L’approvazione, in votazione popolare, dei salari minimi settoriali (da contrattualizzare tra le parti) va senz’altro accolta positivamente. L’iniziativa, come noto, è stata lanciata dai Verdi ticinesi. La Lega l’ha appoggiata sia in gran consiglio (dove è passata grazie al nostro Movimento) che all’appuntamento con le urne.

Ovviamente i contrari alla proposta non hanno mancato di trovarle ogni tipo di pecche. Ben amplificati, in questo, dalla stampa di regime.

I contrari sono sostanzialmente quelli che, dopo aver devastato il mercato del lavoro ticinese spalancando le frontiere, adesso bocciano qualsiasi provvedimento che possa – seppur modestamente – contribuire a tamponare il disastro. Il motivo di questo atteggiamento può essere uno solo: a costoro sta bene che i lavoratori ticinesi continuino a rimanere a casa, soppiantati da frontalieri che costano meno.

Silurato il potenziamento

L’ex partitone ed il suo presidente, puntellati dalle associazioni economiche satellite, si sono spesi assai contro i salari minimi settoriali. Nulla di strano. Basta considerare i precedenti. Non solo a suo tempo il comitato liblab si espresse all’unanimità contro l’iniziativa “contro l’immigrazione di massa”, venendo asfaltato dalle urne, ma il ministro dell’economia PLR, Johann Schneider Ammann (che non ha freddo ai piedi) ha congelato, ossia silurato, il pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone. Questo malgrado il Ticino, di questo potenziamento, ne abbia bisogno come del pane. Lo ha fatto, il ministro PLR, prendendo a pretesto l’abbandono del tasso di cambio minimo con l’euro. Quando questo sarebbe semmai stato un argomento in più a favore del pacchetto! E come ha reagito il partito di Schneider Ammann a sud delle Alpi di fronte a questa brillante mossa del suo Consigliere federale? Silenzio. Citus mutus. Ohibò!

“Una serie di misure”

Il colmo è che è stato proprio il “Giuànn” a dichiarare che le distorsioni sul mercato del lavoro provocate dalla devastante libera circolazione delle persone vanno combattute “con una serie di misure, anche di portata modesta”. Misure che magari prese singolarmente possono sembrare di basso profilo ma che, messe assieme, dimostrano la loro efficacia. Belle parole. Smentite, però, dai fatti. Un conto è quello che si predica; altra storia è come si razzola. Infatti il primo ad affossare queste iniziative è proprio il PLR Schneider Ammann: vedi, appunto, la trombatura del famoso pacchetto di potenziamento delle misure accompagnatorie. Ed il suo partito di riferimento in Ticino fa la stessa cosa. Infatti si è battuto contro i salari minimi. Venendo sconfessato dalle urne; ancora una volta.

Fare o non fare?

L’iniziativa “salviamo il lavoro in Ticino” sarà stata imperfetta. Del resto le iniziative perfette non esistono. Ma non è perché si potrebbe fare “meglio” che bisogna rinunciare a fare “bene”. Altrimenti non si farà proprio nulla: e questa è la scelta peggiore possibile. Con la scusa che si può fare “meglio” gli spalancatori di frontiere PLR e PPD rifiutano le misure che potrebbero portare sollievo al mercato del lavoro ticinese, spremendosi le meningi per trovare ed amplificare difetti, e facendo i baffi alle formiche. In questo modo dimostrano di non voler rimediare al disastro. Anche perché boicottano le proposte altrui, ma mica ne propongono di alternative…

Il motivo può essere uno solo: a loro la situazione attuale sta bene così. I ticinesi se ne ricordino in ottobre.

Lorenzo Quadri