Nessuna sorpresa: con stipendi sempre più italianizzati ma costo della vita svizzero…
Ma guarda un po’: in Ticino prende piede, ma chi l’avrebbe mai detto, il fenomeno del frontalierato al contrario. Ovvero, ticinesi che si trasferiscono oltreramina per motivi economici, continuando però a lavorare qui.
Secondo uno studio dell’Ufficio di statistica, i residenti in questo Cantone divenuti frontalieri sono passati dagli 800 nel 2013 ai 1200 del 2019. Si tratta della prima indagine su questo tema. Sicuramente non sarà l’ultima. Anche perché lo studio prende appunto in considerazione gli anni fino al 2019. Ma il drastico peggioramento del potere d’acquisto dei ticinesi è arrivato dopo. Vedi la pandemia di stramaledetto virus cinese e la guerra in Ucraina. Il prezzo delle sanzioni-boomerang contro la Russia decise per ubbidire ai balivi di Bruxelles e di Washington le pagano i cittadini svizzeri, sottoforma di massicci rincari.
Anche la cosiddetta “transizione green”, che tanto piace ai $inistrati, ha un costo spropositato. Che già si fa sentire nei rincari energetici. I tassaioli ro$$overdi demoliscono il reddito dei cittadini. In particolare di quelli del ceto medio e medio-basso. La “giustizia ambientale e sociale” è una balla di fra’ Luca.
L’anno prossimo arriverà inoltre la stangata sui premi di cassa malati, per la quale possiamo ringraziare il kompagno Alain Berset, P$.
Dal 2019 ad oggi, inoltre, il numero dei frontalieri è ancora aumentato. Ormai siamo quasi a quota 80mila. Senza contare quelli in nero. Più frontalieri vuol dire meno posti di lavoro per i residenti e maggiore pressione al ribasso sui salari (dumping o, come si dice nel parlatoio cantonale, “dömping”).
Sempre meno vivibile
Non serve dunque un premio Nobel per l’economia per rendersi conto che, rispetto al 2019, la situazione occupazionale e reddituale dei ticinesi è sicuramente peggiorata. E soprattutto, che peggiorerà ancora. C’è chi emigra oltregottardo per trovare un impiego. E chi invece varca la ramina per sfuggire alle ristrettezze. Con un costo della vita svizzero ma salari sempre più italianizzati a causa dell’invasione da sud (per chi ha la fortuna di avere un lavoro, beninteso) è chiaro che il Ticino si fa sempre meno “sostenibile”, per usare un termine che va di moda. La casta degli statali riceverà per l’anno prossimo un generoso riconoscimento del caro vita. In più pretende di mantenere i propri privilegi pensionistici a spese dei contribuenti. Chi lavora nel privato, invece… ciccia.
Niente di strano
Niente di strano quindi che un numero crescente di lavoratori ticinesi scelga di trasferirsi oltreconfine per ragioni di convenienza economica (non certo perché lì sia più bello). Gli alloggi costano meno, il sogno di una casa di proprietà si può realizzare. La pressione fiscale è più alta, certo, ma non c’è il macigno della cassa malati (di fatto anch’essa un prelievo fiscale). La sanità non sarà la stessa che in Svizzera. Ma c’è la possibilità, per quel che riguarda le cure mediche, di stipulare assicurazioni private a costi ben inferiori dei nostri premi di cassa malati. I generi alimentari costano notoriamente meno, e adesso anche la benzina.
A Ginevra…
Fuori da Ginevra, i cittadini svizzeri che si sono trasferiti in Francia per fare i frontalieri sono una realtà consolidata da tempo. Non sorprende che, vista la situazione, anche in Ticino il fenomeno prenda piede. E’ davvero triste quando la patria diventa solo un luogo di lavoro, ma non più di vita. Per questo sappiamo chi ringraziare. Se la partitocrazia non si deciderà finalmente a tirar su le calzette e a prendere delle misure a tutela del mercato del lavoro di questo sfigatissimo Cantone – ad esempio introducendo delle clausole di salvaguardia – la fuga verso nord, e adesso anche verso sud, è destinata a trasformarsi in una vera emorragia. La questione è tutta lì. Vivere in Ticino diventerà un lusso. Potrà permetterselo solo chi guadagna bene o chi è a carico dell’ente pubblico. C’è allora da chiedersi chi resterà in questo sfigatissimo Cantone a pagare le tasse.
Certo che se il triciclo si oppone perfino all’introduzione di una clausola di salvaguardia, vuol dire che siamo davvero alla frutta. Ricordarsene alle prossime elezioni.
Lorenzo Quadri