I mitomani di Bruxelles si diano una calmata. Le adesioni hanno tempi lunghissimi
L’UE è sempre più allo sbando e adesso tra gli eurocrati c’è chi blatera di un’adesione lampo dell’Ucraina. Moldavia e Georgia hanno anche loro chiesto di entrare nella fallita DisUnioneeuropea.
Frena Ugo! Simili questioni non si decidono sull’onda emotiva ed irrazionale che qualcuno (parecchi qualcuno) sta già cavalcando per i propri giochetti.
La Ursula von der Divano – stesso livello del suo predecessore “Grappino” Juncker ma senza nemmeno la scusa dell’ubriachezza – va in giro a starnazzare che vuole l’Ucraina nell’UE. La signora farà bene a darsi una calmata. Anche perché non stiamo certo parlando di una geniale statista, bensì di una che occupa cadreghe solo perché amica dell’Anghela Merkel. In patria, la von derDivano è stata – sempre in virtù della sua amicizia con l’Anghela, perché altri meriti politici non ne ha – ministra della Difesa. Con esiti disastrosi. E se oggi la Germania si ritrova con un esercito da barzelletta, una parte della responsabilità è dell’attuale presidentadella Commissione UE.
Decisioni di pancia
Che l’Ucraina tenti di coinvolgere il più possibile l’UE e la NATO per ottenere interventi sempre più incisivi è ben comprensibile dal suo punto di vista. Dal suo, appunto.
La Moldavia e la Georgia si sentono a loro volta minacciate, o comunque vogliono farlo credere, e quindi cercano di mettersi sotto le ali di Bruxelles. Magari avendo in testa, più che fantomatiche aggressioni ad opera del despota russo, i ricchi contributi comunitari.
Prendere decisioni di pancia sotto la pressione del ricatto morale porta solo a commettere cappellate clamorose. Lo vediamo in Svizzera con questioni assai meno drammatiche, come il bidone Via Sicura o l’uscita dal nucleare. Le emergenze hanno per fortuna un vantaggio: prima o poi finiscono. Questo vale anche per la guerra scatenata da Putin. Tutti speriamo che si concluda il primapossibile. Da notare che la Svizzera avrebbe potuto contribuire ad accelerare la pace. Ma il governicchio federale, per correre dietro ai suoi padroni di Bruxelles, ha sconsideratamente rottamato la nostra neutralità. Quindi i buoni uffici della Svizzera non entrano più in linea di conto.
Iter pluriennali
L’iter di una domanda d’adesione all’UE dura svariati anni: questo deve valere ovviamente anche per l’Ucraina. Venire invasi da Putin non conferisce canali preferenziali. La guerra finirà e allora si potrà discutere con più lucidità dell’entrata dell’Ucraina – o di altri Stati – nell’UE.
Nel frattempo ci si accorgerà che tra i cittadini ucraini che avranno trovato rifugio in altri paesi (Svizzera compresa), e che per qualche motivo non saranno tornati in patria a guerra terminata, non c’è solo brava gente.
Alle nostre latitudini, prima di tifare per l’Ucraina (o per altri) nell’UE sarà bene contare fino a dieci e procedere ad un paio di considerazioni facili-facili.
Libera circolazione?
Ad esempio: Ucraina nell’UE vorrebbe dire per noi libera circolazione delle persone con l’Ucraina. Gli immigrazionisti di Economiesuisse, ovvero il club dei manager stranieri delle multinazionali ai quali della Svizzera frega meno di zero, già magnificano le fantomatiche qualifiche di cui disporrebbero i profughi ucraini e si dichiarano pronti ad assumerne… ovviamente (ma questo non lo dicono) a scapito degli svizzeri!
Libera circolazione delle persone con l’Ucraina vuol dire libertà per i datori di lavoro di assumere ucraini lasciando a casa svizzeri. Ma vuole anche dire libertà per i cittadini ucraini di immigrare nel nostro Stato sociale. Questo quando in Svizzera le casse pubbliche, l’economia e l’occupazione saranno già messe a dura prova dalla crisi da stramaledetto virus cinese e dalla guerra.
Come si procederebbe con i rimpatri di ex profughi ucraini (dopo la fine della guerra smetteranno di essere profughi) se per delirio d’ipotesi nel frattempo saranno diventati cittadini UE a seguito di una fantomatica adesione lampo?
Dentro per mungere
Parecchi Stati membri UE si trovano sullo sconclusionato carrozzone di Bruxelles per mungere contributi. A maggior ragione un Paese colpito da una guerra si sentirà nella posizione di battere cassa. E gli eurocrati pretenderanno di spalmare il conto anche sulla Confederella. Già adesso il balivo incaricato deirapporti con la Svizzera, lo slovacco Maros Sefcovic (Maroschi?), formatosi alla scuola per burocrati comunisti prima del crollo del regime, pretende di rendere ricorrenti i pizzi miliardari che versiamo a Bruxelles. Figuriamoci qualora l’UE dovesse versare consistenti aiuti a Kiev. Avanti con la spremitura degli svizzerotti a suon di ricatti!
$inistrati allo sbando
Tanto per non farsi mancare niente, tale Fabian Molina, consigliere nazionale $ocialista con doppio passaporto (uno dei tanti), lo scorso anno ha presentato una mozione – ovviamente velleitaria e finalizzata a metter fuori la faccia sui media – con cui chiede di dare avvio ai negoziati d’adesione della Svizzera all’UE. Lo scorso 10 marzo il Consiglio nazionale ha asfaltato la mozione, e ci sarebbe mancato altro. Asfaltato sì, ma l’atto parlamentare ha comunque ottenuto 40 voti favorevoli (ovviamente ro$$overdi: l’adesione all’UE figura nel programma del P$) e 30 astensioni. Anche queste principalmente da $inistra, ma ci sono pure alcuni liblab: perché ormai l’ex partitone e la gauche-caviar vanno sempre a manina.
Sicché secondo i $inistrati dovremmo anche noi metterci in lista per entrare nella DisUnione europea assieme ad Ucraina, Moldavia e Georgia.
Con l’ultimo allargamento ad est, la sconquassata UE ha già fatto il passo più lungo della gamba. Non è in grado di estendersi ulteriormente, malgrado la mitomania dei suoi “capi” non eletti da nessuno. Più il blob di Bruxelles cresce, più pretende soldi e potere. Già adesso mira a trasformare la Svizzera in una sua colonia (un po’ come vorrebbe fare Putin con l’Ucraina, ma con altri mezzi) oltre che a mungerla ad oltranza. E da noi c’è ancora chi parla di avvicinamenti, o addirittura di adesioni? Ma siamo fuori di cotenna?