Come era scontato, il nuovo assetto del turismo ticinese è stato condiviso nei giorni scorsi dal gruppo tecnico incaricato di accompagnare i lavori di revisione della nuova legge.
Il documento elaborato dal gruppo tecnico deve molto a quella che il Corriere del Ticino aveva a suo tempo denominato “la rivoluzione luganese”. Parecchie delle proposte elaborate a Lugano e condivise da Locarno sono dunque confluite nel documento che fungerà da base per i passi successivi. Sì, perché la strada da percorrere è ancora lunga. Il governo dovrà proporre il testo di nuova legge, e il Gran Consiglio dibatterlo e approvarlo. Vista l’importanza e l’entità dei cambiamenti in corso, sarebbe senz’altro preferibile riscrivere la nuova legge da zero piuttosto che rimaneggiare l’esistente. Ovviamente questo processo dovrà essere seguito molto da vicino, poiché le derive gattopardesche (cambiare tutto affinché nulla cambi) sono dietro l’angolo. Formulazioni volutamente ambigue degli articoli di legge e soprattutto poi, in fase successiva, del regolamento d’applicazione, potrebbero di proposito stravolgere le indicazioni uscite dal gruppo strategico.
A guardare il lato positivo di questo processo, esso sarà l’occasione per precisare e portare dei miglioramenti ad alcune stonature che sono comunque presenti nel rapporto del gruppo strategico.
Il turismo è una risorsa importante per il nostro Cantone. E anche per Lugano. Non va inteso come fine a stesso: è infatti una componente primaria del marketing territoriale a livello sia nazionale che internazionale. Può aprire molte porte. Se la città di Lugano dal 2012 ha deciso di potenziare le forze in campo nel settore turistico creando un dicastero con tutti i crismi, non è certo per caso né per capriccio.
In un periodo in cui le risorse si assottigliano anche per la nostra Città (pensiamo solo allo smantellamento progressivo della piazza finanziaria dovuto ad una scandalosa politica federale del cedimento ad oltranza nei confronti dell’UE), quelle disponibili devono essere fatte fruttare al meglio.
Anche il turismo deve dunque venire gestito secondo criteri che sono quelli imprenditoriali, dell’efficacia e dell’efficienza. La distribuzione delle risorse in base a criteri politici e non al risultato è un lusso che non ci possiamo più permettere. Ora bisogna lavorare a progetto e promuovere i progetti che sono validi. A livello cantonale occorre creare un’Agenzia del turismo che supporti in modo professionale le destinazioni, lavorando anche su mandato da parte di queste ultime. No, dunque, ad una struttura centralistica che mette sotto tutela l’operatività e la progettualità di quelli che sono i marchi forti ed internazionalmente noti del turismo del nostro Cantone (Locarno, Lugano, Ascona). Tutto questo senza naturalmente dimenticare le valli la cui offerta va messa in rete con quella dei poli.
Il settore turistico ticinese ha appena compiuto un primo passo sulla strada del cambiamento. Questa strada è, sarà, ancora lunga. Attenzione però: i tempi lunghi della riforma legislativa non devono diventare un comodo pretesto per proseguire per forza d’inerzia. Il cambiamento di marcia deve già avvenire da subito.
Lorenzo Quadri
Municipale di Lugano
Capodicastero turismo