I nodi vengono al pettine. E, ancora una volta, quello che è stato scritto sul Mattino le scorse settimane viene puntualmente dimostrato dai fatti.
Le perquisizioni dei torpedoni di turisti cinesi alla dogana di Chiasso Brogeda stanno diventando un problema sempre più grosso. In sostanza, i pullman vengono fermati dalla Guardia di finanza italiana, e gli occupanti rivoltati come un calzino, alla ricerca di beni di lusso acquistati in Ticino, su cui far pagare l’IVA del 21%. Su un rolex da 10mila Fr, fanno 2100 Fr. Da pagare in contanti. Sull’unghia. E’ già successo che un pullman rimasse bloccato per ore in dogana proprio perché non c’era il “cash”. L’indicazione data ai malcapitati turisti è quella di farsi poi risarcire in aeroporto, cosa che non funziona mai per un motivo o per l’altro. Perché nello sfruttare la burocrazia per il proprio tornaconto, i nostri vicini a sud sono bravissimi, e noi abbiamo solo da imparare.
Il primo a segnalare pubblicamente il problema è stato il sottoscritto. Naturalmente da Oltreconfine hanno tentato di negare l’evidenza. E i soliti media hanno tentato, allo stesso modo, di squalificare la vicenda come l’ennesimo delirio anti-italiano del solito leghista. Ma, ancora una volta, l’ennesima, gli è andata buca.
Problema reale
Il problema esiste ed è concreto e reale. Tanto che sono mobilitati Svizzera Turismo, Ticino turismo, la SECO. Come detto la pratica adottata in Italia non è illegale. Ma viene abusata con un obiettivo preciso. Il solito. Quello di danneggiare l’economia ed il turismo elvetico. Ed infatti i controlli a danno dei turisti cinesi avvengono solo ai confini con il Ticino.
Ecco come viene ripagato lo sblocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri. Inutile dire, poi, che la Svizzera rimane sulle quattro black list italiane illegali. Intanto la ministra del 5% Eveline Widmer Schlumpf ancora si allude che i rapporti tra Svizzera ed Italia siano sulla via della normalizzazione.
Tempo di contromisure
Adesso le perquisizioni dei turisti cinesi hanno varcato il Gottardo. Anche a Lucerna monta la protesta. Alla vicenda, il TagesAnzeiger ha dedicato un esteso articolo. Anche il Municipio di Lugano ha deciso di scrivere a Berna, ai Consiglieri federali Burkhalter (titolare del Dipartimento degli Esteri) e Schneider Ammann, ministro dell’Economia.
Il rischio che si corre è noto: la perdita dei turisti cinesi, un mercato interessante, in crescita, e su cui si è investito parecchio. Ed infatti i tour operator cinesi già progettano di stralciare il Ticino dalle loro destinazioni per il 2013, e da subito la parola d’ordine è: niente shopping da noi!
Per questo bel risultato, possiamo ringraziare la vicina ed ex amica Penisola, la quale non perde neanche mezza occasione per boicottarci. Senza che, va da sé, da parte nostra ci sia una qualsivoglia reazione. Ad esempio, cominciare a bloccare in dogana e a controllare sistematicamente 54mila frontalieri che ogni giorno entrano in Ticino, e migliaia di padroncini.
Facciamo così: per ogni turista cinese perquisito al valico di Chiasso Brogeda, noi alla dogana svizzera rivoltiamo come calzini, bloccandoli per ore, 100 frontalieri. Poi vediamo se la controparte italiana non scenderà a più miti consigli! Ma finché subiremo senza reagire, è poco ma sicuro che continueremo a perdere. E a farci fregare.