L’emittente di regime non perde occasione per dimostrare di avere troppi soldi

 

Certo che alla SSR devono proprio essere affetti dalla sindrome di Tafazzi, ossia quel personaggio televisivo di alcuni anni fa dedito a martellarsi i gioielli di famiglia con una bottiglia. Il 4 marzo 2018 si voterà sull’iniziativa No Billag – il Consiglio federale ha di recente fissato la data per l’appuntamento con le urne – e l’emittente di regime che fa? Non trova di meglio che inventarsi una trasmissione  sulla pornografia, con tanto di produttore di film porno tra gli ospiti in studio. Nelle scorse settimane la TV di Stato si era già fatta notare per un filmato in cui si spiegano i segreti della masturbazione.

La nuova pornotrasmissione, che andrà in onda sulla SRF, ha già attirato l’attenzione del Blick che ha ironizzato sul “Service Porno” (invece di “Service Public”). A volte essere italofoni ha dei vantaggi, poiché il gioco di parole “Servizio Pubblico – Servizio Pubico” in tedesco (che usa l’espressione francese) non si può fare e la formula scelta dal Blick zoppica assai…

Per fortuna!

Bontà sua: la presentatrice della nuova trasmissione (di cui proprio non si poteva fare a meno) ha pensato bene di rassicurare gli utenti: Sicuramente non mostreremo scene violente o di pornografia con bambini”. Ah beh, ci sarebbe mancato altro! A parte che per queste cosette si finisce davanti al giudice, apprendiamo con gioia che il canone più caro d’Europa, che anche chi non ha né una radio né una televisione è costretto a pagare, serve  sì a finanziare un lungo elenco di boiate, nonché la propaganda di regime pro-UE, pro-frontiere spalancate e pro-finti rifugiati, nonché ancora un carrozzone nepotista gonfiato come una rana; ma almeno non foraggia trasmissioni con pornografia violenta o pedofila. Adesso sì che verseremo con piacere e rilascio di endorfine il canone (ex) Billag!

Sindrome di onnipotenza

L’accaduto è sintomatico della sindrome di onnipotenza da cui sono afflitti in casa SSR e del totale scollamento dell’azienda dal territorio e dalla realtà. Mentre si avvicina la votazione sul No Billag, mentre si dibatte sul servizio pubblico e sulla sua estensione, l’emittente di regime non perde un’occasione per dimostrare di avere troppi soldi e di non sapere più cosa inventarsi per spenderli. Ci sono solo tre spiegazioni per questo atteggiamento: o si è molto autolesionisti, o si è molto polli, oppure si è molto arroganti. Chissà perché, c’è come il vago sospetto che la risposta giusta sia la numero tre…

Tutti tirano la cinghia

E come la mettiamo con il megacampus da 100 milioni di franchetti che la RSI vorrebbe costruire in quel di Comano, verosimilmente cementificando mezza collina? E poi gli alti papaveri della radioTV pubblica hanno ancora il coraggio di venire a dire che ogni modesta riduzione delle loro faraoniche entrate  provocherebbe sfracelli, licenziamenti, fine della coesione nazionale e financo – Gigio Pedrazzini dixit! – della democrazia in Svizzera?

Mentre l’economia ed i cittadini tirano la cinghia, mentre in particolare proprio i media devono arrabattarsi per sopravvivere, lorsignori della Tv pubblica, nella loro torre d’avorio, si vogliono costruire la Reggia di Caserta e si titillano con le trasmissioni sul porno. E il bello è che si permettono pure di ricattarci. Come ebbe infatti a dire il direttore RSI Maurizio Canetta, sul nuovo campus: “guardate che se votate il No Billag poi non se ne fa niente!”.  Embè? Semmai questo è un argomento per votare a sostegno dell’iniziativa e non certo per votare contro.

Lo sconto farlocco

Esempio facile-facile. Il signor X ha perso il lavoro in banca perché sappiamo quello che succede sulla piazza finanziaria a seguito della svendita senza contropartita del segreto bancario. La signora Y è stata lasciata a casa e sostituita da due frontalieri grazie alla libera circolazione delle persone. Il signor Z lavorava in un settore vicino ai media ma ha perso il posto perché gh’è pü da danée, il mercato pubblicitario si è contratto clamorosamente. Spieghino gli alti papaveri della SSR e della RSI perché mai queste persone ed i loro familiari dovrebbero votare per perpetrare ad oltranza i privilegi e le megalomanie dell’emittente di regime. La quale, ma guarda un po’, è schierata contro il segreto bancario, a favore della libera circolazione ed è pure dedita al dumping pubblicitario.

Tutti tirano la cinghia ma i privilegi della SSR sono intoccabili? Non è così che funziona. E del resto la sciatta mossa propagandistica della Doris uregiatta, che ha deciso la riduzione temporanea (sic!) del canone nell’imminenza della votazione sull’iniziativa No Billag per infinocchiare i cittadini (dopo la votazione il canone tornerà a risalire, secondo l’immarcescibile principio del “passata la festa, gabbato lo santo”) ha dimostrato chiaramente che alla SSR c’è grasso che cola. Ma tanto. E non si creda che Leuthard abbia inteso mostrarsi rigorosa nei confronti della radioTV di Stato, perché ne è sempre stata la galoppina.

SchieraRSI contro

Quanto alla RSI, ha scelto scientemente di schierarsi contro la maggioranza dei ticinesi “chiusi e gretti”. Perché bisogna essere aperti e multikulti. Non si meravigli se a marzo arriverà il conto. E che a Comano abbiano almeno la decenza di non incolpare i quattro gatti della No Billag o la redazione lillipuziana del Mattino. Perché se un’azienda che fa comunicazione spendendo 250 milioni all’anno non è in grado di vincere una sfida in  un rapporto di forza di 2000 a 2, vuol dire, semplicemente, che ha torto marcio.

Lorenzo Quadri