Alla faccia della separazione dei poteri, anche il Procuratore generale si mette a fare campagna di votazione, su un tema che oltretutto non c’entra un tubo con l’amministrazione della giustizia
La paura fa novanta. Lo dimostra il lobbysmo, assai sopra le righe, dei favorevoli al canone trasformato in imposta per finanziare la SSR. A beneficiare della nuova legge, è stato fatto notare, non sarebbe però la sola SSR, ma anche le emittenti private. Ma c’è un problema: per aumentare la quota parte di canone che va alle emittenti private, una mossa che ci può anche stare, non c’era affatto bisogno di rendere il canone obbligatorio per tutti. Bastava modificare la chiave di riparto. E’ quindi evidente che il contentino alle emittenti private altro non è che una grossolana “marchetta” per assicurarsi che i responsabili di queste aziende – tra i quali c’è chi ricopre cariche politiche di peso, vedi il Senatore Pippo Lombardi – scendessero in campo a difendere la nuova trappola fiscale.
Il contribuente paga la “marchetta”
La “marchetta” alle emittenti private, va da sé, è finanziata con i soldi del contribuente. Perché è al cittadino che si mettono le mani in tasca. Mica è la SSR(-SRG-Idee suisse) a rinunciare a qualcosa per accrescere un po’ la fettina dei privati (che spesso e volentieri lavorano meglio della SSR), ma non sia mai… Certo che se l’Idée è, appunto, quella di far pagare il canone anche a chi non ha né una radio né una televisione, ai ciechi, ai sordi, a chi non riceve i programmi, ma non ai dipendenti dell’azienda, inclusi i manager da mezzo milione di Fr all’anno (più di un consigliere federale!), allora ci pare proprio che questa Idée di Suisse abbia ben poco. Assomiglia molto di più alla Corea del Nord.
Argomenti tarocchi
Ma i galoppini della nuova imposta l’hanno fatta decisamente fuori dal vaso con il pubblico “appellone” sottoscritto da una cinquantina di firmatari. Dietro c’è naturalmente la regia della CORSI: il presidente Gigio Pedrazzini sta mobilitando le truppe cammellate, con telefonate da piazzista a destra e a manca.
Nell’appellone si insiste con i consueti argomenti tarocchi. Quello che dà più fastidio è però il ricatto nei confronti dei ticinesi. Questi ultimi dovrebbero, secondo gli illuminati estensori, mandare giù di tutto e di più “per non mettere a rischio” il servizio radiotelevisivo garantito dall’attuale chiave di riparto.
Ma stiamo scherzando? Il 14 giugno non si vota il dimezzamento del canone. Nemmeno si vota sulla chiave di riparto. Non c’è nessuna proposta di riduzione delle risorse destinate al Ticino. Allo stesso modo, la nuova proposta non risolve affatto il problema dello squilibrio tra i soldoni prelevati sul territorio ticinese (circa il 5%) e la quota-parte di canone destinata alla RSI (che è ben maggiore, attorno al 20%).
Avanti a ricatti
Tentare di far credere ai ticinesi che votando la nuova imposta pro SSR finiranno i tentativi da Oltregottardo di amputare il “flusso finanziario” pro RSI è quindi una semplice e plateale balla.
Parlare poi di soluzione equa significa prendere i votanti per il lato B. L’iniquità della proposta in votazione – paga anche chi non vuole o non può usufruire delle prestazioni – è evidente anche a “quello che mena il gesso”.
I Ticinesi non si sono fatti ricattare sulla vignetta autostradale a 100 Fr e non si faranno nemmeno ricattare sull’imposta SSR. Da notare che il dipartimento federale di riferimento è sempre lo stesso: quello della Doris uregiatta. I metodi anche.
Anche il PG…
Sorprendente leggere, tra i firmatari dell’appello a favore della nuova trappola fiscale, anche il nome del Procuratore generale John Noseda. E’ inaudito che un Procuratore generale si metta a fare campagna di votazione su un tema che, oltretutto, neppure c’entra con l’amministrazione della giustizia. Ohibò, giustizia che fa politica? Ma non c’era la separazione dei poteri? O, come spesso accade in questo ridente Cantone, anch’essa funziona a geometria variabile?
Inutile rilevare che i moralisti a senso unico, ancora una volta, tacciono. Perché agli “amici” la morale non si fa.
Lorenzo Quadri