giorno prima dell’elezione… Avanti, spianiamo la strada a ministri con cittadinanze multiple, ai quali del nostro paese importa meno di zero, per la gioia dei $inistrati rottamatori della Svizzera!

Per contro in altri paesi, ad esempio in Australia, il doppio passaporto è motivo d’incompatibilità con un seggio in parlamento ed in governo.

Come gli indiani nelle riserve

Tornando al nostro Cantone: al  30% di doppi passaporti si aggiunge il 30% di stranieri presenti in Ticino. Poi però qualcuno ha ancora il coraggio di accusare i ticinesi di razzismo. 30% più 30%, e siamo già ad una chiara maggioranza. Alla quale bisogna ancora aggiungere i 70mila frontalieri che entrano tutti i giorni in Ticino uno per macchina.

Qui  stiamo davvero finendo come gli indiani nelle riserve: lo “storico” manifesto della Lega aveva visto giusto!

Poi ci chiediamo come mai le specificità elvetiche, ovvero il tanto decantato “modello svizzero”, vengono progressivamente svendute.

Poi ci chiediamo come mai il nostro paese diventa sempre più uguale a quella (fallita) UE da cui arriva la maggioranza degli immigrati.

Numero chiuso

Davanti ad una situazione come quella descritta (30% di residenti in Ticino con doppio passaporto e 30% di stranieri) ci si attenderebbero delle contromisure. Ad esempio, l’introduzione di un numero chiuso per le naturalizzazioni. Un tema su cui, come noto, la Lega insiste da anni. Invece accade l’esatto contrario. Si fa di tutto per naturalizzare il più possibile. Ad esempio nella principale città del Cantone, Lugano, da mesi la commissione delle petizioni del Consiglio comunale, quella che preavvisa le domande di attinenza comunale, fa le sedute doppie per evadere sempre più dossier. Come se ci fosse una qualche fretta. Come se avessimo un qualsivoglia obbligo di naturalizzare. Ed infatti all’ordine del giorno dell’ultima seduta del Consiglio comunale c’era la cifra record di oltre 80 naturalizzazioni. Una vera e propria fabbrica di svizzeri! E su quanto questi neo-cittadini elvetici siano integrati si potrebbe disquisire a lungo. Basti pensare che, se non fosse intervenuta la Confederella, perfino il famigerato Imam di Viganello, quello che Berna sospetta di legami con il terrorismo islamico, avrebbe oggi il passaporto rosso.

E di certo quello che accade a Lugano non è un’eccezione; sulla città sul Ceresio non vigono pratiche più largheggianti che nel resto del Cantone: è così ovunque!

Prendere esempio

Per ridimensionare la fabbrica di svizzeri ci sono varie opzioni. Una ci viene da tre CantonI: Berna, Grigioni e Argovia, dove sul tema si è votato la scorsa domenica. Si tratta di richiedere a chi si naturalizza di non aver beneficiato di prestazioni sociali nei 10 anni precedenti la domanda. O, se ne ha beneficiato, deve averli restituiti. La legge federale al proposito prevede un minimo di tre anni senza assistenza, lasciando però ai Cantoni la facoltà di inasprire detto requisito. In Ticino siamo adagiati sul minimo di tre  anni!

E vista la messe di passaporti che la partitocrazia distribuisce in scioltezza, come se si trattasse di dar via i coriandoli a Carnevale, è evidente che occorre seguire quanto prima l’esempio di chi è messo meglio di noi ed introdurre il tetto minimo di 10 anni. Farlo è peraltro facilissimo. Basta che il Gran Consiglio voti l’iniziativa parlamentare presentata un anno fa dall’allora deputato Nicholas Marioli a nome del gruppo parlamentare della Lega. L’oggetto è inserito all’ordine del giorno della seduta che inizierà il 17 febbraio.

Lorenzo Quadri