“Furbetti” dei crediti covid: la RSI imbosca le informazioni. Attendiamo le statistiche!
Per la serie “ma chi l’avrebbe mai detto”: prosegue la saga dei furbetti dei crediti covid in arrivo dall’italico quartierino che hanno trovato in Ticino “ul signur indurmentàa”!
Definirli “furbetti” è un eufemismo: si tratta di truffatori stranieria tutti gli effetti. Hanno intascato illecitamente soldi pubblici, di proprietà del solito sfigato contribuente. Fondi destinati a sostenere l’economia e l’occupazione in Ticino. Non a finire nelle tasche di approfittatori d’Oltreramina. Che poi magari se ne servono per acquistare beni di lusso.
Presupposto farlocco
E’ da oltre un anno che lo diciamo: le modalità ingenuotte con cui sono stati elargiti i crediti “anticrisi” a tasso zero con garanzia della Confederazione hanno avuto il pregio della rapidità; partono però dal presupposto che i richiedenti siano onesti. Purtroppo, aseguito della devastante libera circolazione delle persone voluta dalla partitocrazia, il Ticino si è riempito di “imprenditori”-foffa in arrivo dal Belpaese, per i quali truffare l’Ente pubblico è la normalità. A questa genoria, la presunzione d’onestà non è applicabile.
Fuori i dati!
Inutile dire che stiamo ancora aspettando che la Confederella pubblichi le statistiche sulle truffe nei crediti covid suddivise per nazionalità degli autori con relativo importo. Ma sappiamo che a Berna le informazioni imbarazzanti per la partitocrazia spalancatrice di frontiere vengono censurate. Si imboscano i dati sulle nazionalità degli impostori dei crediti covid così come si imboscano i dati sul passaporto dei non vaccinati ospedalizzati causa stramaledetto virus cinese.
Come se fosse dei nostri
Le indicazioni che emergono a spizzichi e bocconi dalla cronaca sono comunque chiare: gli inquisiti per truffe nei crediti covidsono de facto tutti stranieri. Ma l’immigrazionista RSI, come da copione, tenta di nasconderlo. Vuole far credere che si tratti di ticinesi e non di immigrati. L’ultimo caso risale ai giorni scorsi. Ed è plateale. Un avvocato arrestato di recente per aver inoltrato in maniera illecita domande di crediti a raffica dovrà rimanere in carcere. Ebbene, quali informazioni fornisce la Pravda di Comano nel proprio sito sul legale in questione? Che è “attivo da anni nel Sottoceneri”. Come se fosse uno dei nostri. Peccato che invece l’inquisito sia nato a Palermo e sia stato frontaliere fino al 2017, quando risulta aver spostato la residenza nel Luganese. Ma naturalmente queste cose non si dicono. Guai! Citus mutus! Il popolazzo non deve sapere! Mica si vorrà rischiare di dare ragione all’odiata Lega!
Lettera morta
Il triciclo PLR-PPD-P$ più Verdi-anguria, spalancando le frontiere, non solo ha devastato il mercato del lavoro e di riflesso le prospettive del Ticino, costringendo i giovani ad emigrare a causa dell’invasione da sud. Ma ha anche arrecato un danno reputazionale massiccio. Stampa di regime e partitocrazia spesso e volentieri rifiutano di indicare la nazionalità degli autori di reati, lasciando ad intendere che siano i ticinesi ad essere disonesti. Quando invece la foffa è importata.
E’ quindi evidente che occorre un vaccino anche contro la libera circolazione delle persone. Tanto più che, mentre gli svizzerotti nelle relazioni con il Belpaese concedono tutto, in senso inverso accade proprio il contrario. Basti pensare che la Penisola continua a rifiutare agli operatori elvetici l’accesso alla propria piazza finanziaria. Per lavorare in Italia devono avere una succursale in loco. Questo significa perdere posti di lavoro in Ticino. Gli accordi sottoscritti al proposito nell’ormai remoto 2015 sono lettera morta da sei anni. Roma se ne impipa degli impegni presi: tanto “gli svizzerotti sono fessi e non si accorgono di niente!”. E noi continuiamo a far entrare frontalieri e padroncini a go-go ed a versare i ristorni. Ormai lievitati a quasi 100 milioni all’anno.
Lorenzo Quadri