Gli eurobalivi continuano a prenderci per i fondelli. Ma a Berna non se ne accorgono

 

Per l’equivalenza della borsa le soluzioni si trovano. Ma se caliamo le braghe sulla nostra sovranità, non ci sarà ritorno

Proseguono i giochetti di Bruxelles sull’equivalenza della borsa svizzera, che gli eurobalivi intendono riconoscere solo fino a fine anno. Adesso spunta la proroga di sei mesi (che peraltro è solo un’ipotesi sul tavolo, non una decisione). Questi eurofalliti pensano di ricattarci con l’equivalenza della borsa, che però si dimostra sempre più un petardo bagnato visto che le alternative esistono eccome. E poi questi funzionarietti, che ci ricattano, hanno ancora il coraggio di parlare dello sconcio accordo quadro istituzionale come di un “accordo di amicizia” (citazione dal presidente della Commissione UE, il “diversamente sobrio” “Grappino” Juncker)? L’amicizia è tutt’altra cosa ed i camerieri bernesi di Bruxelles faranno bene a scendere dal pero che è ora!

Petardo bagnato

Pur consapevoli che usare a scopi ricattatori l’equivalenza della borsa è un petardo bagnato, gli eurobalivi insistono. Gli svizzerotti sono abituati a calare le braghe, sicché… avanti!

Oltretutto costoro, con la boria che li contraddistingue, pensano ancora di fare i grandi offrendo (?) la proroga di 6 mesi dell’equivalenza della borsa svizzera. Di fatto un’elemosina.

 Una schifezza

Questi ricatti grandi e piccoli mirano a farci concludere lo sconcio accordo quadro istituzionale, quello che il Consiglio federale ha mandato in consultazione, non avendo gli attributi per dire di no. Perché, come scritto la scorsa settimana, il trattato giunto sul tavolo del Consiglio federale è una sconcezza: se ne è accorto perfino il presidente uscente della Confederella, kompagno Alain Berset, che infatti venerdì ha dichiarato che “sarà difficile far accettare l’accordo quadro”.

Ed infatti le linee rosse, cosiddette invalicabili, sono state miseramente calpestate senza remora alcuna. L’accordo prevede la rottamazione delle misure accompagnatorie alla devastante libera circolazione delle persone e l’applicazione in Svizzera della direttiva UE sulla cittadinanza (ovvero: immigrati comunitari all’assalto del nostro Stato sociale; ed inoltre impossibilità di espellere i delinquenti stranieri se questi sono cittadini UE). Il trattato è un’oscenità, però l’ex partitone, in evidente stato confusionale (troppi aperitivi pre-natalizi?) ha avuto  il coraggio di parlare di un “successo” del suo ministro degli esteri (ex) doppiopassaporto KrankenCassis. Se questo è un successo, figuriamoci i flop!

 L’interesse di chi?

E’ evidente che un simile accordo ciofeca non è nell’interesse della Svizzera. L’insistenza con cui gli eurobalivi pretendono di imporcelo, a suon di ricatti, ben dimostra a che interessi risponde: a quelli della fallita UE. Sicuramente non ai nostri.

E mentre a Bruxelles va in scena il desolante teatrino dei ricatti e delle elemosine, alti papaveri PPDog e liblab vengono a raccontarci la fetecchiata epocale che dovremmo regalare 1.3 miliardi alla fallita UE “per oliare”.

Che vadano affan…

Una cosa è certa: gli eurobalivi ed i loro ricattini possono andare affandidietro. Per la questione dell’equivalenza della borsa, troveremo senz’altro delle soluzioni. Ma, se caliamo le braghe sulla nostra sovranità, non ci sarà ritorno.

Su un piatto della bilancia ci sono accordi economici vantaggiosi per pochi danarosi esponenti della casta (Economiesuisse e compagnia cantante). Sull’altro la nostra sovranità, la nostra indipendenza, i nostri diritti popolari. Col piffero che si sacrifica la Svizzera sull’altare del borsello rigonfio di pochi!

Lorenzo Quadri