Ma come, il divieto di dissimulazione del viso non doveva provocare il tracollo?
Ma guarda un po’: l’annata turistica ticinese finora è andata assai bene! Nei primi otto mesi del 2016 i pernottamenti sono cresciuti del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre a livello nazionale c’è stato un arretramento dell’1%.
L’exploit c’è però stato nel mese di agosto, che ha fatto registrare un aumento di ben il 9.2% dei pernottamenti in Ticino rispetto allo scorso anno, mentre la media svizzera segna ancora un calo dell’1 per cento. Questo dicono le ultime cifre pubblicate dall’Ufficio federale di statistica (Ustat).
Previsioni sbugiardate
Ci fa ovviamente piacere che il turismo in Ticino segni cifre positive, anche consistenti, trattandosi di un’importante risorsa economica per il nostro Cantone. Un qualche sassolino vogliamo però togliercelo dalle scarpe. Nel luglio scorso è infatti, e finalmente, entrato in vigore il divieto di dissimulazione del viso, plebiscitato dal 65% dei ticinesi. E cosa ripetevano i contrari alla norma antiburqa prima della votazione popolare sul tema (in effetti lo dicevano anche dopo)? Strillavano al populismo e al razzismo, certo. Cianciavano di “non problema” (così un “non problema” da riempierne paginate e paginate di giornali). E poi, ciliegina sulla torta, paventavano sfracelli per la piazza turistica ticinese. I turisti arabi non verranno più! Se il divieto diventerà realtà, il turismo ticinese, nel quale l’ente pubblico investe tanti milioni, subirà un tracollo! Guai a voi, beceri populisti e razzisti, che vi ostinate a difendere i valori della società occidentale invece di svenderli sperando in un pugno di pernottamenti in più! Invece, cosa è successo? Il divieto di burqa è entrato in vigore ed i turisti dei Paesi arabi invece di azzerarsi sono aumentati.
Evidentemente, al contrario di quanto strillavano i multikulti spalancatori di frontiere, il burqa ed il niqab non sono incollati alla faccia, ma – chi l’avrebbe mai detto! – si possono anche togliere. Ed è proprio quello che hanno fatto, senza fare una piega, le turiste col velo integrale alle quali è stato fatto notare che questo tipo di abbigliamento è proibito in Ticino. Del resto, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, il burqa è vietato anche alla Mecca!
Berna segue il Ticino
Nella sua ultima sessione il Consiglio nazionale ha approvato – seppur con un solo voto di scarto – un’iniziativa parlamentare per l’estensione del divieto di Burqa a tutta la Svizzera (NB: il capogruppo PLR Ignazio Cassis ha votato contro, mentre la presidente nazionale del partito Petra Gössi si è astenuta).
Relatore contrario al divieto su scala nazionale era un altro PLR: il sindaco di Soletta Kurt Fluri, meglio noto per essere l’architetto (?) del compromesso-ciofeca contro il 9 febbraio. Uno dei suoi argomenti principali? “Vietare la dissimulazione del viso danneggia il turismo!”. Quando gli si è fatto notare che in Ticino è accaduto proprio il contrario, come confermano adesso le cifre dell’Ustat, il buon Fluri non sapeva più che pesci pigliare.
Il divieto attira i turisti?
Le cifre dell’Ustat – non del Mattino razzista e fascista – confermano dunque che vietare il velo integrale non nuoce all’economia. Per l’ennesima volta le apocalittiche previsioni di regime, concepite per minacciare e a ricattare gli svizzerotti affinché spalanchino le frontiere, calino le braghe e si pieghino al fallimentare multikulti, si sgonfiano miseramente come palloncini bucati.
Malgrado la norma antiburqa, i pernottamenti in Ticino volano: malgrado la nuova legge, o magari addirittura proprio grazie ad essa? Come osserva il promotore dell’iniziativa ticinese “contro la dissimulazione del viso” Giorgio Ghiringhelli sul suo portale, il divieto introdotto nel nostro Cantone ha suscitato molto interesse, in particolare in Germania. E, ma guarda un po’, la categoria di turisti che maggiormente è cresciuta in questa stagione è proprio quella dei tedeschi. Sicché, se uno più uno fa ancora quel bel due di una volta…
Lorenzo Quadri