Ma la PLR Ka-Ka-eS ancora ci propina la fola dello statuto S “orientato al rimpatrio”

Il governicchio federale, in primis la ministra di giustizia PLR Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), ha deciso di prolungare ad oltranza lo statuto S per i rifugiati ucraini, con i privilegi che esso comporta. Privilegi che ovviamente vengono finanziati con i soldi del contribuente.

Anche in questa circostanza (come se potessero esserci dei dubbi…) la Confederella si è adeguata supinamente alle decisioni della fallita UE. Come accaduto con le sanzioni contro la Russia. Giù le braghe! Avanti con la “ripresa automatica” dei Diktat di Bruxelles!

Lo statuto S concesso agli ucraini comporta dei privilegi nei confronti degli altri profughi, ma addirittura – e questo è davvero il colmo – nei confronti degli svizzeri. I titolari dello statuto S ricevono aiuti pubblici sulla parola. Anche se sono milionari. Basta che affermino di essere in difficoltà, e lo Stato scuce. Ma come è facile mungere gli svizzerotti! 

Stride in particolare il cosiddetto privilegio delle auto di lusso (ovvero: si versano sussidi sociali anche ai proprietari di un SUV Maserati). Di recente la Conferenza dei direttori cantonali dell’azione sociale ha stabilito che le cose devono cambiare.  A partire da gennaio, prima di ricevere soldi pubblici, gli ucraini titolari di bolidi dovranno venderli ed usare il ricavato per mantenersi. Del resto, dai ticinesi si pretende la stessa cosa. 

Tra parentesi: chi paga le imposte di circolazione (per restare su un tema attuale…) ed i costi assicurativi delle auto ucraine? 

Attendiamo le cifre

Vedremo se la decisione di porre fine al “privilegio dell’auto” avrà davvero effetto. C’è il sospetto che essa risulti facile da aggirare. Ad esempio: gli uffici cantonali sono in grado di accertare chi sia il proprietario di una vettura targata UA? Di sicuro no. Quindi, basta che l’ucraino dichiari che il veicolo è di proprietà del padre, della sorella, del cugino, della nonna, del gatto,…  e l’obbligo di vendita diventa inattuabile.

Quindi aspettiamo con ansia di sapere quanti beneficiari di aiuti sociali venderanno il macchinone oppure – in alternativa – rinunceranno agli aiuti! E’ evidente che ci aspettiamo la pubblicazione di dati esaustivi al proposito; con tanto di indicazioni in soldoni. Se – come c’è da temere – non ci saranno cambiamenti di rilievo, sarà la conferma che in troppi ci “tettano dentro” alla grande. Ovvero, che ci sono degli abusi. E chi li paga? La Ka-Ka-eS? Il PLR? I membri del governicchio federale? Oppure il solito sfigato contribuente? E poi qualche politicante ha ancora il coraggio di piangere miseria per le casse pubbliche vuote, paventando addirittura aggravi fiscali? Qui qualcuno dev’essere caduto dal seggiolone da piccolo.

“Perplessità e critiche”

Dalla stampa d’Oltralpe apprendiamo che gli ucraini avrebbero espresso “perplessità e critiche” in relazione alla fine del privilegio dell’auto. Ah ecco. Non contenti di essere alloggiati e mantenuti, lorsignori pretendono addirittura di venire privilegiati rispetto ai cittadini svizzeri. E’ chiaro che se le nostre regole non gli stanno bene, possono sempre tornare in Ucraina. Oppure trasferirsi in un qualsiasi paese della fallita UE. Una giovane, intervistata da “20 Minuten”, ha perfino avuto la faccia di tolla di dichiarare che, se sarà costretta a vendere l’auto, rientrerà in Ucraina. Che si accomodi! Ma questa gente è qui per necessità o per comodità?

Credere a Babbo Natale

Ritenendo che il popolazzo sia scemo, la PLR Ka-Ka-eS continua a propinarci il mantra dello statuto S “orientato al rimpatrio”. Come no! I beneficiari di questo statuto ricevono:

  • aiuti sociali “sulla parola” anche se sono milionari,
  • alloggio pagato,
  • copertura sanitaria (e in quest’ambito gli abusi, grazie anche a medici compiacenti, abbondano; intanto a noi aumentano i premi di cassa malati del 10%), 
  • corsi di lingue gratuiti,
  • libertà di andare all’estero,
  • possibilità di ricongiungimenti familiari, 
  • eccetera eccetera. 

In Ucraina (stato: gennaio 2022) il salario minimo è di 1.21 euro all’ora, ovvero attorno ai 200 euro al MESE. Qualcuno si aspetta davvero che, “quando la situazione si sarà stabilizzata” (il che non significa a guerra finita: potrebbe anche essere parecchio dopo) i profughi ucraini si affretteranno a rientrare in patria? Dopo aver vissuto in Svizzera, magari per anni, nella pacchia del permesso S? Significa credere a Babbo Natale. 

Non solo resteranno tutti qui, ma si faranno raggiungere dal parentado. In Ucraina ci torneranno per trascorrere le vacanze. Magari finanziate da noi. E va da sé che la Confederella non espellerà nessuno, invocando “motivi umanitari”.

Lorenzo Quadri