La “conquista” degli intellettualini ideologicamente schierati perde pezzi ogni giorno che passa
Dopo la terza fetta, tutti si sono accorti che era polenta. La libera circolazione delle persone, presunto “pilastro fondante” dell’Unione europea ormai viene messa in discussione da ogni parte. Naturalmente gli “attacchi” vengono dall’interno. La posizione britannica ha conosciuto una nuova “escalation”: secondo la nuova interpretazione del sedicente pilastro fondante ed insindacabile, la libera circolazione delle persone va intesa solo come libertà di movimento verso il lavoro, il quale deve già esserci. Non come libertà di spostarsi alla ricerca di un’occupazione o di uno stato sociale più generoso. Al proposito è bene ricordare che, anche alle nostre latitudini, anche se non tutti lo sanno, esistono i permessi B che vengono rilasciati alle persone in cerca d’impiego (quanti di questi permessi sono in circolazione in Ticino?).
La storiella
Quindi anche nell’Unione europea, ma tu guarda i casi della vita, si fa strada il concetto di limitazione dell’immigrazione come forma di tutela del mercato del lavoro. Che è esattamente quello che chiede la Svizzera in generale ed il Ticino in particolare con il voto del 9 febbraio. Inutile quindi che la nostra diplomazia svenduta ed euro turbo (vergogna! Chi vi paga lo stipendio?) ed i partiti spalancatori di frontiere insistano nel raccontarci la storiella che quanto chiede la Svizzera con il nuovo articolo costituzionale 121 a è inaudito ed inconcepibile per cui “sa po’ mia”.
La parola d’ordine è dunque riprendere il controllo dell’immigrazione. E anche riprendere il controllo dei confini. Perché un paese che non difende i propri confini è un paese morto.
La “conquista” degli intellettualini
Gli accordi di Schengen sono oggetto di giustificati attacchi quotidiani. Ciò causa inauditi travasi di bile agli spalancatori di frontiere, agli intellettualini loro ideologi e, naturalmente, alla televisione di sedicente servizio pubblico (RSI) che fa da organo propagandistico. Ma come: chi osa mettere in discussione il mantra delle “aperture”?
Nei giorni scorsi la rete uno della RSI (quella che, a detta del suo direttore, farebbe “giornalismo sopra le parti”) ha di nuovo concesso ampi spazi ad una sequela di sproloqui ideologici a sostegno di Schengen. Il fallimentare accordo è stato descritto come “una conquista” – perché qualsiasi demolizione di confini per i soliti noti è una conquista – con tanto di denigrazioni all’indirizzo di quei governi e politici che osano parlare di chiusure, di sospensioni, e addirittura di muri: tutte parole che vengono pronunciate con sommo disprezzo, come se fossero vocaboli osceni.
La casta professorale
Allo stesso modo il Caffè della Peppina, domenicale dei frontalieri, raspando il fondo del barile e non sapendo più cosa inventarsi a sostegno della propria improponibile campagna contro la richiesta del casellario giudiziale, ha pensato bene di andare ad intervistare alcuni sedicenti “esperti autorevoli” che – ovviamente – ne hanno detto peste e corna. Beh certo: sono stati selezionati con cura proprio perché dicessero quello che la caffettiera domenicale voleva sentirsi dire.
Peccato che la sedicente autorevolezza si sciolga come neve al sole. Gli “esperti autorevoli” sono infatti esponenti della solita casta – intollerante, chiusa e spocchiosa – dei professori militanti o addirittura candidati nel P$. Costoro abusano in allegria delle proprie credenziali accademiche per travestire delle posizioni ideologiche e di partito da pareri scientifici sopra le parti. La domanda è: ma chi si pensa prendere per scemi?
In Gran Consiglio…
Intanto la commissione della legislazione del Gran Consiglio, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, mercoledì scorso ha firmato il rapporto favorevole alla proposta di risoluzione cantonale del sottoscritto, presentata nel lontano 2008, in cui si chiedeva che il Ticino si attivasse presso la Confederazione per far sì che nell’ambito del rilascio di permessi di dimora a cittadini UE fosse possibile richiedere sistematicamente informazioni sui precedenti penali del candidato/a.
Ma come, non erano tutte balle populiste e razziste? Oppure siamo alle solite: prima si denigra e poi…?
Lorenzo Quadri