La Comco ed i camerieri dell’UE in Consiglio federale si facciano un esame di coscienza
Scusate, ma a leggere certe fetecchiate ci scappa un po’ da ridere, anche se di divertente c’è ben poco. Fatto sta che adesso la dormiente Comco (Commissione della concorrenza) esce improvvisamente dal terzo stadio REM e punta il dito accusatore contro i ticinesotti populisti e razzisti: “Il Ticino – esclamano i burocrati bernesi – è troppo protezionista! Pone ostacoli alle aziende artigiane d’Oltregottardo che vogliono arrotondare facendo concorrenza agli operatori ticinesi! La legge sul mercato interno non è rispettata! Via tutti gli albi e albetti professionali!”.
Accipicchia, roba da far tremar le vene ai polsi!
Lo sproloquiare di questi burocrati con i piedi al caldo fa venire la voglia matta di mandarli a Baggio a suonare l’organo. Loro ed i loro padroni del Consiglio federale (camerieri dell’UE), essendo costoro i principali responsabili della situazione denunciata.
Invasione da sud
Infatti il Ticino, con le misure “protezioniste” (?) deplorate dalla Comco, mira ad un solo obiettivo: tutelarsi dalla concorrenza sleale in arrivo da Sud, che sta letteralmente devastando il mercato ticinese, mandando in malora artigiani e piccole imprese. Nei giorni scorsi si è appreso della nuova esplosione del numero dei frontalieri, che infatti stanno per infrangere l’ennesimo record e raggiungere quota 65mila. Ma anche i padroncini e distaccati continuano a crescere. Nel 2016 le notifiche sono state oltre 26’500, contro le 8700 (sic!) del 2006.
Davanti a questa invasione, quale atteggiamento hanno assunto i burocrati bernesi ed i camerieri dell’UE del Consiglio federale? Quello delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Anzi: nego ad oltranza l’evidenza, servendomi di studi farlocchi della SECO. Che nessuno osi parlare dei disastri della fallimentare libera circolazione! Le frontiere spalancate sono una goduria!
Abbandonati da Berna
Questo sempre meno ridente Cantone è stato – e tuttora è – completamente abbandonato dalla Confederazione, che ci ha imposto la libera circolazione delle persone contro la volontà dei votanti ticinesi. La conseguenza? Uno tsunami di concorrenza sleale da parte di padroncini e ditte italiane che lavorano in nero: in questo modo sono in grado di operare sottocosto, facendo le scarpe agli artigiani e alle imprese ticinesi che pagano stipendi, oneri sociali ed imposte da noi.
Inoltre sul mercato italico, questo sì protezionista, gli operatori svizzeri non battono chiodo.
Chi è causa del suo mal…
Domandina facile facile ai burocrati della Comco: se il Ticino fosse davvero “protezionista”, forse che sarebbe invaso da padroncini e da ditte d’Oltreramina? L’insostenibile impennata di questi operatori dimostra semmai l’esatto contrario, ossia che il Ticino non è abbastanza protezionista. E dunque dovrà diventarlo.
Le (poche) misure messe in campo, essenzialmente grazie ai ministri leghisti, a tutela del mercato del lavoro cantonale danno fastidio ai funzionarietti della Comco, rispettivamente a qualche impresa artigianale confederata? Ci spiace per loro, ma chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Gli amici d’Oltralpe non hanno mai mosso un dito, ma nemmeno per sbaglio, per tutelare il Ticino dall’invasione da sud. Anzi, in ogni occasione di frizione con l’Italia, Berna si è sempre schierata dalla parte di quest’ultima.
Chi non ha avuto remore nel mandare il Ticino allo sbaraglio perché “bisogna aprirsi” ed ubbidire gli eurofalliti di Bruxelles, adesso non venga a rompere i cosiddetti sul presunto “protezionismo”.
Lorenzo Quadri