Le multe al posto della detenzione non hanno alcun effetto deterrente – e anche l’espulsione dei delinquenti stranieri sarà ancora decisa dal giudice
Il buonismo politikamente korretto perde pezzi. Dimostrazione di come questo andazzo, da cui peraltro discende anche la multikulturalità completamente fallita, sia vero e proprio flop. A proposito del naufragio della multikulturalità ha scritto in questi giorni anche Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere della Sera (non sul Mattino della domenica).
La sostituzione delle pene privative della libertà di breve durata (meno di sei mesi) con pene pecuniarie sta dunque per giungere al capolinea. Manca solo una decisione definitiva del Consiglio nazionale. Poi i giochi saranno fatti. E su una balorda riforma in nome del buonismo (che spesso e volentieri fa rima con calabraghismo) scenderà definitivamente il sipario.
Solo sette anni
La riforma ha avuto solo sette anni di vita. L’entrata in vigore risale infatti al primo gennaio 2007: “è durata come l’erba sui campi”, per parafrasare una celebre orazione funebre del Seicento francese. A partire da quella data, infatti, le pene privative della libertà della durata di meno di sei mesi sono state sostituite da pene pecuniarie e lavori di pubblica utilità. E’ stato un fallimento su tutta la linea. E non c’era bisogno di doti divinatorie per accorgersene. L’effetto deterrente della pena è andato a ramengo. Non poteva essere diversamente. Del resto era anche voluto. Figuriamoci, la pena deve “rieducare”. Guai a parlare di repressione: è roba da populisti e razzisti.
Immaginiamoci infatti che effetto deterrente può avere una pena pecuniaria sospesa con la condizionale. Tra i beneficiari di questa riforma brillano, per la serie “ma tu guarda i casi della vita” i microcriminali stranieri. All’insegna della Svizzera paese del Bengodi, dove si può arrivare, mettersi a tettare nello stato sociale e pure delinquere, tanto non succede niente. Gli unici a venire criminalizzati sono gli automobilisti.
Come ciliegina sulla torta si è pure scoperta un’altra chicca. Nel caso di violenze domestiche la pena pecuniaria, se la coppia si trova in ristrettezze finanziarie, colpisce anche la vittima.
Espulsione stranieri
Come da copione, nella riforma del 2007 è stata fatta filtrare anche un’altra fetecchiata. Ossia l’abolizione dell’espulsione giudiziaria. In sostanza da sette anni l’espulsione dello straniero che delinque non viene più pronunciata dal giudice assieme alla condanna, ma viene scorporata ed eventualmente decisa in via amministrativa. L’obiettivo della riforma era ovviamente quello di declassare l’espulsione degli stranieri che delinquono, rendendola sempre più incerta. Ovvero: teniamoceli tutti! Ciò che peraltro è incompatibile con la volontà popolare che ha deciso l’espulsione degli stranieri che delinquono, votazione che naturalmente è ancora lettera morta.
Anche questa bella pensata è destinata a decadere.
Un piccolo passo
Quindi: reintroduzione delle pene privative di liberà di breve durata e ripristino dell’espulsione decisa dal giudice in coda al processo. Le modifiche del 2007 all’insegna del puniamo sempre meno (perché bisogna “rieducare”) e teniamoci sempre più delinquenti stranieri così facciamo contenti i paesi d’origine, vengono rottamate. Un piccolo passo, certo. Ma almeno nella direzione giusta.
Lorenzo Quadri