La von der Divano calmi le proprie fregole espansioniste e prenda un pallottoliere

La presidenta della Commissione UE Ursula von der Divano (stesso livello del di lei predecessore Grappino Juncker, ma senza nemmeno la scusa dell’ubriachezza) è in fregola espansionista: adesso immagina di far entrare in quattro e quattr’otto l’Ucrainanell’UE.

La von der Divano, già deleteria ministra tedesca della Difesa (se la Germania si ritrova con un esercito da barzelletta una parte della responsabilità la porta lei), farebbe meglio ad evitare i voli pindarici.

Secondo costei, la domanda d’adesione di Kiev dovrebbe arrivare al Consiglio europeo in estate. “Chiedo di procedere prima possibile”, ha farneticato la Ursula. Frena, Ugo!

Per diventare un paese membro dell’UE non basta venire invasi da Putin. Servono altri requisiti. L’Ucraina non li aveva prima dell’invasione russa. Certamente non li ha dopo.

La santificazione

Da quando, purtroppo, è iniziata la guerra, i politicanti mainstreamed i giornalai di regime hanno sottoposto l’Ucraina ad un processo di santificazione che, in circostanze meno tragiche, sarebbe ridicolo.

Il paese, prima di venire invaso, non era virtuoso. Corruzione, uso politico della magistratura, gestione problematica del diritto interno: sono solo alcuni dei mali che affliggevano lo Stato. I funzionarietti di Bruxelles ora fingono di non vedere: proprio loro, che per molto meno starnazzavano isterici contro la Polonia, rea di aver stabilito che il diritto nazionale prevale su quello europeo, e le appioppavano multe di milioni di euro al giorno. Difficile essere più ipocriti di così.

Economia in caduta libera

Per non parlare dell’economia ucraina, già in netta decrescita in tempo di pace. Come si legge in un interessante  articolopubblicato sul portale insideover.com, il PIL ucraino è passato dai190 miliardi di dollari all’anno nel 2013 ai 155 del 2020: un calo di oltre il 22%.

La devastazione della guerra si è abbattuta su un’economia già fragile. Il che, tra l’altro, dà motivo di credere che i profughi ucraini alloggiati in Svizzera, dopo aver collaudato il benessere elvetico, non avranno poi così fretta (eufemismo) di rimpatriare.

Quanti miliardi

Lo sforzo economico per ricostruire l’Ucraina sarà immenso. L’UE – quindi i suoi Stati membri – dovrebbe pompare un numero stratosferico di miliardi. Basti pensare che la sopra citata Polonia, di dimensioni paragonabili all’Ucraina, ogni anno si cucca una dozzina di miliardi (!) di contributi comunitari, e senza essere stata devastata dalla guerra. Ben si comprende che l’interesse degli Stati appartenenti all’ex blocco sovietico per l’Unione europea non è ideale, bensì in primis monetario: si tratta di tettarci dentro a più non posso.

C’è quindi ragione di credere che, quando in Ucraina i cannoni taceranno – e si spera il prima possibile – si ridimensionerannoanche le scalmane espansioniste della von der Divano. I governanti degli Stati membri UE prenderanno in mano il pallottoliere e si accorgeranno che forse è meglio che l’Ucraina resti fuori dalla DisUnione europea.

Verrebbero subito a mungere

Se Kiev saltasse sul carrozzone di Bruxelles, i contributi che l’UE dovrebbe versarle sarebbero immensi. Ed evidentemente gli eurobalivi si affretterebbero a battere cassa presso gli svizzerotti, pretendendo ulteriori miliardi di coesione. Già vogliono che il pizzo da 1.3 miliardi diventi ricorrente.

Inutile dire che il governicchio federale calerebbe immediatamente le braghe ad altezza caviglia. Già ha rottamato la nostra neutralità in tempo di record per ubbidire ai suoi padroni di Bruxelles. Figuriamoci se si tratta “solo” di soldi del contribuente. I politichetti della partitocrazia eurolecchina si metterebbero subito a strillare all’imperativo di “mantenere buoni rapporti con l’UE” e quindi… mano ai soldi degli altri! Come se l’UE non avesse invece tutto l’interesse a rimanere in buoni termini con la Svizzera. La bilancia commerciale tra il nostro Paese e la DisUnione europea pende nettamente dalla parte di quest’ultima.

Inoltre, l’adesione dell’Ucraina all’UE implicherebbe l’estensione della devastante libera circolazione delle persone anche al nuovo Stato membro, con conseguenze che non vogliamo nemmeno immaginare.

I soldi servono a noi

Del resto, è facile prevedere che gli eurobalivi verranno comunque a battere cassa a Berna quando si tratterà di finanziare la ricostruzione dell’Ucraina. Ci aspettiamo che la politichettafederale abbia gli attributi per rispondere picche. I soldi dei cittadini svizzeri servono in Svizzera, dove la crisi economica ed occupazionale sarà ulteriormente aggravata dalle conseguenze della sciagurata rottamazione della nostra neutralità (effetto boomerang delle sanzioni). Ma naturalmente sappiamo già come andrà a finire…

Anche la Turchia?

Tanto per non farsi mancare niente, anche Erdogan ha rilanciato l’adesione della Turchia all’UE. Un paese retto da un despota islamista che va ad accularsi nell’Unione europea: questa è la migliore. Ma d’altronde, grazie alle cappellate del nostro governicchio federale, perfino un dittatore islamista è oggi un mediatore di pace più credibile della Svizzera FU neutrale, titolare della più antica democrazia del mondo. Per cui…

Lorenzo Quadri