I due principali enti turistici, quello del Luganese e del Locarnese, hanno iniziato la loro battaglia contro un sistema non più sostenibile di gestire la risorsa turismo. Una risorsa che è importante non solo di per sé, ma anche come veicolo di promozione di tutto il territorio.

L’organizzazione attuale, e ancora di più quella che l’ente cantonale vorrebbe per il futuro, sottrae soldi e competenze alle destinazioni-polo per darli a Ticino Turismo.  Il quale poi li distribuisce con l’innaffiatoio del contentino politico, in modo inefficace dal punto di vista operativo. Invece di sostenere le destinazioni forti, quelle che costituiscono dei marchi internazionali, consentendo loro di fare da poli trainanti nell’interesse anche di tutte le altre, le si ostacola per “non creare squilibri”. Ciò accade nell’ottica del consueto, e deleterio, livellamento verso il basso. Ticino turismo vorrebbe promuovere un inesistente “prodotto Ticino”, che non è un marchio turistico e che fuori dai nostri confini nessuno conosce. Una tattica chiaramente fallimentare – e i risultati si vedono – dal punto di vista aziendale, ma che risponde ad esigenze politiche.

Ebbene, questi giochetti non ce li possiamo più permettere. Come non ci si può più permettere di lasciare che posti nel CdA e cariche dirigenziali di Ticino Turismo vengano attribuite per meriti politici e/o perché c’è il trombato di turno da sistemare. La parola d’ordine dev’essere: gestione di tipo aziendale.

Ticino Turismo deve limitarsi ad un ruolo di coordinamento, di osservatorio e di supporto, e lo deve svolgere su base professionale. Non è sostenibile che il gremio politicizzato di turno possa dettare legge mortificando l’iniziativa di chi lavora sul territorio e che ha le risorse e le capacità per lavorare.

 

Revisione da bloccare

La revisione della legge sul turismo, attualmente nelle sue fasi finali prima della consultazione, va nella direzione sbagliata. Con il consueto giochetto, si vuole imporre un progetto preconfezionato da un professore dell’Università di San Gallo, ma dalle origini chiaramente peninsulari, sulle cui conoscenze del nostro territorio si potrebbero aprire vari capitoli, fingendo di coinvolgere gli enti principali ma menando in realtà il can per l’aia.

Chi l’ha detto che i contributi dell’accademico di turno, slegato dalla realtà, sono di miglior qualità rispetto a quelli di chi lavora sul terreno da anni e ne conosce le difficoltà, i pregi ed i difetti?

Si pretende poi di rinviare gli enti principali (e principali finanziatori di Ticino turismo con circa 3.3 milioni all’anno) ad esprimersi sul progetto di legge in fase di consultazione, vale a dire quando ormai i giochi sono fatti e i buoi sono fuori dalla stalla; ed oltretutto, ad esprimersi assieme ad una pletora di altri soggetti, in modo da poterne diluire l’opposizione. Eh no, non ci siamo proprio!

Il progetto di revisione di legge attualmente sul tavolo, va nella direzione di una centralizzazione ancora maggiore, oltretutto propone di creare delle strutture senza nemmeno averne mai valutato i costi! Senza contare che essa è a dir poco fumogena nei punti chiave, ad esempio sulle reali competenze di  bislacche holding cantonali dai nomi rigorosamente inglesi.

 

Tutelare autonomia e progettualità

E’ quindi ovvio che questa revisione va bloccata, per poi ripartire su nuove basi. Nel progetto da mettere in consultazione, le destinazioni-faro devono avere molta più voce in capitolo. La loro autonomia e la loro progettualità devono venire tutelate. 

Per questo gli enti di Locarno e di Lugano creeranno un gruppo tecnico di lavoro che farà pervenire i propri risultati per fine settembre.

La gestione politicizzata del turismo in Ticino ha fatto il suo tempo. In tempo di crisi, è un lusso che non ci possiamo più permettere. Deve adesso fare spazio ad una visione imprenditoriale, basata su risultati, su progetti concreti e su fondi per finanziarli. Questo è l’obiettivo dei due principali enti regionali, che – con l’appoggio dei municipi di riferimento – non si fermeranno senza averlo raggiunto.

Di conseguenza, se qualcuno si illude di poter ignorare quanto accaduto dal 6 luglio (data dell’assemblea di Ticino turismo) in poi, se qualcuno pensa di poter risolvere la vertenza a tarallucci e vino e senza dei cambiamenti strutturali, se qualcuno ritiene di poter squalificare un’azione molto seria dei due enti come un malumore estivo di poche persone o addirittura come una manovra partitica, questo qualcuno farà bene a scendere dal mirtillo e a confrontarsi con la (per lui) dura realtà.