La $inistra vorrebbe che la SSR dilagasse pure nell’online. Avanti col canone a 200 Fr!

E’ stato annunciato ufficialmente nei giorni scorsi il lancio dell’iniziativa per l’abbassamento del canone radioTV da 335 a 200 Fr.

Non si può certo dire che si tratti di una sorpresa, visto che l’iniziativa era attesa da anni. E nemmeno si possono azzardare dei parallelismi con le modalità operative dei kompagni che pretendono di rifare le votazioni popolari dall’esito (a loro)sgradito. L’esempio più attuale e scottante in tal senso è l’iniziativa contro il modello di nuovi aerei da combattimento scelto dal governicchio federale. Sembra incredibile: i drammatici fatti d’attualità dimostrano che la politica di smantellamento delle difese della Svizzera deve essere subito ribaltata, ma i $inistrati, avulsi dalla realtà, restano abbarbicati alle loro posizioni ideologiche come cozze allo scoglio.

Sul canone a 200 Fr non si è mai votato. L’iniziativa No Billag era ben altro: ovvero l’eliminazione tout-court del balzello radiotelevisivo.

Chi ci va di mezzo

E’ innegabile che quanto la SSR propina si spinge ben al di là del servizio pubblico. Un’emittente statale elefantesca nel 2022 non ha più una giustificazione. Le offerte alternative non mancano, sia per l’informazione che per l’intrattenimento. E non ci si venga a raccontare la fregnaccia che la SSR sarebbe di qualità (solo perché di $inistra) mentre tutto il resto è foffa.

Il borsello della gente è sempre più magro. La crisi economica da stramaledetto virus cinese ed anche la guerra in Ucraina – che speriamo finisca presto – lo svuoteranno ulteriormente.

Il canone più caro d’Europa è una tassa per il finanziamento della SSR che sottrae al cittadino i soldi per usufruire di offerte alternative (ricordiamoci che, secondo la partitocrazia, queste offerte devono essere a pagamento). Ad andarci di mezzo, ancora una volta, è il ceto medio basso; i milionari possono pagarsi gli abbonamenti a tutti i media che vogliono.

Altro che “baluardo”!

Fa poi ridere i polli la pretesa dell’emittente di regime di proporsi quale baluardo contro le fake news. Non avendo argomenti per difendere dimensioni e costi che non sono più proponibili, ci si arrampica sugli specchi inventando sempre nuovi fanfaluche. Nel mirino della SSR e dei suoi soldatini in politica non ci sono certo le fake news, bensì la pluralità dell’informazione. I cittadini devono continuare a finanziare, con dovizia di denaro pubblico, la propaganda e l’indottrinamento di $inistra spacciati per servizio pubblico. Lavare il cervello alla popolazione nel segno del pensiero unico $inistrato (euroturbo, multikulti, climatista, spalancatore di frontiere, tassaiolo, eccetera) è evidentemente un mezzo per mantenere cadreghe politiche. Qualsiasi fonte alternativa va pertanto indebolita e denigrata.

Concorrenza sleale

Nel cassetto dei ro$$overdi ci sono piani aberranti. La gauche-caviar vorrebbe ulteriormente potenziare la SSR, per l’ovvio motivo che essa fa propaganda politica a suo sostegno con i soldi del contribuente. Nel concreto, kompagni tramano per aumentare ancora le risorse a disposizione dell’emittente statale (mani nelle tasche dei cittadini) e per permetterle di razziare il mercato pubblicitario anche per l’offerta online.

Ma come: prima del 13 febbraio i $inistrati frignavano per la diminuzione delle inserzioni sulla stampa cartacea. Adesso vorrebbero invece sottrarle ulteriori entrate per attribuirle ai siti web della SSR, già finanziati col canone (concorrenza sleale)?

La colonizzazione

Il disegno è chiaro. Visto che il consumo mediatico si sposta sempre più sull’online, i kompagni, invece di lasciare spazio all’iniziativa privata (rea di non essere sufficientemente allineata), vogliono okkupare il settore con la loro macchina divulgativa,  facendola dilagare ben al di là di qualsiasi parvenza di servizio pubblico!

Al danno si aggiunge la beffa. Per giustificare l’espansionismo della SSR, i $ocialisti propongono che essa, quale contropartita (?), sia tenuta a mettere a disposizione parte dei propri contenuti online ad altri operatori che li richiedessero. C’è da restare allibiti. Prima si depredano i portali online privati di risorse, poi si pretende di ridurli a delle colonie dell’emittente di regime?

Eccola qua, la pluralità mediatica secondo la $inistra! E’ evidente che simili aberrazioni stataliste di stampo sovietico vanno fermate. L’unico modo è ridurre le risorse a disposizione della SSR riconducendola all’interno dei limiti di ciò che, nell’anno 2022(non 1952), può essere ragionevolmente considerato servizio pubblico.

Lorenzo Quadri