In una sola giornata, quella di giovedì, sono arrivate due dimostrazioni di quanto la vicina Penisola sia collaborativa nei progetti internazionali in materia di infrastrutture ferroviarie, segnatamente AlpTransit e il trenino dei puffi Stabio Arcisate.

E a costo di essere scontati, ripetiamo che la vicina Penisola si cucca ogni anni 60 milioni di ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri in base ad una Convenzione mummificata che non vale più nemmeno la carta su cui è scritta, ma che la catastrofica ministra del 5% Widmer Schlumpf, appoggiata dall’ossequiosa direttrice del DFE, tiene in vita artificialmente a nostro danno. Questi ristorni avrebbero dovuto servire alla realizzazione di opere infrastrutturali in patria. Ma, va da sé, sono serviti per ben altri scopi.

Ricordiamo pure che le provincie italiane a noi confinanti usano il Ticino come valvola di sfogo per la loro débâcle occupazionale – circostanza peraltro tranquillamente ammessa dalla stampa locale – ma la Svizzera rimane iscritta su black list italiane illegali.

Dalla Svizzera neanche un cip

Insomma: grazie ad un’autorità federale particolarmente “intrega” come direbbero i nostri nonni, la vicina Penisola ha il soldino ed il panino. Approfitta della contiguità con il Ticino in regime di devastante libera circolazione delle persone, beneficia delle continue capitolazioni federali in materia di segreto bancario, e non solo non dà nulla in cambio, ma continua tranquillamente a boicottarci. E da parte svizzera nemmeno un cip: non è politikamente korretto, e quella che Sadis ha definito “politica muscolosa” (ovviamente caricando l’aggettivo di connotazioni deteriori: sbruffona, machista, eccetera) è roba da beceri populisti e razzisti. E allora, per non passare da beceri populisti e razzisti, ci si fa fregare davanti e di dietro.

E si tollerano pure le minacce. Questo è infatti il nuovo desolante capitolo venuto ad aggiungersi giovedì alla già nutrita saga.

Minacce italiche?

I Comuni del Varesotto, udite udite, minacciano il blocco dei lavori di AlpTransit sul loro territorio se prima non verranno risolti i problemi per la popolazione che l’accresciuto traffico sulla linea ferroviaria di Gallarate porterebbe con sé.

Ovviamente risolvere questi problemi è compito dell’Italia e non certo della Svizzera. Come se non bastasse, per questa linea, indispensabile al funzionamento (?) di AlpTransit, la Svizzera ha messo a disposizione 150 milioni di Fr. Per lavori su suolo italiano (e che,  è scontato, non andranno di sicuro a beneficio di ditte svizzere).

Visto che l’Italia non farà nessuno dei lavori richiesti dai comuni attraversati dalla linea ferroviaria, vuoi vedere che il tentativo è quello di farseli finanziare ancora una volta dagli svizzerotti fessi (che tanto pagano senza fiatare)? Per la serie: se volete la linea non solo la finanziate, ma pagate anche i lavori di bonifica.

Non negoziabile?

Non molto diversa la situazione sul cantiere del trenino dei puffi Stabio-Arcisate, cantiere che notoriamente continua a languire, in barba alle promesse fatte dalla controparte italiana e a dimostrazione (superflua) dell’affidabilità di quest’ultima. Intanto la Svizzera per il citato trenino ha già messo sul tavolo 200 milioni, di cui 100 dei contribuenti ticinesi. Ma anche in questo caso, l’inqualificabile inadempienza italica non ha portato ad alcuna reazione al di qua dal confine. Anzi, si continuano allegramente a versare i ristorni che dovrebbero servire per le opere infrastrutturali e che continuano a venire utilizzati per altri scopi, come se “niente fudesse”.

«La qualità di vita dei nostri cittadini non è negoziabile» ha dichiarato il commissario alla Provincia di Varese Dario Galli in merito ai lavori sulla linea di Gallarate.

E allora non si capisce perché dovrebbe esserlo quella dei cittadini ticinesi, invasi da 60mila frontalieri e da svariate migliaia di padroncini che ogni giorno entrano in Ticino uno per macchina.

Lorenzo Quadri