Ma guarda un po’: il Caffè della Peppina domenicale si schiera contro il turismo e la gastronomia
La cronaca fornisce spunti pressoché quotidiani a conferma dei rischi che corre il Ticino senza la realizzazione del traforo di risanamento del San Gottardo. Nei giorni scorsi sull’A2, in territorio di Airolo, un furgone portavalori, poco dopo essere uscito dal tunnel del Gottardo, si è ribaltato.
Se l’incidente fosse accaduto poco prima, quindi all’interno della galleria, nella peggiore delle ipotesi si sarebbe verificata una tragedia, nella migliore una paralisi del traffico della durata di molte ore. E’ la logica conseguenza dell’ avere, sotto il massiccio del Gottardo, una galleria bidirezionale lunga 17 Km, che costituisce una vera trappola mortale. Però i sedicenti paladini politikamente korretti della sicurezza – inventori di quell’aborto denominato via Sicura – chissà come mai, quando si tratta del tunnel autostradale del Gottardo vengono colpiti da cecità selettiva. A dimostrazione di come anche la sicurezza, così come la morale, viene presa in considerazione solo quando fa comodo: a senso unico.
Esborso senza vantaggi
Il Ticino non può permettersi di rimanere per almeno tre anni collegato al resto della Svizzera solo tramite la ferrovia la quale – come ben si è visto in occasione deragliamento prima del ponte dell’Ascensione – non offre garanzie. Il colmo è che i tre anni di sacrificio non verrebbero poi ricompensati da nulla. Il tunnel risanato sarebbe sempre bidirezionale: uguale a quello attuale. Con gli stessi problemi di sicurezza e di esercizio. Dopo aver speso 1,8 miliardi di Fr. Un esborso enorme che però non crea alcun valore aggiunto per il Ticino.
Esigenza vitale
A questo proposito lascia di stucco la pubblicazione sull’ultimo numero del Caffè della Peppina di un doppio paginone contro il traforo di risanamento. E dire che una volta la caffettiera domenicale era vicina al mondo della gastronomia e del turismo, per i quali il traforo di risanamento è un’esigenza vitale. Stupisce soprattutto vedere il prof Remigio Ratti disposto a spendersi personalmente a sostegno di presunte alternative come la trasformazione del vecchio tunnel ferroviario in traforo autostradale durante i lavori di ripristino della galleria attuale. Alternative che non sono affatto tali.
La storiella
Un minimo di equanimità avrebbe imposto di dire che l’ipotesi in questione non è affatto quell’uovo di Colombo che si tenta di far credere. E’ conosciuta da anni. E da tempo è appurato che non è tecnicamente fattibile. E’ già stata esaminata anche a Berna dove tutte le istanze coinvolte, politiche ma soprattutto tecniche, la considerano alla stregua di una barzelletta.
Perché, dunque, riesumarla? Il disegno è chiaro.
L’alternativa al traforo di risanamento del Gottardo è il trasbordo con navette. Questo, e nient’altro, è ciò che si farebbe in caso di njet popolare. Sarebbe un disastro: se ne sono accorti tutti. Ora si tenta di ingannare i cittadini facendo credere che esista una terza via. Il Caffè della Peppina ed il prof Ratti si mettano l’anima in pace. Di terze vie non ne esistono proprio.
Non ancora contenti, sul domenicale pro-UE si spara la seconda fetecchiata: l’utilizzo per il completamento a sud di AlpTransit dei fantomatici risparmi consentiti dall’altrettanto fantomatica terza via. Apperò. Se i soldi della Confederazione possono venire spostati da un centro di costo all’altro come se “niente fudesse”, perché non finanziare AlpTransit tagliando sugli aiuti all’estero?
La non sorpresa
Che il Caffè della Peppina, settimanale di partito scritto da “non patrizi”, si presti a simili iniziative non sorprende troppo.
Ma da professoroni ex direttori regionali RTSI ed ex consiglieri nazionali ci si sarebbe potuti attendere un po’ più di riguardo, almeno per la propria credibilità.
Lorenzo Quadri