Fuori le cifre degli abusi e la nazionalità degli autori! Perché di furbetti svizzeri…

Ma nooo! Ma chi l’avrebbe mai detto! Nei giorni scorsi è emerso un nuovo caso di presunte truffe sul lavoro ridotto nell’ambito degli aiuti covid, che ha portato al fermo di sette persone, di cui tre sono state nel frattempo rilasciate mentre quattro rimangono agli arresti.

Sotto la lente della giustizia è finito il gruppo Lastminute.com le cui filiali svizzere hanno ricevuto dalla Confederella qualcosa come 28.5 milioni di franchetti sottoforma di indennità di lavoro ridotto. Si sospetta – ed in ciò consisterebbe il reato – che le richieste di indennità siano state superiori all’effettiva riduzione del lavoro. Ah, ecco.

Grave leggerezza

Tutti e sette i fermati sono cittadini italiani. Ma tu guarda i casi della vita! Per loro, come per tutti gli imputati del resto, vale la presunzione d’innocenza. E’ però un dato di fatto che, quando si parla di truffe negli aiuti covid messe a segno in Ticino – sia che si tratti dei famosi prestiti a tasso zero con garanzia dello Stato che di indennità di lavoro ridotto – gli autori sono praticamente tutti stranieri. Ed in particolare del Belpaese.

Appare evidente che gli aiuti, specialmente i prestiti, sono stati elargiti con leggerezza e senza svolgere uno straccio di controllo. Basti pensare che i prestiti fino a mezzo milione erano  coperti integralmente dalla garanzia della Confederella: e quindi le banche, non rischiando niente del loro, hanno versato i soldi senza preoccuparsi di nulla. Per cifre superiori al mezzo milione la garanzia federale era invece “limitata” all’85%. Il rischio residuo del 15% spingeva gli istituti di credito a svolgere delle verifiche. Chissà come mai, la stragrande maggioranza delle richieste è stata presentata per crediti inferiori al mezzo milione. Forse perché i furbetti non ci hanno messo molto a capire l’antifona? La Lega aveva più volte chiesto, invano, che la garanzia federale fosse ridotta all’85% per tutti i prestiti covid.

Gli autori di quasi tutte le truffe emerse in Ticino sono come detto cittadini del Belpaese. Questi furbetti dell’italico quartierino hanno imbrogliato lo Stato elvetico, quindi i contribuenti, approfittando del periodo di crisi e soprattutto approfittando dell’ingenuità (eufemismo) degli svizzerotti.

Basta omertà!

Inutile dire che aspettiamo sempre il resoconto, a livello nazionale ma soprattutto a livello ticinese, sulle truffe nei crediti covid, che indichi l’ammontare della malversazione e la nazionalità dell’autore. Allestirlo non dovrebbe essere così difficile. Basta una tabella excel da aggiornare periodicamente. Chissà perché non viene fatto?

Lo stesso discorso, e la stessa richiesta, vale per le indennità di lavoro ridotto. Evidentemente anche questo settore, come dimostra il caso Lastminute.com, presta il fianco ai furbetti. E in ballo ci sono paccate di milioni! Sarebbe interessante sapere (eufemismo) quali controlli sono stati svolti prima di mettere mano ai soldi del contribuente per consegnarli a richiedenti stranieri.

In che mondo vivono?

La leggerezza del governicchio federale – e nel caso concreto del ministro delle finanze Ueli Maurer (Udc; quello che: “i ricchi svizzeri si possono permettere di pagare di più la benzina”) – lascia basiti. Il buon Ueli forse pensa ancora di vivere nella Svizzera di cinquant’anni fa, quando si poteva lasciare la porta di casa spalancata giorno e notte e non succedeva niente. Ma lui per primo, anche in considerazione della sua estrazione politica, dovrebbe conoscere gli effetti deleteri della libera circolazione delle persone. In particolare nelle zone di confine. Grazie alle frontiere spalancate, il Ticino si è riempito di sedicenti “imprenditori” in arrivo da Oltreramina, giunti qui con l’intento di approfittarsi degli svizzerotti, “che tanto sono fessi e non si accorgono di niente”.

Il rapporto di fiducia tra cittadino e Stato è una peculiarità elvetica. Spalancando scriteriatamente le frontiere, sono state fatte arrivare qui frotte di soggetti dalla mentalità ben diversa. E quindi bisogna comportarsi di conseguenza!

Intendiamoci: imbroglioni e delinquenti ci sono anche tra i ticinesi e gli svizzeri doc. Ma è innegabile che il tasso di onestà globale in Ticino si è ridotto di pari passo con quello di  svizzeritudine. Le truffe negli aiuti covid ne sono un esempio lampante.

Nel caso di queste truffe, ad andarci di mezzo sono soldi pubblici, di proprietà dei cittadini! Ringraziamo la partitocrazia spalancatrice di frontiere!

Lorenzo Quadri