Eurobalivi allo sbando! Altro che firmare nuovi accordi: avanti con la swissexit!

Ecco che ritorna alla ribalta l’assurda pretesa di far entrare l’Ucraina nella fallita UE. Il presidente Zelensky, da tempo scivolato nella mitomania, ha ancora evocato l’avvio dei negoziati per l’adesione. Intendiamoci: questo genere di trattative dura decenni. L’eventuale adesione non sarebbe in ogni caso per domani. Ma sta di fatto che, se non fosse stata invasa dalla Russia, nessuno mai si sarebbe sognato di definire l’Ucraina come UE-compatibile. Anzi. L’Ucraina è “europea” quanto la Russia. I suoi pretesi “valori occidentali” sono semplice propaganda.

I gravi scandali di corruzione che stanno interessando il Paese, con rimozione di personaggi di primo piano, sono un indicatore chiaro. E dovrebbero anche far nascere qualche interrogativo (eufemismo) sulle tasche in cui finiscono i cospicui aiuti versati dall’Occidente. Intanto il “medico italiano” (cit. Corriere della Sera) del PLR pretende di mettere la Svizzera in prima fila tra i pagatori, usando i soldi degli altri per la propria boria personale.

L’ha poi capito anche il Gigi di Viganello che la “ricostruzione dell’Ucraina” – purtroppo ancora lontana – sarà un affare d’oro per aziende UE e yankee. Gli svizzerotti pagheranno e basta.

Dissanguarsi per Kiev?

A proposito di pagamenti: un’Ucraina dentro l’UE costringerebbe quest’ultima a finanziarne la ricostruzione (quando verrà il momento). Con costi stellari che nemmeno si possono immaginare. Inutile dire che la Confederella verrebbe pesantemente chiamata dalla cassa da Bruxelles in mille modi, non da ultimi i contributi di coesione. Ovvero quei pizzi miliardari che, secondo l’ambasciatora Livia Leu (Livia chi?) la Svizzera sarebbe pronta a rendere ricorrenti. La Ursula von der Divano (quella che si è aumentata lo stipendio due volte in pochi mesi con la scusa dell’inflazione) e compagnia brutta forse non si rendono conto che i soldi non crescono sugli alberi.  Gli eurobalivi non eletti da nessuno pensano davvero che – malgrado il continuo lavaggio del cervello – i cittadini degli Stati membri, già confrontati con recessione ed inflazione alle stelle, saranno d’accordo di dissanguarsi per Kiev? Se sì, hanno fatto i conti senza l’oste.

Il discorso vale anche alle nostre latitudini. Già scontiamo gli effetti boomerang delle sanzioni contro la Russia; i profughi ucraini ci costano 2 miliardi all’anno; pagheremo un prezzo altissimo per la sconsiderata rottamazione della neutralità ad opera della partitocrazia (PLR in primis). E in più dovremmo essere felici di pompare miliardi nella ricostruzione dell’Ucraina?

Ma la casta, fino a quando pensa di tirare la corda? Immagina forse che il bieco trucchetto di  zittire e denigrare come “putiniano” chi non è disposto a farsi infinocchiare funzionerà all’infinito?

L’immigrazione va limitata

Senza contare che un’Ucraina nell’UE implicherebbe anche la libera circolazione delle persone con la Svizzera. Ci mancherebbe solo questa!

L’immigrazione deve essere controllata ed indirizzata: lo ha detto anche il direttore dell’Istituto di politica economica svizzera dell’Università di Lucerna prof. Christoph Schaltegger (di certo non un leghista) in una recente intervista sulla NZZ. Invece la partitocrazia non solo vuole andare avanti con l’immigrazione scriteriata, ma addirittura brama di estenderla a nuovi Stati come l’Ucraina: dove l’economia è in caduta libera (lo era anche prima dell’invasione), la corruzione impera, i salari sono da fame e di “europeo” c’è ben poco; di sicuro non i “valori liberali”. Lo scontato risultato sarà l’ennesimo assalto alla diligenza rossocrociata. E’ chiaro che non ci stiamo. Alla larga dalla fallita UE! Avanti con la swissexit!

Il privilegio dell’auto

Nel frattempo, apprendiamo che 39 profughi ucraini hanno fatto causa al Canton Lucerna perché la rendita che ricevono sarebbe troppo scarsa. Davvero un bel modo per ringraziare per l’ospitalità ricevuta mentre nel loro paese cadono le bombe. Se questi rifugiati ritengono che la Confederella abbia il braccino corto, non hanno che da andare altrove; magari in uno Stato membro della guerrafondaia NATO.

Tanto per gradire, ricordiamo che al momento anche i profughi ucraini titolari di automobili di lusso ricevono prestazioni assistenziali. Questo privilegio, contenuto nello statuto S, dovrebbe però venire a cadere dopo un anno di permanenza in Svizzera. A quel punto i rifugiati saranno tenuti a vendere i macchinoni e ad usare il ricavato per il proprio sostentamento, prima di chiedere sussidi allo Stato. Nel frattempo, però, di soldoni ne avranno  incassati un bel po’ (e nümm a pagum). Non solo. Aspettiamo di vedere cosa succederà quando il profugo ucraino con il SUV Maserati dirà che il bolide non è suo, bensì dell’amante, del cugino o della nonna. Come faranno i servizi sociali ad accertare il vero proprietario della vettura?

Cosa canta?

Ultima bestialità in ordine di tempo: Zelensky si collegherà alla serata finale del festival di San Remo, molto seguito anche in Ticino. E non per cantare una canzone, ma per lanciare l’ennesimo videomessaggio. Il lavaggio del cervello si intensifica sempre più. L’obiettivo è chiaro: i politicanti vogliono cittadini completamente imbesuiti dalla propaganda con l’aspettativa che, in tale condizione di rintronamento, accetteranno ogni boiata.

Alle nostre latitudini, i politichetti triciclati pretendono addirittura di far credere al popolazzo che Berna potrebbe autorizzare la riesportazione di materiale bellico  all’Ucraina senza perdere gli ultimi scampoli di neutralità. O che lo stato di diritto si ripristini RUBANDO i soldi dei borsoni russi depositati in Svizzera. Ma costoro pensano che la gente sia scema? Tra un po’ ci verranno a raccontare che in Ucraina gli asini volano.

Lorenzo Quadri