In campo contro l’iniziativa No Billag solo i dipendenti della SSR e l’establishment
L’iniziativa No Billag, su cui i cittadini svizzeri saranno chiamati ad esprimersi in una data ancora indefinita, sta facendo perdere la trebisonda ai piani alti della SSR. L’ultimo a gratificare il Paese con i suoi esercizi di catastrofismo è Guy Marchand, il nuovo megadirettore generale dell’emittente di regime. Marchand succede a Roger De Weck (simpatico come un cactus nelle mutande). “Naturalmente” il buon Guy è stato nominato senza concorso. Perché, per la cricca che vi detiene il potere, la SSR è “cosa nostra”.
La frase rivelatoria
Accade dunque che Marchand, a pochi giorni dal suo insediamento (primo ottobre) sull’imbottita cadrega che fu di De Weck, si è subito lanciato nella propaganda contro l’iniziativa No Billag. Non solo in caso di una sua accettazione in votazione popolare succederanno sfracelli ma anche – e questa è una dichiarazione degna di nota – un’eventuale decisione del Consiglio federale di abbassare il canone a 350 Fr costituirebbe una vera tragedia.
Bene bene, ecco che lorsignori sono usciti allo scoperto. Le chance di riuscita dell’iniziativa No Billag sono tanto piccole da essere visibili solo al microscopio elettronico. Se però l’iniziativa, pur fallendo, dovesse comunque ottenere un buon numero di consensi, ecco che il governo si troverebbe di fatto nella necessità di rivedere il canone al ribasso.
Puntellare il “pensiero unico”
Inutile ripetere per l’ennesima volta che il canone più caro d’Europa, di oltre 450 fr all’anno, serve a mantenere un enorme carrozzone la cui missione è quella di fare propaganda di regime per puntellare il pensiero unico: pro-UE, pro-multikulti e soprattutto sempre contro gli odiati “populisti”. Un carrozzone che per giustificare la propria esistenza e stazza, fa lievitare senza pudore il concetto di servizio pubblico. Si inventa sempre nuovi compiti per poi gonfiarsi come una rana con la scusa che questi compiti autoattribuiti “devono” anche essere svolti. Una leggenda metropolitana narra di una delegazione giapponese in visita alla RSI poco dopo l’inaugurazione del megalomane complesso di Comano. Un ingenuo visitatore nipponico, colpito dallo sfoggio di “grandeur”, raggelò gli astanti chiedendo candidamente: “Ma voi quanti milioni di telespettatori avete?”.
Piano occupazionale
La dichiarazione del buon Marchand che bolla come una criminale eresia anche la mera ipotesi di portare il canone a 350 Fr all’anno, lasciando nelle tasche del contribuente, che sempre meno guarda la SSR, una “centella” in più da spendersi per gli affari propri, è rivelatoria. L’emittente di regime non vuole rinunciare nemmeno ad un frammento dei propri privilegi, e ricatta sordidamente i cittadini con il ritornello dei posti di lavoro che sarebbero rischio. Allora che la si pianti di sciacquarsi la bocca con le grottesche fregnacce sulla coesione nazionale e sulla democrazia in pericolo per colpa degli spregevoli traditori che sostengono il No Billag. Si abbia il coraggio di ammettere che la SSR e con essa la RSI, nell’era di yutobe e dei portali online, è semplicemente un gigantesco piano occupazionale. Con la differenza che un piano occupazionale “normale” a) per far lavorare lo stesso numero di persone costerebbe molto meno, e b) non fa danni. Mentre la SSR da un lato monopolizza il panorama mediatico (quindi nuoce alla democrazia) e dall’altro approfitta della propria posizione da schiacciasassi per fare il lavaggio del cervello ai cittadini in funzione del pensiero unico citato sopra. Naturalmente con l’intento di garantire potere e cadreghe agli amichetti dei partiti giusti; quelli con le idee giuste. Che poi vengono pure premiati con opportuni strapuntini nell’inutile “CdA” dell’emittente di Stato. Tanto per essere sicuri che si mantenga la rotta.
Mancano i cittadini
Ma c’è un altro elemento che vale la pena sottolineare. Chi difende la SSR/RSI nella campagna contro il No Billag? Dalle nostre parti si sentono solo:
- gli esponenti della partitocrazia, quelli che vengono invitati sproloquiare negli studi di Comano ogni tre per due, i quali ovviamente si schierano dalla parte di chi gli fa campagna elettorale con i soldi del canone. Preoccupati per il servizio pubblico o per il tornaconto personale?
- Gli alti papaveri della RSI stessa (direttori, presidenti CORSI, eccetera) che se le cantano e se le suonano da soli;
- I giornalisti dell’azienda, che sbroccano sui blog e sui social contro i promotori dell’iniziativa No Billag (chiaro: sono parte in causa);
- Un sedicente gruppuscolo di sostegno composto dai soliti rappresentanti della casta, anch’essi ospiti fissi negli studi radiotelevisivi.
- Del tutto assenti: i comuni cittadini.
Ohibò, vuoi vedere che la RSI per la maggioranza dei ticinesi non è poi così tanto “parte del tuo mondo” come si illude di essere? Ecco, fossimo dei responsabili dell’emittente pubblica ci preoccuperemo piuttosto di questo. Invece di pensare di intimidire il popolino con invereconde fetecchiate come la “democrazia in pericolo se passa il No Billag”.
Lorenzo Quadri