La Gran Bretagna sa per aderire al CPTPP: anche a noi si devono rizzare le antenne

La fallita UE, forte con i deboli e debolissima con i forti, continua a ricattarci.

Come noto il balivo incaricato del dossier Svizzera è lo slovacco Maros Sefcovic(Maros chi?). Costui, formatosi alla scuola del comunismo sovietico (sic!), pretende di adottarne i sistemi nei rapporti con la Confederella. Ma col fischio che glielo lasciamo fare! Oltretutto, l’A-Maros ha ribadito che gli eurocrati vogliono imporci la ripresa dinamica, ossia automatica, del diritto UE; i giudici stranieri; il versamento regolare di contributi di coesione (pizzi) miliardari. In altre parole: la riesumazione dello sconcio accordo quadro istituzionale! Ed il comunista Sefcovic immagina perfino di dettarci le tempistiche. Qui qualcuno non ha capito da che parte il sole ed è ora di farglielo capire chiaramente.

Balivi improponibili

Anche perché l’UE – ed in particolare i paesi che al suo interno contano, ovvero quelli a noi confinanti – hanno bisogno di buoni rapporti con la Svizzera; e con i singoli Stati gli accordi si trovano. Con i balivi di Bruxelles no, anche perché la missione (?) di costoro è di togliere sempre più potere ai paesi membri per trasferirli ad eurocrati non eletti da nessuno (e che nessuno eleggerebbe). Quanti voti raccoglierebbe una Ursula von der Divano in un’elezione popolare? Ma nemmeno quelli dei suoi parenti stretti!

Cercare altrove

Visto che i balivi di Bruxelles ci ricattano, ci discriminano, pretendono di comandare in casa nostra e di farci invadere dai loro migranti, i partner commerciali dobbiamo cercarli altrove. Il governicchio federale giustifica le proprie calate di braghe compulsive davanti a Bruxelles con la storiella che due terzi degli scambi commerciali della Svizzera avverrebbe con l’UE. E allora questa situazione deve cambiare. Ridurre la nostra dipendenza dalla DisUnione europea significa anche ridurre la nostra ricattabilità. Occorre quindi sottoscrivere trattati con altri partner commerciali, che siano rispettosi della nostra sovranità. Il mondo ne è pieno.

Il partenariato transpacifico

Un accordo internazionale che deve suscitare il nostro interesse è il CPTPP, ovvero l’accordo globale e progressivo per il partenariato transpacifico.

Gli undici paesi contraenti – AustraliaBruneiCanadaCileGiapponeMalesiaMessicoNuova ZelandaPerùSingapore e Vietnam rappresentano il 13,4% del prodotto interno lordo globale, con circa  13,5 trilioni di dollari. Il CPTPP è, di conseguenza, una delle più grandi aree di libero scambio del mondo, assieme all’accordo Stati Uniti-Messico-Canada ed al mercato unico europeo.

Dopo la Brexit, la Gran Bretagna ha manifestato il proprio interesse ad aderire al trattato. E – questa è la novità degli scorsi giorni – l’ingresso britannico è oraimminente. Stranamente, la stampa di regime ha imboscato la notizia. Chiaro: ai megafoni del pensiero unico eurolecchino e sovranofobo non sta bene che si parli dell’accordo transpacifico. Tramite lavaggio del cervello, i pennivendoli vorrebbero far credere al popolazzo che non esista nulla al di fuori dell’UE. Ma la realtà è un’altra.

La Lega si è già attivata

Se la Gran Bretagna post-Brexit, poco sospetta di voler rinunciare alla sovranità faticosamente riconquistata, sta per aderire al CPTPP, anche a noi si devono rizzare le antenne. Ed infatti la Lega ha portato il tema a Berna già lo scorso anno.

Bisogna poi considerare anche un altro fattore: se, come c’è da attendersi, al CPTPP aderiscono sempre più paesi che sono nel contempo nostri partner commerciali (vedi appunto la Gran Bretagna, o gli USA) la Svizzera restandone estranea potrebbe risultare penalizzata. Inoltre, il CPTPP è concepito come una piattaforma aperta. Qualunque stato può aderirvi, purché gli altri contraenti siano d’accordo. Più contraenti ci sono, più consensi bisogna ottenere e dunque, se si è interessati ad aderire, è meglio non attendere troppo.

L’obiettivo

Il governicchio federale nella sua presa di posizione sulla richiesta leghista non nasconde l’importanza del CPTPP e l’interesse che potrebbe rivestire per la Svizzera. Ci sarebbero tuttavia delle criticità, in particolare legate al settore agricolo. In quest’ambito il CPTPP presenterebbe infatti un “livello di liberalizzazione molto esteso” difficilmente conciliabile con le regole in vigore nel nostro paese.

Le competenze per disquisire su una simile questione non le abbiamo.  

Fa piacere, naturalmente, che il Consiglio federale si preoccupi dell’agricoltura. Essa sta parecchio a cuore anche a noi: non a caso il Mattino pubblica ogni mese una pagina curata da Agriticino. Peccato che i camerieri bernesi dell’UE se ne impipino invece della neutralità – vedi la squinternata candidatura svizzera al Consiglio di sicurezza del BidONU così come pure della sovranità. Gli sgovernanti federali sono stati ad un passo dal sottoscrivere lo sconcio accordo quadro istituzionale, che ci avrebbe trasformati in una colonia dell’UE. Hanno rinunciato non certo per convinzione, ma solo per PAURA di venire asfaltati in votazione popolare. Però adesso ci raccontano che la questione della liberalizzazione del mercato agricolo sarebbe un ostacolo insormontabile? Siamo seri.

Evidentemente qui qualcuno non ha in chiaro quale deve essere l’obiettivo della politica estera della Svizzera, che è anche politica interna. Ovvero allontanarsi dalla fallita, disonesta ed arrogante UE ed avvicinarsi ad altre realtà, per poi disdire la libera circolazione delle persone! Swissexit!

Lorenzo Quadri