L’UE insiste con il trattato coloniale, e la partitocrazia si prepara a calare le braghe

Cosa dobbiamo fare affinché gli eurobalivi ed i loro camerieri bernesi capiscano che No vuol dire No?

Non c’è davvero limite al peggio di certi soggetti. Gli eurobalivi ed i loro reggicoda della partitocrazia stanno manifestamente tentando di far rientrare dalla finestra lo sconcio accordo quadro istituzionale. Quello che prevedeva la ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE, i giudici stranieri, i miliardi di coesione ricorrenti, l’adozione della direttiva comunitaria sulla cittadinanza (traduzione: gli svizzerotti non potranno più espellere nessun cittadino di uno Stato membro) più altre nefandezze assortite. Siffatto sconcio, che mai verrebbe approvato dal popolo, significherebbe la fine della Svizzera così come la conosciamo ora.

Tattica del salame

La tattica del salame per riproporre l’improponibile è in atto da un po’. Qualche settimana fa la subito sotto del “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR, Livia Leu è andata a Bruxelles a raccontare che la Svizzera sarebbe disposta a rendere ricorrenti i pizzi “di coesione” miliardari alla fallita UE. E chi avrebbe autorizzato la citata signora a promettere in scioltezza barcate dei nostri soldi? I cittadini svizzeri no di certo! Da notare poi che negli anni scorsi, durante le trattative sullo sconcio accordo quadro istituzionale, il governicchio federale aveva negato ad oltranza che fosse sua intenzione rendere ricorrenti i contributi di coesione. E infatti…

Inoltre, il CF dallo scorso febbraio sta riprendendo automaticamente le sanzioni UE contro la Russia, alla faccia della neutralità elvetica, ormai ridotta ad una barzelletta. Ma così, oltretutto, si sdogana il meccanismo della ripresa automatica del diritto europeo.

L’ambasciatore sbrocca

Di recente c’è stata una nuova escalation. L’ambasciatore UE in Svizzera, tale Petros Mavromichalis, in un’intervista al quotidiano gratuito 20 Minuten ha insistito ad oltranza sull’ accordo istituzionale, raccontando la consueta fregnaccia che la Confederella non può scegliere quali disposizioni europee rispettare, ma ci vuole un pacchetto.

In sprezzo del ridicolo, il Petros porta il seguente esempio: la Svizzera non può (“sa po’ mia!”) pretendere la piena associazione ai programmi di ricerca Horizon ma rispettare solo selettivamente le norme sulla libera circolazione delle persone.

Ma costui ci è o ci fa? Se a Bruxelles pensano davvero che siamo disposti a sacrificare la nostra sovranità, la nostra indipendenza ed i nostri diritti popolari per l’associazione ai programmi di ricerca europei, quando le nostre Università sono migliori di quelle UE, vuol dire che si sono bevuti il cervello.

Inoltre: quando mai la Svizzera avrebbe rispettato “selettivamente” le norme sulla libera circolazione delle persone? Le ha sempre rispettate integralmente  e masochisticamente, ed infatti in Ticino ci ritroviamo con 80mila frontalieri! Magari il rispetto fosse soltanto selettivo!

Peggio di così…

Il Petros farebbe meglio a preoccuparsi di quello che succede nel suo paesello natìo. Altro che venire qui a dettarci le condizioni.

Ma subito dopo di lui si è mossa pure l’inutilissima  ed anzi nociva Commissione di politica estera del Consiglio nazionale  chiedendo la “ripresa immediata” (corbezzoli!) dei negoziati con l’UE. Lo ha fatto adottando una mozione in tal senso con 13 voti favorevoli contro 9.

Quindi: gli eurobalivi dichiarano che vogliono resuscitare lo sconcio accordo quadro istituzionale. Ed i loro camerieri bernesi stabiliscono che bisogna riprendere le trattative e quindi calare le braghe. Ma si può fare peggio di così?

Sbrigarsi a chiarire

Altro che “riprendere le trattative”: agli eurobalivi bisogna finalmente chiarire, senza se né ma, che  non ci sarà nessun accordo quadro istituzionale. La Svizzera non accetterà né la ripresa automatica del diritto UE, né i giudici stranieri, né la direttiva comunitaria sulla cittadinanza, e nemmeno l’obbligo di versare a Bruxelles dei contributi di coesione ricorrenti. Altrettanto inaccettabile è che il nostro Paese debba pagare per aderire al mercato europeo.

Col fischio che ci sta bene farci dettare le leggi da funzionarietti europei non eletti da nessuno. Gli eurocrati ritengono che la Svizzera applichi la libera circolazione delle persone in modo selettivo? Bene, allora cominciamo a farlo davvero! Avanti con i contingenti e con la preferenza indigena! Non si rilascia più nessun nuovo permesso G! Valichi chiusi! Riprendiamoci finalmente il controllo sull’immigrazione, che la partitocrazia ha sciaguratamente ceduto a Bruxelles! Così gli eurobalivi starnazzeranno per qualcosa.

L’anniversario

Se qualche politicante pensa di propinarci una versione ribollita dello sconcio accordo quadro istituzionale, farà bene a ricordare che proprio in questi giorni (6 dicembre) cade il trentesimo anniversario del NO svizzero allo SEE. Qualsiasi tentativo di sottomettere istituzionalmente la Svizzera agli eurobalivi verrà spazzato via dalle urne. Non sta né in cielo né in terra che l’UE pretenda di dettare legge in casa nostra in cambio di accordi commerciali che sono principalmente nell’interesse dell’UE medesima e assai meno in quello della Svizzera. La bilancia commerciale tra Confederella e DisUnione europea pende chiaramente a vantaggio di quest’ultima.

A guadagnarci dagli accordi bilaterali attuali è soprattutto Bruxelles; non li vuole più? Benissimo! Ci fa solo un favore! Prima dei bilaterali stavamo molto meglio! Sicché, avanti con la swissexit! Altro che blaterare di accordi istituzionali!

Lorenzo Quadri