La popolazione residente in Ticino, secondo i dati di fine 2012, ha raggiunto quota 341’652. E’ quindi un record, dovuto però alla crescita massiccia dei cittadini stranieri. Questi ultimi sono aumentati di 3000 unità in un anno, mentre i rossocrociati solo di 1720.  Nel nostro Cantone gli stranieri sono in totale (già ora) oltre 91mila. Non stiamo nemmeno a dilettarci (si fa per dire) in proiezioni su come si presenterà la popolazione ticinese fra cinquant’anni se i dati di crescita rimarranno questi. In effetti già sappiamo che diventeranno sempre peggio.

Il  titolo con cui ad esempio il Corrierone del Ticino ha pubblicato il dato statistico è indicativo: «Record di abitanti per effetto degli stranieri».

Oltretutto le statistiche sono viziate dal fatto di non distinguere gli svizzeri dai neo naturalizzati: ciò che dà artificialmente l’impressione che gli stranieri siano meno di quelli che in realtà sono. Una circostanza, questa, come abbiamo avuto più volte modo di ripetere, che falsa ad arte i dati ufficiali: non solo quelli della nazionalità degli abitanti, ma anche quelli, ben più imbarazzanti, degli stranieri che delinquono, degli stranieri in assistenza, degli stranieri che beneficiano dell’AI (magari per motivi non verificabili quali “mal di schiena” o “disturbi psichici”).

E poi, davanti a queste cifre, i soliti noti hanno ancora il coraggio di inventarsi il finto problema del razzismo in Ticino! Al massimo da noi si verificano, questi sì, problemi di odio razziale tra entie straniere diverse. Accade anche nelle scuole, con tutte le conseguenze del caso. Ma di sicuro, contrariamente a quanto s’inventa – tanto per fare un esempio – la sempre più sparuta schiera di  moralisti a senso unico ed in funzione partitica, il razzismo dei ticinesi è un finto problema, inventato a scopo politico e per tornaconto economico (perché i kompagni di turno che ci “tettano dentro” non mancano). Esiste invece, eccome che esiste, una discriminazione sempre più feroce dei ticinesi in casa propria. Perché i ticinesi,  abituati ad essere svizzeri e ligi alle regole, si vedono mettere i piedi in testa da persone in arrivo da “altre culture (?)” che certe remore proprio non le hanno. Ma naturalmente bisogna “comprendere”, “essere disponibili”, “dimostrare apertura”: mica si vorrà venire additati come beceri populisti e razzisti da coloro che si sono autoattribuiti il monopolio della morale?

Del resto, se il Ticino fosse un paese razzista, il numero degli stranieri non aumenterebbe in maniera esponenziale.

Quale sarà il futuro andando avanti di questo passo non ci vuole molta fantasia per prevederlo.
Nelle scorse settimane si è saputo che, secondo il censimento 2011, quell’anno per la prima volta nella storia il nome più diffuso tra i bambini inglesi è stato Muhammed, nelle sua varie forme. E, in città inglesi come Leicester, Luton e Slough, la maggioranza della popolazione già appartiene alle cosiddette “minoranze etniche”. Le quali naturalmente, ben lungi dall’integrarsi, impongono le proprie regole.
Perché le nostre, la nostra identità, la nostra cultura, i nostri valori, guai a difenderli ed a promuoverli: si viene denigrati come beceri populisti e razzisti.

Altri commenti, a questo punto, non servono. La conclusione può essere una sola. O torniamo ad avere il controllo sull’immigrazione e richiudiamo le frontiere scriteriatamente spalancate a suon di “politikamente korretto”, oppure il nostro destino sarà davvero lo stesso degli indiani d’America.

Lorenzo Quadri