Gli accordi bilaterali impediscono l’adeguamento degli assegni familiari

Gli assegni famigliari a beneficio di residenti all’estero pongono un evidente problema. Nel caso del Ticino, eclatante è la situazione dei 76mila frontalieri. Essi infatti incassano gli assegni familiari come i ticinesi. Con però una differenza sostanziale: i loro figli non vivono qui, con costi della vita svizzeri. Vivono, con i genitori, del Belpaese. Con un costo della vita chiaramente inferiore (si pensi solo alla cassa malati). Già i frontalieri si fanno gli attributi di platino grazie al franco forte: per loro il vantaggio sul cambio equivale ad un aumento in busta paga. La “cresta” sugli assegni familiari va davvero un po’ tanto in là. Essa non è comunque una prerogativa dei permessi G. Vale per tutte le persone che lavorano in Svizzera, ma i cui figli vivono all’estero – e quindi costano meno ai genitori.

Come risolvere la questione? Elementare, Watson: basta adattare (ridurre) gli assegni familiari se la prole risiede al di fuori della Confederella. Ed infatti un atto parlamentare con questa richiesta era pendente presso il parlatoio nazionale. Cosa è successo? I politicanti hanno “scoperto” che, se l’adeguamento è possibile in caso di paesi extra UE, quando invece si tratta di stati comunitari la musica cambia. Infatti i soldatini triciclati ci vengono a raccontare che un adeguamento degli assegni sarebbe contrario alla devastante libera circolazione e quindi… sa po’ mia!

E allora continuiamo con i favoritismi a vantaggio di chi guadagna qui ma tiene famiglia all’estero? Sappiamo che c’è una stortura, ma rinunciamo a correggerla per non infastidire i balivi di Bruxelles? Purtroppo, la risposta ad entrambe le domande è SI’. Ed infatti la partitocrazia compatta venerdì mattina in Consiglio nazionale ha pensato bene di stralciare dai ruoli l’atto parlamentare che chiedeva di adeguare al costo della vita localegli assegni familiari di chi la famiglia ce l’ha in un altro Paese. In ballo ci sono, oltre ad un evidente concetto di equità, anche una paccata di milioni ogni anno. Ma per il Triciclo eurolecchino tutto questo non conta. La priorità è sempre la stessa: giù le braghe davanti alla fallita UE!

Lorenzo Quadri