Il mondo è cambiato, però le frontiere svizzere restano spalancate come se niente fosse?

4200 posti di lavoro persi ma record di frontalieri: siamo fuori di cranio? Subito una moratoria sui nuovi permessi G!

Da un lato la crisi economica da stramaledetto virus cinese, o – per essere più precisi – da lockdown eterno decretato dal kompagno Berset, che ha FALLITO nella campagna di vaccinazione. Dall’altro, la devastante libera circolazione delle persone senza limiti, voluta dalla partitocrazia. Non ci voleva di sicuro un premio Nobel per l’economia per accorgersi che si tratta di una miscela esplosiva. Ed infatti il mercato del lavoro ticinese, e quindi il Ticino, è a ramengo.

Gli ultimi dati sono deleteri. Secondo le cifre (corrette) divulgate nei giorni scorsi dall’UST (dopo quelle “toppate” di un paio di settimane fa), in Ticino sono stati persi 4200 posti di lavoro. Mentre l’occupazione crolla, i frontalieri continuano ad aumentare. Hanno infatti raggiunto la cifra record di 70’115. Di cui 46mila attivi nel settore terziario. Dove non c’è alcuna carenza di manodopera ticinese. Anzi: 2/3 dei disoccupati ticinesi lo sono proprio in questi ambiti. 70’155 sono i frontalieri dichiarati. Poi ci sono quelli in nero. Poi ci sono le migliaia di padroncini che entrano tutti i giorni in questo sfigatissimo (è proprio il caso di dirlo) Cantone.

Come gli indiani nelle riserve

I Ticinesi stanno diventando come gli indiani nelle riserve. Ormai rappresentano solo il 47.9% dei lavoratori. Tutti gli altri sono stranieri: o residenti, o frontalieri (questi ultimi ormai rappresentano un terzo degli occupati totali). 10 anni fa erano il 55%.

Per questa situazione ci sono dei precisi responsabili: i partiti del triciclo ed i loro soldatini, che hanno voluto la devastante libera circolazione delle persone e che hanno rottamato la preferenza indigena votata dal popolo.

Chi assume?

E che i $inistrati spalancatori di frontiere, quelli che pur di non difendere i lavoratori se le inventano tutte, non vengano a raccontarci storielle su lavori che i ticinesi non vogliono (?) fare, o a montare la panna sui ticinesi che assumono frontalieri. Tanto per cominciare: ad assumere permessi G sono spesso e volentieri datori di lavoro stranieri (in particolare italici) o svizzerotedeschi. Per le grandi aziende con sede fuori Cantone vale poi il principio della colonizzazione. Se si nominano responsabili frontalieri, questi a loro volta fanno lavorare solo concittadini in arrivo dal natìo paesello; magari pure parenti. Nella grande distribuzione ci sono esempi eclatanti. Ma anche nel settore parastatale (vedi SUPSI).

Concorrenza sleale

Poi, è ovvio: anche gli imprenditori locali “con scarsa sensibilità sociale” sono una realtà. Ma il problema è la libera circolazione delle persone che permette a costoro di assumere permessi G invece di ticinesi. I kompagnuzzi, quelli che vorrebbero che lo Stato stabilisse anche il colore delle mutande, quando si tratta di frontiere ecco che diventano ultraliberisti: “devono entrare tutti”, senza alcuna regola! Lavoratori ticinesi mandati allo sbaraglio della concorrenza sleale italica! Sleale perché, come ben sappiamo, i costi della vita oltreramina sono ben diversi dai nostri. E sleale perché – come giustamente scriveva in un intervento il capogruppo Udc in Gran Consiglio Sergio Morisoli – i potenziali frontalieri sono 4.4 milioni: quindi, ogni lavoratore ticinese si trova in concorrenza con 20 lavoratori lombardi.

Coesione sociale in pericolo

E’ evidente che questa situazione non può continuare. La premier socialdemocratica (!) danese Mette Frederiksen ha lanciato l’obiettivo “zero asilanti” poiché essi potrebbero mettere in pericolo la coesione sociale. E non è che la Danimarca sia sommersa da richieste d’asilo. Cosa dovremmo dire noi? Impieghi in drammatico calo e frontalieri sempre in crescita: se questa situazione disastrosa, provocata dalla partitocrazia (ricordarsene il 18 aprile!), non è un pericolo non solo per la coesione sociale, ma anche per quella nazionale…

Inoltre: qualcuno si immagina che, a parti invertite – invasione massiccia di lavoratori ticinesi che soppiantano i residenti lombardi – il Belpaese starebbe a guardare? Mai più! Nei nostri panni, il Belpaese avrebbe già costruito un muro sul confine da fare invidia a Trump e ad Orban.

L’unica cosa immutabile…?

Morale della favola: la libera circolazione è insostenibile durante una pandemia (bisogna ridurre la mobilità) e lo è anche dopo (i posti di lavoro superstiti vanno riservati ai cittadini “indigeni”). Quindi deve saltare. I 4200 impieghi finora persi in Ticino sono solo la punta dell’iceberg. Numerose attività risultano al momento tenute in vita artificialmente dagli aiuti federali. Una volta che questi saranno esauriti, i fallimenti a catena ci piomberanno addosso a valanga.

Con la scusa dello stramaledetto virus cinese si sono azzerate le libertà fondamentali dei cittadini, sono stati emessi dei divieti di lavoro, è stata instaurata una dittatura… ma l’unica cosa immutabile ed intangibile è la libera circolazione delle persone? Siamo fuori di cranio?

Quanto ottenuto dal Regno Unito con la Brexit dimostra che i rapporti con la fallita UE vanno urgentemente ripensati. A partire proprio dalla libera circolazione.

Lorenzo Quadri