Il Tribunale federale insiste: allontanare qualcuno dalla Svizzera? Giammai!

 

Proseguono le perle del Tribunale federale all’insegna del “devono rimanere tutti”. La Corte di Losanna la scorsa settimana ha infatti accolto il ricorso di una cittadina tedesca cui il Canton Ticino aveva deciso di revocare il permesso di dimora, ossia il permesso B, in quanto a carico dell’assistenza. La donna è arrivata in Svizzera nel novembre del 2011 per lavorare in un albergo dei Grigioni, ed in quel Cantone ha ottenuto un permesso di dimora valido per 5 anni. Ma un anno dopo, nel 2012, ha perso il posto ed è entrata in disoccupazione. Nel 2013 si è trasferita in Ticino. Nel luglio del 2014 ha trovato un nuovo impiego, durato pochi mesi. Nel maggio 2015 ne ha trovato un altro, lasciato però già a luglio. Dal marzo del 2014 dipendeva dall’aiuto sociale. Questo quanto riportato dalle note di cronaca.

Due considerazioni

Sulla base della situazione sopra descritta, la Sezione della popolazione aveva deciso di revocare alla donna il permesso di dimora. Decisione sacrosanta. E bastano un paio di semplici considerazioni per accorgersene.

  • Il permesso B per esercizio di attività lucrativa lo ottiene chi si trasferisce in Svizzera per lavorare. Niente attività lucrativa, niente permesso. Altrimenti è immigrazione nello Stato sociale. Ma gli stessi eurobalivi hanno dichiarato che la libera circolazione non serve a fare shopping di prestazioni assistenziali, trasferendosi nello Stato dove si può “mungere” meglio.
  • La signora tedesca in questione è arrivata in Svizzera nel 2011, quindi quasi sei anni fa. In sei anni, ha lavorato in totale un anno e qualche mese. Ossia per una parte decisamente minoritaria del tempo trascorso nel nostro l paese. Ergo, non si può certo dire che sia in Svizzera per esercitare un’attività lucrativa. Ed infatti dal tre anni la donna dipende dall’aiuto pubblico. Ovvio quindi che il permesso va ritirato.

Giuridicamente sostenibile

Da notare che la decisione di revoca del permesso è stata confermata dal Consiglio di Stato e  poi ancora dal Tribunale cantonale amministrativo. Il fatto che il Tram ci abbia messo la firma dimostra che la decisione è sostenibile dal punto di vista giuridico. Poi però arriva il solito Tribunale federale a buttare tutto all’aria. All’insegna del solito motto: gli svizzerotti devono accogliere e mantenere tutti.

La donna tedesca, dice il TF, deve poter restare in quanto “non risulta che si trovi in una situazione di disoccupazione volontaria né che abbia adottato una condotta abusiva”. E allora? Visto che non lavora ma è a carico dello Stato sociale, la donna non ha più alcun titolo per mantenere il suo permesso B.  Sono venuti a mancare i presupposti necessari. Non c’è scritto da nessuna parte che bisogna anche essere delinquenti e/o approfittatori per venire allontanati. Questo ulteriore requisito è una fregnaccia inventata dagli azzeccagarbugli di Losanna per imporre agli svizzerotti di mantenere tutti!

Il TF fa politica

Ecco dunque che i legulei di Mon Repos, quelli che alleggeriscono le pene ai jihadisti e rifiutano di espellerli perché “nel paese d’origine rischiano il carcere”, e quindi ci teniamo in casa i terroristi islamici e magari li manteniamo pure in assistenza, rendono l’ennesimo “servizio” al paese. E’ evidente che ci sono giudici che usano il margine di manovra di cui dispongono per sventare le espulsioni ogni volta che possono: basta che esista un minimo appiglio per farlo. Perché in Svizzera “devono entrare tutti”. Questa è una precisa scelta politica del potere giudiziario. Una scelta contraria alla volontà popolare e alla Costituzione, la quale dice che l’immigrazione va limitata. Applausi a scena aperta!

La beffa

Morale della favola: grazie al TF, i ticinesotti dovranno continuare a mantenere la signora tedesca, che se la ride a bocca larga. Inutile dire che il contribuente le ha già pagato i ricorsi fino al Tribunale federale.

E al danno si aggiunge la beffa: proprio la Germania ha stabilito che gli immigrati, compresi quelli UE, nei primi 5 anni di presenza su territorio tedesco non hanno diritto ad accedere agli aiuti sociali. La Germania, dunque, discrimina e fissa delle priorità. Gli svizzerotti fessi invece mantengono dimoranti in assistenza: tedeschi compresi. Grazie, Tribunale federale!

Lorenzo Quadri