Il governicchio risponde njet alle richieste leghiste di frenare l’assalto alla diligenza

Come c’era da attendersi, il governicchio cantonale ha risposto picche alla mozione della Lega, presentata dalla vicecapogruppo in GC Sabrina Aldi, che chiedeva una moratoria sui permessi G. La mozione presentava pure una seconda richiesta: l’introduzione dell’obbligo di trasferire il proprio domicilio in Ticino entro due anni dall’assunzione per i frontalieri eventualmente ingaggiati nel settore pubblico, parapubblico ed in generale sussidiato.

Il solito argomento

Il motivo del njet alla prima richiesta della mozione è sempre il solito: “Sa po’ mia! E’ contrario alla sacra libera circolazione delle persone!”. I risultati di questo “sa po’ mia!” li vediamo ogni giorno. La scorsa settimana abbiamo appreso che il numero dei frontalieri presenti in Ticino ha infranto l’ennesimo record (ad ogni rilevamento la cifra sale) ed ormai siamo a quota 74’200. Ciò significa che nel giro di qualche settimana arriveremo a 75mila. Inutile dire che l’aumento più rilevante riguarda proprio il settore terziario, dove i permessi G sono ormai quasi 50mila (più che quadruplicati con la devastante libera circolazione delle persone).

La presa di posizione del governicchio non è sorprendente. E’ l’ennesima certificazione che la per la situazione di palta in cui si trova il mercato del lavoro ticinese ci sono dei precisi responsabili: PLR, PPD, P$, Verdi-anguria e tutti coloro che hanno voluto la libera circolazione. Ma avanti, continuate a votarli…

Presi per i fondelli

La citata situazione di palta è poi anche la causa prima dello “spopolamento” con cui è diventato di  moda riempirsi la bocca, ovviamente solo con l’intento di sdoganare politichette immigrazioniste.

In più a Berna il Dipartimento federale di giustizia è diretto dalla spalancatrice di frontiere PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS) la quale ha affermato che il Ticino, schiacciato dall’invasione da sud, sarebbe “vittima del suo successo”. Per non farsi mancare niente, costei ha pure dichiarato che durante la pandemia la decisione più dura da prendere è stata la chiusura (?) delle frontiere (chiusura per modo di dire: dal Belpaese sono sempre entrati tutti senza uno straccio di controllo). Grazie ex partitone per regalare al Paese simili grandi statisti!

Ed intanto, come già rilevavamo la scorsa settimana, i vicini a sud ci prendono pure per i fondelli sul “nuovo” (?) accordo sulla fiscalità dei frontalieri. Esso risulta infatti “sparito dall’agenda politica italiana” (quando mai vi ha figurato?).

Decretare lo stop al rilascio di nuovi permessi G “sa po’ mia”; bloccare i ristorni “sa po’ mia”. Se questo è l’andazzo, tanto vale chiudere baracca subito.

Pressione crescente

I frontalieri in Ticino aumentano quando i posti di lavoro diminuiscono a causa della crisi economica da stramaledetto virus cinese. “Ma proprio la pandemia – osserva Sabrina Aldi, autrice della mozione leghista – ha dimostrato che alla libera circolazione delle persone si può derogare; mi riferisco alle misure prese ai confini, anche quelli tra Stati membri UE. La pandemia ha cambiato il mondo e quindi delle eccezioni alla libera circolazione devono essere possibili, anche a tutela delle economie locali. Quando in Lombardia inizieranno i fallimenti a catena, la pressione sul mercato del lavoro ticinese è destinata ad aumentare in modo esponenziale. E la situazione è già ora allarmante. Non si può continuare a stare alla finestra. E’ chiaro che la presa di posizione governativa non ci soddisfa. La battaglia continua”.

Il domicilio

La seconda richiesta della mozione riguarda l’obbligo di trasferimento del domicilio in Ticino per i frontalieri assunti – nel caso non fosse a disposizione manodopera indigena – nello Stato, nel parastato, ed in generale nei settori sussidiati. Ma anche in questo caso, dal governicchio arriva un njet. “Una chiusura incomprensibile – commenta Aldi -. Non si capisce quali sarebbero le criticità giuridiche invocate dall’esecutivo. Non vedo conflitti con leggi superiori. Se il problema sono le leggi cantonali, come parlamento siamo lì per cambiarle. L’obbligo di domiciliazione in Ticino – conclude la vicecapogruppo leghista – potrebbe inoltre aiutare in ambito di sfitto, di calo demografico ed anche di premi di cassa malati. In genere le persone in età lavorativa, a maggior ragione se giovani, sono dei “buoni rischi”: ovvero pagano più premi di quanto costino al sistema sanitario”.

Lorenzo Quadri