Ma come, non dovevano essere tutte balle della Lega populista e razzista? E invece ancora una volta –  non è certo la prima: lo scenario si ripete desolatamente uguale da anni – si “scopre” la seguente realtà di fatto. Nel primo trimestre 2014 in Ticino c’erano 4000 occupati in più rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente. Nello medesimo lasso di tempo, il numero dei frontalieri è aumentato di 4000. Non ci vuole un premio Nobel per l’economia per capire cosa questo significhi: l’intera crescita occupazionale in Ticino è andata a beneficio dei frontalieri. Non dei ticinesi. La “lieta novella” è stata divulgata dal GdP di venerdì.

Vanno notate e sottolineate due cose.

Primo. Il concetto di “occupato” (utilizzato per fare le statistiche) è assai diverso da quello, terre à terre, di “persona che lavora”. Si può essere “occupati” in senso statistico lavorando un’ora alla settimana. Quindi la crescita reale dell’economia ticinese è ben diversa da quella che emerge dalle statistiche “belle a committente loro”. Statistiche il cui obiettivo politico è sempre lo stesso: tentare di far credere che in fondo la devastante libera circolazione delle persone non è poi quello sfacelo che dicono i soliti populisti e razzisti.

Secondo: il numero degli occupati è superiore (ovviamente) a quello dei frontalieri. Questo significa che la crescita dei frontalieri è nettamente più rapida di quella, arrancante, del mercato del lavoro ticinese.

I frontalieri hanno infatti da vari mesi sfondato la soglia di 60mila presenze. Non si tratta certo di una soglia psicologica. La soglia è molto pratica. I posti di lavoro che mancano ai ticinesi non sono uno stato d’animo. Sono una triste realtà, che coinvolge persone di tutte le età. Dagli apprendisti in su. Le decine di migliaia di automobili con targhe “I” che quotidianamente “infesciano” le nostre strade ed autostrade, rendendo impossibile circolare, non sono una fantasia.

 

56% nel terziario

Sempre per la serie “chi l’avrebbe mai detto”, i frontalieri aumentano soprattutto nel settore terziario. Dove lavora il 56% di essi. Viene così definitivamente sbugiardata la fregnaccia degli spalancatori di frontiere, secondo cui i frontalieri sarebbero “indispensabili all’economia ticinese perché fanno i lavori che i ticinesi non vogliono più fare”. Questa patetica panzana  è sotterrata dai fatti: i nuovi frontalieri soppiantano i residenti sul mercato del lavoro. Non colmano delle lacune. Si sostituiscono ai ticinesi. E non dimentichiamoci dei 258 frontalieri che lavorano per il Cantone: naturalmente non si trovavano dei candidati ticinesi, nevvero?

Né la situazione è destinata a migliorare. Nella provincia di Varese, che non è la più scalcagnata del Belpaese, un giovane su due non ha lavoro. Quindi la pressione sul mercato del lavoro ticinese non è destinata ad allentarsi, ma proprio il contrario.

 

Intanto…

E intanto, al di qua del confine, cosa succede? Succede che il presidente del Consiglio di Stato dice, ripete e ri-ripete che bisogna rifare il voto del 9 febbraio perché i frontalieri non si devono contingentare. Il presidente della Confederazione Didier “Dobbiamo aprirci all’UE” Burkhalter, PLR, arriva a Lugano con 5 colleghi a fare promozione dell’immagine del proprio collegio (messa decisamente maluccio, e ce n’è motivo). Parla del sole, del paesaggio e del cuore della Svizzera al Gottardo. Non una parola sui ticinesi che non hanno lavoro poiché soppiantati dai frontalieri. Non una parola su ditte ed artigiani ticinesi alla canna del gas a causa della concorrenza sleale dei padroncini.

Intanto la direttrice PLR del DFE invece di prendere misure d’urgenza per ridurre il numero dei frontalieri, si trincera dietro la foglia di fico del “margine di manovra nullo”.

 Il Ticino non è solo Cantone. E’ anche Repubblica. Sta scritto anche sulla carta intestata. Compresa quella sulle scrivanie della direzione del DFE. Sicché il margine di manovra c’è  eccome. Lo dicono anche a Berna.  Ma per la ministra ticinese delle Finanze “il margine di manovra è nullo”.

Ed intanto si continuano a rilasciare a spron battuto nuovi permessi G. Nel terziario. Per lavori d’ufficio. Dove si sa benissimo che ogni frontaliere in più che lavora è un ulteriore disoccupato ticinese.

Il 70% dei ticinesi, oltre sette mesi fa, vota i contingenti per frontalieri. Perché il Cantone non può fare “obiezione di coscienza” e rifiutarsi di rilasciare nuovi permessi per quei frontalieri che si sa benissimo che andranno a soppiantare i residenti? Ci vuole tanto a decidere che, per rilasciare un nuovo permesso per frontaliere, per qualche motivo amministrativo-burocratico, d’ora in poi ci vorranno 9 mesi e non più tre giorni?

Lorenzo Quadri