Legnata per la ministra del 5% e per i rottamatori della piazza finanziaria
Per la ministra del 5% Widmer Schlumpf, specializzata nella svendita della Svizzera ed in particolare della sua piazza finanziaria, senza alcuna contropartita, arriva una scoppola di quelle belle sonore.
A dargliela è la giustizia ginevrina, poco sospetta di essere filo leghista.
Come noto il Consiglio federale ha autorizzato le banche coinvolte in “strusi” con clienti USA a svendere i propri dipendenti ed ex dipendenti, nell’illusione di staccare, in questo modo, sanzioni meno salate.
Quindi il Consiglio federale, ministra del 5% in primis, è d’accordo che dei bancari, che non hanno fatto altro che ciò che il loro datore di lavoro li aveva incaricati di fare, nel rispetto del diritto svizzero e delle direttive delle banche, vengano svenduti ad un’autorità penale straniera. Cosa assolutamente inaudita, a maggior ragione se si pensa che l’obiettivo dell’operazione è parare il fondoschiena ai megadirettori generali dagli stipendi plurimilionari, che determinano la condotta delle rispettive banche e che ora pensano di ottenere sconti mettendo “in palta” i dipendenti… che eseguivano i loro ordini.
Responsabilità?
Al proposito è stato assolutamente indegno lo spettacolo offerto dal direttore generale del Credit Suisse Brady Dougan (non patrizio di Corticiasca e nemmeno di Wallisellen)il quale davanti alla giustizia USA, ha sostanzialmente dichiarato che, qualsiasi cosa abbia fatto la banca, lui non c’era e se c’era dormiva.
Qualsiasi azione non legale sia stata commessa, ha dichiarato il “nostro”, è colpa dei dipendenti, non sua. Una linea di difesa davvero eroica, non c’è che dire. Specie da parte di uno che ha incassato – e tuttora incassa – decine di milioni per prendersi delle responsabilità. E’ mancato solo che desse la colpa alle donne di pulizia, poi il quadro sarebbe stato completo.
Ricorsi
Accade però che non tutti i bancari siano d’accordo di farsi svendere agli USA perché le loro direzioni e la ministra del 5% calano le braghe davanti agli Yankees . E quindi c’è chi ha presentato ricorso contro la trasmissione del proprio nome agli inquirenti d’Oltreatlantico, malgrado appunto tale trasmissione fosse stata autorizzata dal Consiglio federale.
A Ginevra è giunta al proposito un’interessante decisione sul tema. A decidere è il Tribunale di prima istanza. A ricorrere è stato un bancario ginevrino: il suo istituto gli ha comunicato di essere pronto a trasmettere il suo nome. Il dipendente in questione ha però dei familiari negli States. Che va anche a trovare. Se il suo nome venisse fornito, il bancario in questione all’arrivo su suolo statunitense rischierebbe concretamente di venire fermato in aeroporto e magari anche “messo sotto custodia” (leggi: sole a quadretti). E le carceri americane non hanno niente a che vedere con le strutture deluxe ticinesi.
Ebbene per ora la giustizia ginevrina ha dato ragione al dipendente. Il Tribunale ha vietato la trasmissione dei suoi dati e ha fissato un’udienza all’8 luglio.
Due pesi e due misure
Widmer Puffo ha calato le braghe. Ma i giudici non sembrano per ora disposti a fare altrettanto. Che brutta sorpresa per la ministra del 5% se fossero proprio i tribunali a mettere un bel traliccio tra le ruote alla sua politica (?) di capitolazione su tutta la linea. E che figura marrone. I sette bernesi, quando si tratta di difendere gli interessi della Svizzera – ed in particolare del Ticino – nei confronti degli eurofalliti, continuano a trincerarsi dietro il pedissequo rispetto delle regole. Invece, quando si tratta di ubbidire ai padroni yankees, ecco che si diventa improvvisamente molto più elastici. Andando a svendere dei cittadini svizzeri a magistrature straniere. Al proposito si segnala poi il silenzio assordante dei sindacati ed in particolare delle associazioni dei dipendenti di banca. Forse perché a gestirle sono esponenti della $inistra che è favorevole allo smantellamento della piazza finanziaria svizzera di cui la trasmissione dei nomi è solo uno dei tanti frutti avvelenati?
Lorenzo Quadri